E' polemica sulla proposta forzista di una tassa sull'interruzione di gravidanza

Aborto, Sirchia «fa il talebano».

Ma i Radicali trattano l'intesa

 

 

Se si è trattato di «una boutade ferragostana» - come ha tentato di sdrammatizzare la ministra forzista Prestigiacomo - solo in pochi ne hanno colto l'ironia. Ciò che è certo è che il ministro della Sanità Sirchia, avallando la proposta del senatore forzista Gentile di istituire una "tassa sull'aborto", ha accelerato il percorso per scardinare i diritti acquisiti con la legge 194 in materia di interruzione di gravidanza. La mezza frenata di ieri sera («occorre ripensare la sua applicazione non la legge») non ha ridotto l'impatto delle sue dichiarazioni di domenica: «Rivedere una legge a distanza di tempo, sia per valutarne gli aspetti positivi che negativi, è comunque auspicabile». Insomma, danno chiama danno e, se l'opera intrapresa dal centrodestra con la legge sulla fecondazione assistita non ha sortito sufficienti nefandezze, i forzisti tornano alla carica con l'ennesima minaccia alla libertà delle donne.

Ma persino nella Casa delle Libertà c'è qualche donna e qualche vecchio "liberale" che non ce la fa a buttare giù il rospo di Gentile. «Questa idea del ticket - dice Stefania Prestigiacomo, ministro per le pari opportunità (Fi), non foss'altro che per ragioni di ufficio - è semplicemente improponibile, una sciocchezza». Antonio Pennino, anch'egli forzista, si augura che «si sia trattato di un colpo di sole». E fa autocritica per la maggioranza cui appartiene: «Dopo la prova di ottusità data col rifiuto a ogni correzione della legge 40 ci troviamo di fronte a un'altra proposta che muove nella direzione contraria a ogni concezione liberale della vita e del diritto».

Persino nella Lega c'è qualcuno, Rossana Boldi, capogruppo in commissione sanità del Senato, che osa affermare: «Non sono assolutamente d'accordo», anche se per ragioni, diciamo così, di etica amministrativa: non si può dare all'aborto «un'implicazione economica per le casse della sanità».

Compatte le opposizioni contro la subdola proposta di Gentile e soprattutto contro la sua ratifica ministeriale da parte di Sirchia. Per Elettra Deiana (Prc) «siamo di fronte all'ultimo frutto avvelenato di una lunga e insidiosa campagna contro la legge 194, che si è snodata nel tempo utlizzando argomenti polemici, espedienti retorici in tema di famiglia e ricatti morali contro le donne». Per Barbara Pollastrini dei Ds «siamo alla barbarie. Questo è il clima di tutte le destre del mondo che, a partire da George Bush, sono all'attacco della libertà femminile». L'ex-ministro Livia Turco sottolinea in particolare l'irresponsabilità di Sirchia: «E' gravissimo che un ministro corra dietro ad un'idea come quella del ticket. Il suo compito dovrebbe essere quello di salvaguardare una legge che funziona e semmai di farla funzionare meglio». Al coro di dissensi si uniscono anche i Verdi. La proposta-Gentile, per Paolo Cento, è «un atto irresponsabile che rischia di far precipitare il Paese nell'aborto clandestino».

Anche i radicali poi sono entrati nel vivo della polemica con dichiarazioni al vetriolo. «Non dubitavo del fatto che il mullah Sirchia avrebbe gradito la proposta di ticket sull'aborto», commenta il segretario Daniele Capezzone, che poi non esita a definire Sirchia anche «un talebano».

Contemporaneamente, però, i radicali sono impegnati in questi giorni in una manovra di avvicinamento proprio alla Casa delle Libertà e al governo di centrodestra. Si profilano accordi che potrebbero vederli in un futuro prossimo condividere col governo - come auspica Maurizio Gasparri di An - «scelte di politica economica, federalismo, presidenzialismo, giustizia e politica internazionale». A lavorarci alacremente, insieme a Pannella, sono i liberal-azzurri Raffaele Costa, Alfredo Biondi ed Egidio Sterpa. Per loro non c'è dubbio: Berlusconi deve «allargare il perimetro dei consensi della Casa della Libertà», dandone una copia delle chiavi anche ai radicali. Che di questo, per altro, sembrano essere piuttosto fieri: «Ringrazio - dice il segretario Daniele Capezzone - Costa e Biondi per aver fatto aperture serie. Loro parlano davvero in modo consistente di politica». Sottintendendo che non altrettanto facciano i Berlusconi, i Sirchia e i Gentile. E ora ai radicali l'oneroso compito: rispondere delle loro "prove di intesa" con chi continua a speculare sul corpo delle donne.

Giada Valdannini