Parla la presidente della nuova commissione d’inchiesta del Senato
«Stavolta abbiamo un mandato più ampio, guai se ci fosse ostruzionismo»
Menapace: «L’uranio è la nostra grande urgenza»
di
Checchino Antoninirima le cause, poi le colpe
»: il programma della
commissione d’inchiesta sull’uranio
impoverito è tutto nella
dichiarazione rilasciata dalla
sua presidente, Lidia Menapace,
appena insediatasi a Palazzo
Madama.
Del nuovo impegnativo compito,
la senatrice Prc, dice subito
che le provoca «inquietudine
e senso di urgenza». Vice
presidenti sono il verde Mauro
Bulgarelli e Rosario Giorgio Costa
di Forza Italia, con i quali
sarà definito il calendario dei
lavori. Stavolta i compiti sono
più ampi della passata legislatura
quando funzionò la commissione
presieduta dal forzista
Franco. «Già la sua relazione
finale, forse imbarazzata ma
certo non disonesta, suggeriva
di andare avanti», ricorda Menapace
a
Liberazione.Anche stavolta, però, per l’inchiesta
sull’uranio impoverito,
è stato un lungo iter.
La mia nomina da parte del
presidente del Senato è arrivata
dopo molto tempo da quelle
dei commissari. Ci sono state
«P
delle resistenze, non c’è niente
di ufficiale ma suppongo di sì,
certamente non da sinistra.
Quali sono le novità del nuovo
mandato?
Intanto che potremo indagare
non solo sui militari all’estero
e sulle ombre dell’uranio nei
nostri siti ma anche sul personale
civile dei poligoni e sulle
popolazioni interessate dai
bombardamenti. Nel frattempo,
altre nazioni hanno indagato.
In Belgio l’uranio impoverito
è fuorilegge, potremo
operare in un clima di coscienza
più diffusa.
S’è detto dell’urgenza, quali
saranno le prossime mosse?
Si sta preparando un ordine del
giorno per nominare i consulenti.
Voglio una vera commissione
di inchiesta che cerchi le
le cause prima che le colpe. Alcuni
nomi importanti e una lista
di testi ci sono già. Chiediamo
che chiunque conosca casi
di militari ammalati ce li segnali.
Già ora, mi arrivano lettere
strazianti ogni giorno anche
solo sapendo che in qualche
modo mi interessavo del problema.
Ci sono associazioni
delle vittime dalle quali mi
aspetto la massima collaborazione.
Purtroppo, ci sono caduti
e caduti, questi sembrano
malati e morti di cui ci si vergogna,
a cui non vengono riconosciuti
indennizzi, né viene loro
destinata ricerca scientifica col
massimo di pubblicità che servirebbe.
Ad esempio, c’è una
fabbrica nella ex Jugoslavia, la
Zastava del gruppo Iveco, e gli
operai che sono andati a cercare
di rimetterla in piedi, dopo i
bombardamenti Nato, si sono
ammalati. Di loro s’è occupata
solo la Cgil di Brescia che promosse
anche l’adozione a distanza
dei figli dei lavoratori.
Dunque, si potrà indagare
pure all’estero?
Sicuramente in Sardegna o
dove ci sarà segnalato, non mi
piaciono le commissioni che
diventano turistiche, le cose si
possono sapere anche leggendo.
C’è ancora il rischio di ostruzionismo?
Se avviene in maniera visibile
lo denuncerò con forza, mi auguro
di no perché avrebbe a
che fare con la vita e la morte di
persone giovani e comunque
innocenti. Sugli sfratti è successo
ma sulla vita… se dovessero
ritardare i lavori non me lo
perdonerei.
Se i militari avessero avuto diritti
sindacali,si sarebbe potuto
evitare questo dramma?
Se ci fosse il sindacato queste
cose potrebbero essere fermate
subito. Vorrei anche che esistesse,
per i nostri soldati, il diritto
all’obiezione di coscienza
e alla contestazione delle regole
d’ingaggio. Tutti debbono
poter esercitare la cittadinanza.
Ci chiedono di venire via da
Kabul per andare nei teatri di
guerra? Tutto ciò cozza con
l’articolo 11 della Costituzione
e non c’è patto che venga prima
della Costituzione. I ”nostri”
avrebbero diritto a fare i
refusenik.