Prese di mira località balneari italiane e estere. Chi resta in città fa i conti con il caldo
Esodo estivo, riparte il tormentone:
10 milioni in viaggio nonostante i rincari
 
 
«Con le pinne, il fucile e gli occhiali», dieci milioni in coda lungo le autostrade. Ricomincia così il tormentone annuale dell'esodo per le vacanze, che registra già incolonnamenti da record.

Partenze intelligenti, sì. Partenze intelligenti, no, un milione di italiani in più rispetto all'anno passato sta intasando le arterie della nostra Penisola. Il risultato, file di ore lungo la Salerno-Reggio Calabria, sulla statale Sorrentina, in Costiera e su tutta la Riviera Adriatica. Solo in Piemonte si circola tranquillamente. «Niente code - fanno sapere dalla polizia stradale - neppure verso il mar Ligure, le montagne valdostane e i laghi». Anche se «un maggiore movimento è previsto per i giorni prossimi». E come di consueto tg nazionali, regionali e locali ne fanno il caso dell'ultim'ora, mentre sbucano ogni dove "vademecum" del buon viaggiatore. Si salvi chi può.

Ma c'è anche chi le vacanze le ha terminate. Già sei milioni di italiani. E secondo i dati diffusi da Telefono Blu, all'indomani del secondo esodo di inizio estate, sono più di 2000 le segnalazioni di vacanze rovinate. Ma i sopravvissuti all'esodo di fine giugno e già posizionati nei luoghi di vacanza, di cosa si lamentano? Nel 40% dei casi denunciano soggiorni resi invivibili dalle organizzazioni di viaggio, mentre il 25% racconta problemi legati alla ricettività alberghiera e disagi dovuti all'inquinamento (mare, spiagge e rumore). Altro che luoghi ameni! Sono comunque 7-8 milioni i vacanzieri intenzionati a rimanersene "in panciolle", anche se sono la metà dei 13 milioni previsti. Tra le mete più ambite la spuntano le località di mare, con un buon 70% di preferenze, mentre il fresco di monti e colline è scelto solo da un 15% dei viaggiatori. Prese d'assalto Sardegna, Versilia e le isole, ma anche gli agriturismo registrano buone presenze. Rispetto agli anni passati, però, la categoria dei "last minute" è messa in scacco dai "weekendisti" che, a detta degli esperti, sembrano in aumento (25% in più).

Da qualche tempo poi, a tentare i cittadini, anche i più parsimoniosi, sono spuntati i cosiddetti "finanziamenti per le vacanze" che, al grido: «regalati un sogno», garantiscono il contante necessario a godersi un pò di meritato riposo. In contropartita, mesi di rate che aspettano i vacanzieri al loro ritorno. Prestiti ad hoc per casalinghe, lavoratori dipendenti, autonomi o pensionati. E gli stessi spostamenti diventano sempre più costosi, tanto più che - secondo l'Osservatorio di Milano - chi si mette in movimento lo fa con la propria auto (65%). Dall'inizio del mese, infatti, è scattato l'adeguamento del pedaggio autostradale (2,6 % in più) che - dichiara la Società Autostrade - «rimane tra i più bassi d'Europa». Critica l'Adiconsum che l'accusa di occupare una posizione dominate nel settore e minaccia di rivolgersi all'Antitrust. Per non parlare poi del caro benzina che sta registrando ora gli aumenti del petrolio di maggio. Dall'inizio del 2004 il prezzo dei carburanti è aumentato del 12%. Contemporaneamente sono stati innalzati i limiti di velocità, 150 Km/h su alcuni tratti autostradali. «In Italia - dicono dall'Asaps - il problema è arrivare, non arrivare prima. E l'aumento della velocità è pericolosa e inutile». Chi resta in città dovrà fare i conti con il caldo e con l'ansia da patentino per lo scooter. Chi viene trovato sprovvisto, corre il pericolo della "rivalsa". Ai genitori l'obbligo di pagare i danni provocati a cose e persone dai loro baby-centauri, privi di permesso di circolazione.

Giada Valdannini 

 

Torino, la direzione dell'ospedale Molinette taglia gli stipendi a trentacinque sanitari
Medici puniti per non aver ridotto le spese
 
 
Punizione esemplare per i camici bianchi dell'ospedale torinese Molinette. Il più grande polo ospedaliero del Piemonte, con 500 milioni di fatturato e 5mila dipendenti, mille dei quali dottori. A pagarne le spese sono stati 35 primari e duecento medici che hanno subito un drastico taglio degli stipendi. Il motivo - fanno sapere dalla direzione ospedaliera - è «il mancato raggiungimento degli obiettivi». Ovvero: «dovevano ridurre le degenze e risparmiare su spese per farmaci e ricoveri», ma non l'hanno fatto. E in busta paga si sono ritrovati tagli pari al 5% per coloro che hanno mancato un obiettivo, 10 per 2 e 20 per 4. Un vespaio di polemiche ha accolto l'iniziativa promossa dal direttore generale, Giovanni Monchiero, che ha reagito dicendo: «Il ministero della Salute ha collocato il nostro ospedale al primo posto per la complessità degli interventi trattati. Ma siamo anche in vetta alla classifica degli ospedali più costosi». E ha aggiunto: «Ecco perché ho deciso di stimolare i medici. Tanto più che una volta gli obiettivi erano assegnati senza alcun controllo, ma ora è giunto il momento di verificare l'attività dei sanitari dipendenti dall'azienda». C'è però chi ha rinunciato alle polemiche. «I controlli sono sacrosanti ma vanno fatti meglio», ha detto Giancarlo Isaia, professore associato di medicina delle malattie dell'osso, che ha concluso dicendo: «Gli obiettivi ci sono stati comunicati a metà anno. Come era possibile raggiungerli tutti?». Il provvedimento ha colpito la maggior parte dei dottori mentre il resto del personale ne è rimasto fuori. A cadere in errore sono stati anche illustri medici torinesi, come il preside di Medicina, Giuseppe Piccoli, i chirurghi Morino, padre e figlio e il chirurgo oncologo Antonio Mussa. Ma il più colpito è stato senza dubbio Giovanni Bocchiotti che, per aver mancato ben 4 obiettivi, si è aggiudicato lo spiacevole primato.