Congedo illimitato per centinaia di ufficiali

A rischio il 10% dell’intera forza armata

La marina non applica

la Finanziaria

E licenzia i suoi precari

di Checchino Antonini

arruolati in marina, diceva

la pubblicità, girerai il

mondo. Sul sito ufficiale campeggia

oggi la scritta: Un futuro

grande come il mare. Ma per

parecchia marinai è un mare di

precarietà.

Lunedì prossimo, il 5 marzo,

per 300 di loro scadrà il contratto.

Si tratta di guardiamarina o

sottotenenti di vascello Aufp,

del quinto corso allievi ufficiali

in ferma prefissata. Il loro contratto

prevedeva 30 mesi più

una rafferma di 12 che, inizialmente,

era a domanda, poi tramutata

in una sorta di concorso

interno, poi è proprio sparita

come opzione.

Ma l’ultima finanziaria fa un riferimento

proprio a questa categoria

di ufficiali a tempo determinato,

in quella parte in

cui si prevede la stabilizzazione

dei precari che abbiano raggiunto

36 mesi di servizio nella

pubblica amministrazione.

Ferma restando, recita il testo

della manovra, la possibilità

per chi non sia arrivato a maturare

il 36° mese di naja di restare

in servizio e maturare i requisiti

necessari ad essere stabilizzato

nel biennio successivo.

Ma i marinai, anche questo

tipo di ufficiali, sono, come tutti

i cittadini in divisa, cittadini

di serie B. Senza diritti minimi

come la tutela sindacale. Precari

di serie B. A battersi perché

non abbiano nemmeno il trattamento

riservato ai precari civili

è proprio lo stato maggiore

della difesa che, il 16 gennaio

scorso, ha presentato una nota

al ministero della Difesa con

cui si oppone all’applicazione

delle norme in Finanziaria. Lo

stato maggiore ha ignorato così

una nota del 4 gennaio del

medesimo ministero che, raccogliendo

le modifiche introdotte

dalla manovra appena

passata in parlamento, prevedeva

proprio la stabilizzazione,

ossia il trattenimento in

servizio in attesa di specifiche

norme che sarebbero state fissate

in seguito, degli Aufp che

ieri si sono visti recapitare la

lettera di congedo illimitato. Si

tratta di giovani ufficiali con

un’età compresa tra i 22 e i 35

anni, metà laureati e metà diplomati,

illimitato .

E il numero di ufficiali in via di

congedo, tenendo il conto dei

primi quattro corsi Aufp che vivono

la medesima mancanza

di stabilizzazione, sfiora le seicento

unità altamente specializzate

durante i due anni e

mezzo di ferma ma detentrici

di competenze difficilmente

spendibili fuori dalla Marina.

Ecco alcune specializzazioni

della guardia costiera, un corpo

che, da solo rappresenta circa

un terzo della marina militare:

ricerca e soccorso in mare,

A

tutela ambientale, gestione di

polizia demaniale delle coste,

sicurezza della navigazione,

verifica dell’integrità strutturale

delle navi, gestione delle

proprietà navali. Figure che alla

marina servono sempre visto

che il turn over è già stato innescato

con l’arrivo dell’VIII

corso Aufp. Spiega infatti Alessio

Anselmi, capitano di vascello

e presidente del Cocer

Marina, che «la mancata rafferma

non sembra trovare motivazioni

in problemi di ordine

economico visto che si continuano

a bandire concorsi»,

Poi c’è il personale di truppa,

precari in divisa anche loro, età

compresa tra i 24 e 28 anni,

molti dei quali con cinque anni

di anzianità. A rischiare il posto

sono 3200, il 10% circa dell’intero

ammontare degli addetti

della marina, la forza armata

che detiene il record di ferme

prefissate. Secondo dati del

Cocer, l’organismo centrale di

rappresentanza (senza poteri

contrattuali) per ogni posto

messo a bando si presentano

150-200 aspiranti. Lo stipendio

medio parte da 800 euro e tocca

i 100 euro per i gradi più bassi,

1200 per gli ufficiali imbarcati.

«Perché si spendono soldi per

formare i marinai e poi si rottamano?

», si chiede Anselmi.

Forse perché la manodopera

precaria, anche quando ha le

stellette, è di più facile utilizzo,

più docile, più semplice da

spedire in guerra, meno costosa

e meno tutelata. E più dirottabile

su lavori nocivi. I marinai

ammazzati dall’esposizione

all’amianto sono 500, uccisi

dall’asbestosi, malattia da minatore.

Di loro si stanno occupando

decine di procure sparse

per la penisola.

A differenza degli altri lavoratori,

i giovani ufficiali e i marinai

vivono la vicenda di un licenziamento

che ritengono

ingiusto senza potersi riunire

perché a chi indossa una divisa

è proibito, serve una speciale

autorizzazione. Si discute

clandestinamente o, in maniera

anonima, in forum su internet.

Gli unici a poter prendere

parola sono gli organismi di

rappresentanza, Cocer, quello

centrale, l’intermedio Coir e il

comitato di base, Cobar, ma

sono scatole vuote senza potere

contrattuale. «Manca la cultura

sindacale - conclude Anselmi

- il personale, spesso,

non ha nemmeno il tempo di

fermarsi a pensare».