Matera. La protesta dei lavoratori della Glo, società satellite della Divani&Divani, finiti improvvisamente in mobilità. Preoccupazioni per l'intero settore

Rivolta fra i "Divani"

 

 

Bloccati i cancelli della Natuzzi, leader mondiale nella produzione di sofà e famosa al grande pubblico col marchio Divani e Divani. In una tre giorni di lotta, i quaranta lavoratori della Global Logistic (Glo) - che cura i trasporti per il colosso industriale - hanno sbarrato l'ingresso alle merci dirette allo stabilimento di Matera.

Dal 2 agosto, gli addetti alla logistica e alle spedizioni sono piombati in mobilità per il mancato rinnovo dell'appalto con l'industria pilota delle "divanerie" italiane.

A quel punto sono scesi sul piede di guerra per chiedere le ragioni della brusca interruzione del rapporto lavorativo, anche se tra molti si vocifera che «tanto la Glo quanto la Natuzzi sapessero già da tempo dell'epilogo». All'oscuro di tutto solo i dipendenti, che il 1 luglio si sono visti recapitare un'anomala lettera di ferie cui è seguita immediatamente la mobilità.

Ma cosa sta succedendo nel triangolo industriale che da decenni la fa da padrona nell'ambito dell'arredamento? E' forse in crisi il gruppo di Pasquale Natuzzi che sottolinea da sempre: «4mila persone, in 135 diversi paesi, nei cinque continenti, scelgono noi per arredare la casa»? A domandarselo sono in molti, soprattutto coloro che negli ultimi anni hanno seguito l'incredibile crescita del marchio murgiano.

La loro storia inizia nel 1959 quando, partendo dal sud, Natuzzi riesce a conquistare la leadership mondiale dei divani in pelle. Facendo leva sulla sostanziale impossibilità di trovare sul mercato un negozio specializzato in divani, coglie l'occasione per lanciare il business dei sofà e complementi d'arredo.

Da lì è il boom economico fino all'affermazione nel mercato americano dove il gruppo realizza il 50% del suo fatturato e viene addirittura quotato a Wall Street. Negli anni Novanta poi, l'espansione in Europa e la diffusione delle sue sedi da un capo all'altro del mondo: High Point negli Usa e Hong Kong per l'Asia. Il quartier generale resta comunque a Santeramo in Colle, provincia di Bari.

Ma nonostante i 20 milioni di euro di fatturato, gli 8mila punti vendita, c'è chi pensa che per 6.100 collaboratori non si prospettino tempi d'oro.

I sindacati, esclusi inizialmente dal confronto con l'azienda, parlano di «crisi dell'intero settore dell'arredamento e non di crisi della società in sè». Dal canto suo Pasquale Natuzzi afferma: «E' un momento di grande difficoltà, non solo per il distretto del salotto, ma più in generale per il sistema manifatturiero. L'industria italiana deve competere con paesi che hanno costi di produzione molto inferiori».

E proprio parlando di esternalizzazione si ricollega il discorso di Angelo Cotugno, segretario generale Cgil Matera che - commentando la vicenda della mobilitazione, dice -: «Noi come sindacato abbiamo sempre avversato l'idea di portare all'estero lavori che potrebbero esser fatti all'interno. Tanto più che la logica sottesa è quella di risparmiare sul costo di produzione. E quindi penalizzare soprattutto il lavoratore». Poi aggiunge: «La stessa Natuzzi lo ha fatto quando i proventi erano alti. Quando poi non era più possibile hanno tagliato gli appalti».

Proprio come per i 40 lavoratori della Global logistic che si sono trovati senza impiego da un giorno all'altro. «Ma - assicura il sindacalista di Matera - sia Natuzzi sia Glo sapevano bene che l'accordo sarebbe saltato e hanno trattato i lavoratori come semplici merci per la produzione del divano».

Proprio mentre scriviamo arriva la notizia della fine della protesta, e già oggi si aprirà un tavolo di confronto fra sindacati e i vertici delle aziende in questione. «Speriamo - dice Cotugno - che tanto la Glo quanto la Natuzzi si presentino per raccontare ai lavoratori le ragioni che hanno determinato questa situazione e le soluzioni che intendono proporre, visto che per noi non è accettabile il licenziamento dei dipendenti». E i manifestanti annunciano: «Se non arriveremo a un punto di incontro, siamo pronti a riprendere la mobilitazione».

Giada Valdannini