E' tempo di vacanze, ma per i migranti in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno non c'è sollievo. Nonostante una recente circolare del ministro
 
 
E' tempo di vacanze, ma per i migranti in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno non c'è sollievo. Nonostante una recente circolare del ministro Pisanu li autorizzi a trascorrere le ferie nella propria terra, per loro non si preannunciano tempi migliori.

A sentire il ministro, basta avere il "cedolino" sostitutivo del rinnovo per poter oltrepassare la frontiera, ma dalle questure frenano ogni entusiasmo, visto anche che la concessione è relativa ai soli mesi di luglio e agosto. «Più facile a dirsi che a farsi». E a sottolinearlo è la polizia: «L'iniziativa è davvero lodevole ma forse Pisanu ignora le condizioni in cui versano le strutture e i nostri organici. Già solo a Roma abbiamo 12 mesi di ritardo sui rinnovi, e chi viene a chiedere oggi l'ok per uscire dall'Italia rischia di portare a termine la pratica per i primi di ottobre». Quindi oltre il tempo limite. E a Roma i commissariati sono già in tilt. Tanto più che recentemente la questura ha deciso di spostare l'ufficio immigrazione nell'estrema periferia della città, dall'altro capo della città rispetto alla centralissima via Genova dov'era originariamente collocato.

Tra polemiche e mobilitazioni, i neoeletti consiglieri aggiunti, Ionut Gabriel Rusu, Irma Tobias Perez, Santos Taboada Zapata e Aziz Darif, sono riusciti comunque a spuntarla. Scongiurando di fatto, almeno temporaneamente, la definitiva collocazione dell'ufficio in via Teofilo Patini, a Tor Sapienza. Ma domani si tornerà a discutere, e molti temono per i disagi causati dalla collocazione della nuova sede. Tanto più che un solo autobus, il 774, collega la zona con la metropolitana. «E che - dice il consigliere rumeno Gabriel Jonut Rusu - una volta lì non c'è neppure una tabaccheria dove poter comprare le marche da bollo».

Anche la stessa polizia lamenta i difetti della nuova struttura, dicendo: «E' un'autentica cattedrale nel deserto, sprovvista persino delle attrezzature utili a trattare le pratiche in tempi rapidi». Il tutto, a scapito dei migranti, costretti a file interminabili che si concludono spesso con un nulla di fatto, e la frase: «Per oggi è scaduto il tempo, tornate domani». E così, di giorno in giorno, la storia si ripete: il 774 preso d'assalto, la calca nel vagone, la fila davanti ai cancelli, qualche spinta e poi la corsa agli sportelli, con la speranza remota di riuscire a terminare la pratica.

Giada Valdannini