«Devi restare per battere la mafia»
 
Ponte sullo Stretto, corale invito al sindaco di Villa San Giovanni Rocco Cassone, dimissionario perché minacciato dai boss
Alla fine il sindaco di Villa San Giovanni, Rocco Cassone, ha gettato la spugna. Non ne poteva più delle continue intimidazioni mafiose e ha deciso di rassegnare le dimissioni. Lo ha fatto durante un Consiglio comunale aperto in cui non ha esitato a denunciare «la pressione» cui è stato sottoposto.

Fin dall'inizio del mandato alla guida del comune reggino, la sua linea politica è diventata scomoda alla malavita calabrese. La scelta di opporsi alla costruzione del ponte sullo Stretto, insieme alla giunta di centrosinistra di cui fa parte, ha sancito la sua condanna: tre intimidazioni in un anno. Di fronte all'ultima, ha desistito: si è visto recapitare una busta con cinque proiettili e, sebbene non avesse abbandonato il Comune neppure quando la mafia bruciò la sua auto e quella della moglie, questa volta non ha retto.

«A Villa San Giovanni - ha dichiarato Cassone - accanto al libero confronto si sta palesando un disegno perverso fatto di azioni criminose sempre più incipienti che ha come chiaro obiettivo quello di abbattere un consesso eletto secondo metodi democratici».

I quattro arresti seguiti alle intimidazioni non hanno fermato le minacce. «Mi sembra chiaro a questo punto - ha detto il sindaco - che nella nostra città non esistono più le condizioni di agibilità democratica e la serenità necessaria per affrontare compiutamente le questioni strutturali che interessano la nostra comunità. E' incredibile che una busta con cinque proiettili possa raggiungere tramite percorsi naturali, sanciti da timbri postali, il domicilio di un cittadino comune o sindaco che sia».

In Calabria sono sempre più numerosi gli attentati contro sindaci e consiglieri comunali e a tal proposito la Lega delle Autonomie locali ha stilato un dossier dai risultati allarmanti: nel 2003 gli attentati e gli atti intimidatori sono aumentati, rispetto all'anno precedente, del 117%.

A confermare la gravità della situazione lo stesso Cassone che reputa «necessario che lo Stato faccia sentire la sua autorevole presenza a difesa dei nostri luoghi e delle nostre genti».

Alla notizia delle sue dimissioni tanto i singoli cittadini quanto i rappresentanti istituzionali si sono mobilitati. All'opera di persuasione si sono unite le associazione ambientaliste, presenti nella battaglia contro il Ponte, e numerosi parlamentari, alcuni dei quali appartenenti alla Margherita, di cui il primo cittadino è esponente.

La speranza è quella di un suo ripensamento per dare un chiaro segnale alla lotta alla mafia. «Alla violenza e alla barbarie - sottolinea Omar Minniti, consigliere provinciale (Prc) di Reggio Calabria - si deve rispondere con serenità e fermezza. Non si possono gettare alle ortiche i traguardi già raggiunti».

Giada Valdannini