Barroso, Europa un po' più a destra
 
Commissione, l'ex premier portoghese eletto presidente con i voti della Margherita
«Sarò a capo di un parlamento forte». Con questo convincimento Josè Manuel Barroso ha accolto la guida della Commissione europea. Succederà all'uscente Romano Prodi il primo novembre prossimo, forte di 413 consensi su 711 eurodeputati votanti. «Oggi - ha detto nel discorso di investitura - tutti i portoghesi potranno sentirsi orgogliosi. Sono onorato di diventare servitore dell'Europa come presidente della Commissione». L'elezione di Barroso non è certo una buona notizia per i verdi, la Sinistra europea e gran parte dei socialisti che hanno duramente attaccato il neopresidente, soprattutto per «non aver riconosciuto l'errore della guerra in Iraq», come ha detto Daniel Cohn Bendit, presidente del gruppo dei Verdi a Strasburgo. I Verdi, assieme alla Sinistra europea e a parte dei socialisti, hanno infatti detto no alla nomina dell'ex premier conservatore.

Attraverso il tradizionale sistema delle schede cartacee sono stati invece molti a dare la preferenza a Barroso. Già prima della votazione era chiaro che il leader portoghese avrebbe potuto contare sul consenso di popolari, liberali, democratici di Watson e, addirittura, di esponenti della Margherita e prodiani. E così è stato.

Si sono aggiunti poi i sì dei socialisti portoghesi che hanno di fatto lasciato prevalere lo spirito nazionale sulle divergenze politiche, e quelli dei laburisti britannici. Sulla stessa lunghezza d'onda, molti socialisti spagnoli, che pur di non danneggiare il compatriota Solana nella corsa per il ministero degli Esteri Ue, hanno optato per il candidato portoghese.

Ai parlamentari che non l'hanno sostenuto, Barroso, nel tentativo di dare di sè un'immagine moderata, ha riservato parole concilianti: «Costruiremo - ha detto - delle passerelle per mettere insieme una coalizione dinamica. Lavorerò affichè si instauri una complicità positiva, pur nel rispetto delle differenze». E a chi polemizza sulla creazione di «una commissione forte» risponde: «E' l'Europa ad averne bisogno. Io mi batterò affiché questo avvenga». Poi aggiunge: «Non servirà a fare la guerra al consiglio (che rappresenta i governi, ndr)». Ma non è tutto.

Nel suo discorso di presentazione ha fatto riferimento alla busheriana "Coalition of the willing", confermando sostanzialmente il suo appoggio alla guerra in Iraq. Ma poi, per addolcire la pillola, ha puntato sulla salvaguardia dei diritti umani: «Ovunque siano violati - assicura - sarò pronto a difenderli». Quindi, prevedibile come il susseguirsi delle stagioni, è arrivato il discorso sulle "pari opportunità": «Voglio - dice - otto donne nel mio esecutivo», respingendo perentoriamente le indiscrezioni su possibili supercommissari con poteri speciali. «Anzi - ha sottolineato - pur non avendo ancora pensato alla struttura della mia squadra, so per certo che non esisteranno commissari di serie A e di serie B». «I supercommissari - ha aggiunto - saranno tutti e 25». Alle voci che vedrebbero Buttiglione quale commissario italiano all'eurogoverno, ha risposto: «Il nostro è stato solo un incontro informale. Giusto per un saluto. Non abbiamo parlato della nuova squadra».

Estremamente critico è il commento dei socialisti europei che nel dire "no" all'ex presidente del partito socialdemocratico (collocato a destra), hanno sottolineato: «Da Barroso abbiamo avuto risposte negative a tutti i punti per noi essenziali. Ha mantenuto una posizione intransigente anche sull'Iraq e per questo non ci siamo sentiamo di dargli la nostra fiducia». Alle parole di Martin Schulz, presidente del Pse al parlamento di Strasburgo, si uniscono anche le dichiarazioni di Roberto Musacchio (Capogruppo Prc al parlamento europeo): «Non abbiamo votato l'ex primo ministro portoghese perché critichiamo radicalmente la guerra e le politiche liberiste, mentre sosteniamo la necessità di una svolta per l'Europa che tragga alimento da quei movimenti che chiedono il ripudio delle guerre, politiche sociali e democrazia. Francamente - ha concluso Musacchio - tutte cose che il candidato Barroso non rappresenta». E intanto si attende il 23 agosto per la presentazione dei 25 commissari, ma già la settimana prossima si procederà alla ripartizione dei portafogli. Nel frattempo c'è attesa per la "sfida" lanciata dal conservatore: «Ratificare a breve il trattato costituzionale».

Giada Valdannini