Klein: le italiane rapite dai servizi?
 
 
Anomalo sequestro quello di Simona Torretta e Simona Pari. «Nulla riguardo questo rapimento somiglia agli altri». Lo scrive Naomi Klein in un lungo articolo pubblicato ieri sul quotidiano britannico "The Guardian". La giornalista canadese, autrice di "No logo", ipotizza che dietro la storia delle due volontarie di "Un ponte per" si nasconda un'operazione segreta di polizia. «Molti sono stati gli attacchi occasionali realizzati sulle strade. Simona Torretta e Simona Pari invece, sono state freddamente prelevate dai loro uffici». E, inoltre, «mentre i mujaidin iracheni nascondono scrupolosamente la loro identità dietro ampie sciarpe, i rapitori delle due ragazze erano a volto scoperto e sbarbati, alcuni vestiti come uomini d'affari».

Naomi Klein sottolinea che «un assalitore era chiamato dagli altri "sir"», termine inglese e non di certo arabo. Anomalo poi che, a differenza dei rapimenti precedenti, «le vittime fossero donne». La stessa dinamica dell'assalto ha un che di strano - ricorda Klein - a tal punto che «i testimoni rivelano che il commendo ha interrogato tutto lo staff della sede prima di identificare le due Simone per nome e che, Mahnouz Bassam, la donna irachena, è stata trascinata urlante per il velo, oltraggio religioso - sottolinea ancora - scioccante per un azione in nome dell'Islam». Inoltre, «molto strana sarebbe la dimensione dell'operazione stessa». In effetti, commenta la giornalista, «invece dei soliti tre o quattro combattenti, hanno agito 20 uomini armati e alla luce del sole, incuranti di essere visti». Nonostante la "Green Zone" «sia sorvegliata da checkpoint militari, il rapimento è stato effettuato senza alcuna interferenza da parte della polizia irachena e delle truppe americane», benché «un convoglio militare Usa fosse passato vicino alla sede della Ong italiana circa 15 minuti prima del rapimento».

Scetticismo anche intorno alle armi utilizzate. «Gli assalitori - denuncia Klein - erano armati di fucili, pistole con silenziatore e armi che stordiscono. Difficilmente utilizzate dai mujahidin, dotati di rudimentali Kalashnikov». E conclude: «Ma, allora è stato un rapimento condotto dalla resistenza irachena o un'operazione segreta della polizia?».

Giada Valdannini