Concedeva appalti in cambio di tangenti. Sotto inchiesta funzionari e imprenditori
Scandalo edilizio all'isola d'Elba,
arrestato il prefetto di Isernia
 
 
Sono scattate ieri mattina le manette per il prefetto di Isernia, Giuseppe Pesce. L'accusa è di corruzione giudiziaria ed illeciti edilizi nell'isola d'Elba. Il prefetto avrebbe ottenuto agevolazioni e appartamenti in cambio di appalti. Con il suo arresto si stringe il cerchio intorno ai presunti casi di corruzione nell'isola toscana.

I fatti in questione risalgono a quando Pesce rivestiva la carica di commissario prefettizio di Rio Marina. L'ordine è stato emesso dalla procura di Genova che, per mesi, ha indagato sullo scandalo edilizio. Il castello accusatorio che incastrerebbe Pesce riguarda losche operazioni relative al complesso residenziale "Ex Costa dei Barbari", in località Cavo, nel comune elbano di Rio Marina, dove l'attuale prefetto di Isernia è stato appunto commissario prefettizio.

La maxi inchiesta, diretta dai sostituti procuratori Morisani e Calleri, vede sotto il tiro dei gip, oltre al prefetto di Isernia, l'attuale prefetto di Livorno, Vincenzo Gallitto; l'ex capo dei gip livornesi Germano Lamberti; due grossi impresari edili pistoiesi, Franco Giusti e Fiorello Filippi; il loro consulente, l'ingegnere grossetano, Uberto Coppetelli (coinvolto in altri abusi edilizi e in tentativi di speculazioni) e l'ex capo dell'ufficio tecnico del Comune di Marciana, Gabriele Mazzari.

L'arresto di Pesce sarebbe avvenuto per uno dei tanti filoni di inchiesta della maxi indagine relativa all'Elba.

I nomi di Coppetelli e Pesce però, sono costanti in ogni capitolo delle indagini. Infatti, spiega Umberto Mazzantini del direttivo nazionale di Legambiente, «L'ordine di custodia cautelare viene da lontano: tutto nasce nel 2000, Pesce era già implicato, da un dossier di Legambiente e Italia Nostra che svelava un intricato gioco di scatole cinesi che occultava, ed ancora nasconde, la proprietà dell'isolotto di Cerboli, nel Canale di Piombino già di proprietà dello scrittore Carlo Cassola ed oggi nuovamente in vendita».

In quella occasione - racconta Legambiente - Pesce, allora vice prefetto di Livorno, prestò il fianco a Coppetelli che, in qualità di responsabile per l'edilizia del comune di Rio Marina, si diede da fare per far avere tre appalti pubblici alla ditta "Fiamma" di Porto Azzurro, uno dei cui proprietari, tale Angellotti, oltre ad essere socio dello stesso Coppetelli è anche un pluriomicida condannato a 18 anni e con probabili legami con la camorra. Naturalmente Pesce - dice Mazzantini - non si curò del fatto che il titolare dell'impresa "Fiamma" fosse interdetto dai pubblici uffici e non potesse partecipare ad appalti pubblici per i suoi gravi precedenti.

Giada Valdannini