Per la Cassazione Scattone e Ferraro sono i colpevoli. Assolto invece Liparota
Marta Russo, condanne confermate e pene ridotte
 
 
Non erano in aula Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro quando la quinta sezione penale della corte di Cassazione, riunita ieri a Roma, ha confermato le pene a loro carico: sentenza definitiva, per i giudici i due ricercatori sono colpevoli.

La decisione è arrivata dopo circa tre ore di camera di consiglio. I giudici del Palazzaccio, però, hanno diminuito le pene inflitte ai due principali imputati per l'omicidio di Marta Russo, la studentessa uccisa nel '97 con un colpo di pistola alla testa, mentre camminava nei viali dell'università di Roma "La Sapienza". Per entrambi depennata l'accusa di detenzione illegale di arma. Completamente scagionato, invece, Francesco Liparota, l'ex usciere della facoltà di Filosofia del diritto, accusato di favoreggiamento personale.

Per Scattone, per il quale i giudici hanno deciso uno "sconto" di sei mesi, si sono già riaperte le porte del carcere. L'ex ricercatore, accusato di omicidio colposo (sarebbe stato lui a sparare materialmente a Marta), è stato prelevato dalla sua abitazione romana subito dopo la sentenza: deve ancora scontare tre anni e quattro mesi di reclusione e quindi non può usufruire delle norme che consentono le misure alternative al carcere e che scattano solo per condanne fino a tre anni di reclusione. «La solita porcheria italiana - ha commentato - E' davvero una vergogna. Non hanno avuto il coraggio di annullare le precedenti sentenze. Sono indignato perché innocente. Chiederò la revisione del processo».

Anche Ferraro non intende fermarsi alla decisione della cassazione. Incriminato per favoreggiamento personale, dovrà scontare quattro anni e due mesi invece di quattro anni e sei mesi: «Si tratta di un clamoroso errore giudiziario».

In un'aula gremita più di giornalisti che di toghe, i genitori di Marta hanno accolto la sentenza con commossa soddisfazione: «Ringrazio la polizia, ringrazio la procura», ha sussurrato Aureliana Iacoboni. Poi ha rotto la tensione con un lungo pianto liberatorio. Soddisfatta anche l'accusa: «Volevamo che i giudici scrivessero soltanto tre parole: "sono stati loro" - ha commentato il procuratore generale Antonio Marini - cioè che fosse riconosciuta la responsabilità di Scattone e Ferraro, e questo è avvenuto».

La difesa di Scattone era invece scesa in aula per chiedere la cancellazione della condanna del giovane ricecatore. Duro l'avvocato Francesco Petrelli: «E' una sentenza scellerata».

L'unico a gioire manifestatamente è il fratello di Liparota: «Ci sono ancora molte contraddizioni in questo processo. Ci dispiace per Scattone e Ferraro ma non possiamo che rallegrarci per l'assoluzione di Francesco».

Giada Valdannini