Referendum
l'impegno di Rifondazione
Fecondazione, rush per le firme
 
 
Ci va giù duro Marco Pannella. Lo scarso impegno che, a suo dire, la sinistra sta mettendo a sostegno del referendum sulla fecondazione assistita non gli piace proprio. E in conferenza stampa parte all'attacco: «Gli stati maggiori della sinistra - grida Pannella - vanno nella stessa direzione della destra, senza però avere il coraggio di farlo ufficialmente. Questo accade per condizionare l'intero popolo italiano e la politica, ma in modo particolare per tradire, mentire, ingannare il popolo di centro-sinistra».

Il leader radicale accusa senza mezzi termini l'opposizione di essere latitante nella battaglia contro la legge 40. Nel mirino soprattutto i Ds, ma dichiarazioni al vetriolo fioccano anche nei confronti di Rifondazione Comunista: «Bertinotti - azzarda Pannella - ci ignora».

Duri colpi per il leader della Quercia Fassino, il cui comportamento è giudicato «ambiguo e ingannevole», mentre del sindaco di Roma Veltroni dice che non si è «mai pronunciato per tenere buoni i rapporti con la comunità di sant'Egidio e con la curia».

E' Erminia Emprin, responsabile salute del Prc, a rispondergli a tono, ricordando a Pannella che «già solo a Palermo Rifondazione Comunista ha raccolto circa 5 mila firme tra aprile e luglio». «E nel resto del Paese - sottolinea - siamo presenti in tutte le feste di Liberazione con dibattiti e raccolte di firme».

La battaglia «per l'approvazione di una legge che riconosca l'autodeterminazione della donna - assicura Emprin - è prioritaria per il forum delle donne di Rifondazione già dal 1996. Da allora abbiamo promosso la costituzione di tavoli di bioetica e il nostro gruppo parlamentare si è battuto contro quella che abbiamo definito la "legge crudele". Nel 2002 - ricorda - abbiamo contribuito alla costruzione di un'iniziativa contro la legge che ha portato a Roma oltre 5mila donne. E appena dopo l'approvazione della legge sulla fecondazione assistita, abbiamo copromosso una rete di parlamentari schierate contro la proposta liberticida». L'obiettivo di «abrogare interamente la legge 40» è dunque comune coi radicali nonostante «il referendum - rileva Emprin - sia stato convocato in un momento in cui i tempi non sono maturi».

A oggi in effetti la campagna referendaria stenta a decollare e se entro fine settembre non saranno raggiunte le 500mila firme, la battaglia per l'abolizione della legge liberticida rischia di naufragare. Finora ne sono state raccolte appena 141mila e purtroppo, qualora non si mantenga una media di 15-20 mila firme al giorno, ogni sforzo intrapreso sarà vanificato.

Fondamentale diventa a questo punto il ruolo dei Comuni tra le cui funzioni c'è quella di autenticare le firme refendarie e di publicizzare la raccolta stessa. Invece finora nei municipi italiani ne sono state racimolate appena 10mila. La verità è che in molti Comuni la campagna di informazione non è mai iniziata e i radicali commentano polemici: «Si tratta di un autentico boicottaggio da parte loro».

Paradossale è senza dubbio che si siano raccolte meno firme nei Comuni più grandi, ma non dappertutto arrivano segnali negativi: nel cuneese, ad esempio, un sindaco di centrosinistra ha incaricato il personale addetto all'autenticazione delle firme a partecipare ai banchetti, proprio per agevolare la raccolta.

A poche settimane dalla conclusione della sfida referendaria, Prc e radicali sono comunque concordi nell'affermare che «è necessario che le sinistre si muovano compatte contro una legge che sancisce il ritorno al passato, e in favore della ricerca scientifica». La legge 40, infatti, oltre a negare alle donne l'autodeterminazione in materia di fecondazione, impedisce la sperimentazione sulle cellule staminali e quindi la possibilità di cura di malattie come l'Alzheimer, il morbo di Parkinson e l'ictus.

Giada Valdannini