LiberaFesta.Farina: «Cambiare il paradigma culturale sulla sicurezza, abolire l’ergastolo» |
Pisapia:
«Perché De Gennaro è ancora al suo posto?» |
Angela Mauro «Quando guardo il programma dell’Unione certe volte mi prende la depressione, altre volte avverto una sensazione di sgomento, altre volte è rabbia quella che provo…». Giuliano Pisapia è fin troppo chiaro nella sua relazione al dibattito di LiberaFesta2006 “Il sistema penale tra nuove povertà e nuovi diritti”. Il coordinatore del tavolo del centrosinistra sulla Giustizia, “mancato” ministro di via Arenula e ora presidente della commissione per il nuovo codice penale, prova a scuotere la maggioranza di governo sul «dovere di operare». Bene l’approvazione dell’indulto, anche se non è stata accompagnata dal «dovere di informare». Ma ora, sostiene l’esponente del Prc, «è tempo di sperare in una inversione di tendenza: abbiamo preso un impegno di fronte a chi vuole una giustizia che funzioni, non possiamo più permetterci di fare solo denuncia». Anche perché, è il ragionamento di Pisapia, il problema della maggioranza risicata in Senato molto spesso maschera una «mancanza della volontà politica per portare avanti il programma dell’Unione». Ci sono questioni per le quali «non è necessario avere i numeri in Parlamento, basta usare una certa logica politica», dice Pisapia. «Non è concepibile che oggi De Gennaro, che ha scardinato la democrazia a Genova nel 2001, sia ancora al suo posto a capo della polizia», è la denuncia che sfiora l’attualità politica di una Unione alla ricerca di compattezza nell’iter parlamentare per l’istituzione della commissione di inchiesta sui fatti del G8. E ancora: «E’ inconcepibile che i vertici del Dap restino gli stessi», rincara il giurista riferendosi alla scelta del governo Prodi di confermare Giovanni Tinebra a capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria. «Qui non c’è un problema di numeri, ma di democrazia» e vale anche per l’abolizione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, co-responsabile insieme alla Bossi-Fini degli attuali alti livelli di “carcerizzazione”. «Ricordo un appello di “Liberazione” a cavallo delle elezioni: abolire la legge Fini nelle prime “100 ore” di governo - rammenta Pisapia - Sono passati 4 mesi e la legge è ancora lì, quando basta un decreto ministeriale per eliminarla…». Mancanza di volontà politica, ma anche difficoltà ad operare in presenza di quello che Daniele Farina definisce «problema culturale». Il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera cita l’esempio dell’indulto, provvedimento intorno al quale è stata orchestrata una «campagna mediatica con un tasso di strumentalità senza eguali». Il punto è che «si è insediata nella testa di molti di noi l’idea che più carcere significhi più sicurezza», continua Farina introducendo il tema relativo alla proposta di legge del Prc di abolire l’ergastolo. «Susciterà le stesse problematiche dell’indulto, ma è una battaglia culturale che va combattuta fino in fondo: siamo nella legislatura in cui possiamo provare a cambiare il paradigma di sicurezza dei cittadini». Fatto l’indulto, si deve lavorare per l’amnistia, è l’opinione di quasi tutti i relatori del dibattito (presenti anche rappresentanti di “Antigone”, Comunità di Sant’Egidio). Anche perché, sottolinea Fabrizio Rossetti, responsabile del settore Penitenziario della Cgil, «l’indulto non ha intaccato le capacità della macchina della giustizia di funzionare, ma è intervenuto solo sul sistema penitenziario». Sistema che ne ha guadagnato: gli stanziamenti per detenuto sono aumentati. «La spesa per il diritto alla salute è aumentata da 4,5 euro pro capite a quasi 7 euro - elenca Rossetti - per il diritto allo studio si dispone ora di una potenzialità, non ancora applicata, di 25 centesimi a testa, prima erano 16 centesimi; per il diritto al lavoro, si spendevano 3,2 euro per ogni detenuto, ora se ne spendono 5». Positiva anche la ricaduta sociale fuori dal carcere: «il tasso di recidiva è pari al 75 per cento tra coloro che hanno scontato la pena in carcere, è al 12 per cento per chi, con l’affidamento in prova, l’ha scontata fuori, mentre è all’1,7 per cento tra coloro che hanno beneficiato dell’indulto». Le carceri funzionano in «palese violazione della norma», denuncia il responsabile Carceri del Prc Arturo Salerni, citando i dati di Antigone su: «Celle senza doccia (89,4 per cento), senza acqua calda (69,3 per cento), senza una cucina ogni 200 detenuti (82,6 per cento) o senza la possibilità di colloqui all’aria aperta (65 per cento)». Obiettivo urgente: migliorare le condizioni dei detenuti. Riscossa culturale: abolire l’ergastolo. «Avverto la difficoltà: se non c’è dietro il movimento, prevale la mediazione fatta nelle stanze», ammette Pisapia ricordando che «persino Togliatti, di certo non un democratico, propose un emendamento alla Costituente per l’abolizione dell’ergastolo. E Moro, che non era un pericoloso comunista ma solo un sincero democratico, gli rispose che condivideva la proposta dal punto di vista umano e civile, ma non era il momento, visto il rischio di guerra civile, di inserirla a livello costituzionale, ma a livello penale sì…» |