«Far sentire la
propria voce, per prendere in mano il proprio futuro». Questa la convinzione
di Tharim, un giovane marocchino, giunto a Roma per la manifestazione
assieme ad un gruppo di amici e connazionali. Tharim ha 24 anni, da due è in
Italia ed altrettanti ne ha già trascorsi in Francia dove si è specializzato
in campo informatico. Ha abbandonato il suo paese giovanissimo in cerca di
fortuna ma in Italia non l'ha trovata. Lavora, senza contratto, in una
fabbrica veneziana che produce plastica e per sbarcare il lunario fa i salti
mortali. «Una vita faticosa, nell'ombra, guadagnando mille euro, appena il
necessario per arrivare a fine mese». Un quarto se li prende chi gli affitta
una stanza, un altra porzione se ne va per le spese di trasporto. In un
impeto dice: «In molti ci trattano come ignoranti ma non sanno che siamo
preparati, alcuni di noi sono laureati. Siamo costretti ad accettare
qualsiasi lavoro, anche il più indecoroso, solo per necessità». Consapevole
e determinato il suo connazionale, Samad El Ghanami Abdessamad, 32enne,
responsabile immigrazione della Cgil Venezia: «Siamo andati al nord in cerca
di lavoro e l'abbiamo trovato, ma per molti le condizioni di vita restano di
completa indigenza. Siamo scesi in piazza non per parlare di pensioni, visto
che non ne avremo mai una, ma per opporci alla finanziaria, quella sì che
riguarda anche noi. Speriamo che cada al più presto il governo e che ne
venga uno che si prenda la briga di prestare attenzione ai migranti». E
conclude: «C'è stato un unico piccolo spiraglio. La proposta di Fini
(peraltro discutibile) sull'estensione del voto ai migranti, non ce
l'aspettavamo proprio. Ma ora vogliamo i fatti».
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