Una donna nordafricana è annegata, di altri 32 passeggeri non c'è più traccia. Solo in sei sono riusciti a salvarsi
Canarie, migranti dispersi in mare
 
 
Affonda un'altra carretta del mare, stavolta a poche miglia da Fuerteventura, nell'arcipelago delle Canarie. Una donna ha perso la vita, mentre del resto dei suoi 36 compagni non si sa più nulla. Inghiottiti dall'oceano. «Solo in sei sono riusciti a salvarsi», dichiara la guardia civile locale ma proseguono incessanti le ricerche. A interrompere il loro viaggio, nel più tragico dei modi, il mare mosso che ha ribaltato il cargo lasciando scivolare i nordafricani in acqua. I passeggeri sembra provenissero dalle coste del Sahara occidentale, ma a Fuerteventura non sono mai giunti. Nelle stesse ore in cui la guardia costiera ripescava il corpo della donna dalle acque, la polizia ha intercettato altre due imbarcazioni con a bordo 73 persone. Tratte in salvo, sono state condotte a riva.

Ogni anno migliaia di uomini mettono il futuro nelle mani del destino, tentando di raggiungere la Spagna o le Canarie tramite lo stretto di Gibilterra. Ma nel farlo, si affidano a barche fragili e sovraffollate che li traghettano dritti verso la morte. Così per le 4mila persone che nell'arco di questi ultimi dieci anni hanno perso la vita nelle acque spagnole e per i 45 migranti annegati, a largo di Fuerteventura. Seconda per grandezza tra le isole Canarie e scelta da flotte di turisti pronti a soggiornarvi.

Ben altra è la storia dei migranti. Quella di ieri purtroppo è la replica di vicende che si ripetono ogni giorno, come quella dei 14 maghrebini che persero la vita il 17 aprile scorso o dei 10 marocchini ripescati senza vita nell'agosto 2003. Per non parlare dei 17 esuli trovati annegati ai primi di dicembre.

Ma per coloro che scampano alla furia del mare, si presenta subito la minaccia del rimpatriatio, tanto più che la Spagna ha sottoscritto da tempo accordi bilaterali col Marocco per rispedire al mittente i cittadini d'oltre mare. Se ciò non avviene li attende la comunque la "detenzione" temporanea nei Cpt, come nel caso dei 260 migranti trasportati ieri da Lampedusa a Crotone. Da un capo all'altro del Mediterraneo si susseguono avvistamenti, tanto più che il bel tempo spinge i migranti a lasciare le loro terre con un briciolo di speranza in più.

Proprio ieri alcuni bagnanti hanno notato un gommone a largo di Lampedusa e hanno immediatamente lanciato l'allarme. Decine di esuli si gettavano in acqua pur di raggiungere la banchina, ma a attenderli i militari che hanno condotto i 27 cittadini stranieri al Cpt dell'isola. Comprese cinque donne e un minorenne per i quali si sono aperte immediatamente le porte del centro di detenzione temporanea "La Misericordia".

Il tutto proprio mentre si intensifica l'accordo tra il nostro paese e la Germania, per la creazione di campi di internamento in territorio libico. Con lo scopo malcelato di alzare sempre più lo steccato europeo e scongiurare così l'aumento delle carrette del mare verso le nostre coste. Forti del progetto congiunto di pattugliamento delle frontiere libiche, tramite l'istituzione di un poliziotto europeo anti-immigrazione e la formazione specifica dei militari libici.

Ma la proposta è ancora al vaglio della Cee che stima che ogni anno circa mezzo milione di migranti entri in Europa, in aggiunta ai circa 680mila ingressi regolari. Eppure, a quanto si apprende dai dati dell'Alto commissariato per le Nazioni Unite, i flussi dall'Africa stanno diminuendo. Mentre aumentano i viaggi di ritorno.

Giada Valdannini