A selezionare gli aspiranti prof sarà il dirigente scolastico
Addio alle graduatorie, arriva il praticantato per i docenti
 
 
Alt alle graduatorie scolastiche. Ora per salire in cattedra sarà necessario il "praticantato". A archiviare il vecchio sistema delle assunzioni ci ha pensato Letizia Moratti che nei prossimi giorni presenterà al Consiglio dei ministri il tanto temuto quinto decreto attuativo della riforma scolastica: quello relativo appunto alla formazione e al reclutamento.

La novità sostanziale è nella modalità di assunzione: dall'università si accederà direttamente all'insegnamento, passando per un tirocinio di due anni. A fornire i docenti ci penseranno appositi albi professionali che sostituiranno di fatto le attuali scuole di specializzazione (Ssis), cui potranno accedere i giovani che abbiano conseguito la laurea specialistica. Le vecchie graduatorie, invece, andranno a farsi benedire o meglio saranno a esaurimento.

Ma ciò che più sconcerta è il criterio di selezione: convocazione diretta da parte del dirigente scolastico.

I sindacati sono già sul piede di guerra. «La previsione di albi professionali - dice Francesco Scrima della Cisl-scuola - non garantisce le condizioni di trasparenza e imparzialità richieste dall'articolo 97 della costituzione per l'accesso ai pubblici uffici».

Dello stesso parere è Enrico Panini (Cgil) che accusa il governo di «volere un futuro precario per tutti» - e di - «cambiare il rapporto di lavoro, anche per mettere sotto controllo la libertà di insegnamento». Tanto più che, il cosidetto "praticantato" vincolerà i docenti alle scuole in cui prestano servizio, costringendoli di fatto a non cambiar sede almeno per tre anni. Ma non è tutto.

Per scongiurare la palude del precariato, il ministero della Pubblica istruzione determinerà i posti disponibili e vacanti a livello nazionale. Ma la falla è dietro l'angolo, e c'è già chi ricorda al ministro che i tentativi attuati finora sono falliti miseramente. Proprio come le Ssis che invece di agevolare l'inserimento dei docenti, hanno fatto proliferare corsi a pagamento che oggi si dimostrano improduttivi.

Infatti, l'attuale decreto prevede che i posti saranno così ripartiti: il 25% alle lauree specialistiche, il 50% agli iscritti alle graduatorie permanenti e il restante 25 conteso tra i cosidetti "sissini" e gli idonei ai concorsi. In barba alle tanto decantate scuole di specializzazione (presto chiuse) che - a detta del ministero - avrebbero dovuto porre fine al persistente precariato.

Dal canto suo, Loredana Fraleone (responsabile scuola del Prc) non nega colpi alla riforma Moratti che - dice - «non qualifica gli insegnanti e tantomeno stabilizza i precari, generando una serie di pasticci sulle graduatorie».

E'polemica anche sui tempi di presentazione del decreto delegato: «Il ministro - attacca Panini (Cgil) - tenta un blitz in piena estate. D'ora in poi solo assunzioni a termine, senza diritti e certezze». E al docente in erba, l'ardua sentenza. Tra riforme, scuole di specializzazione e chiamate dirette, a quando l'agognata assunzione a tempo indeterminato? Per ora un solo dato è certo: restano 470mila gli insegnanti in attesa di un posto di lavoro.

Giada Valdannini