PENSIONE PRIVILEGIATA PER INFERMITÀ NERVOSA AI MILITARI
DI LEVA
Corte dei Conti , sez. Liguria, sentenza 16.11.2004 n.
1066
LA CORTE DEI CONTI, SEZIONE GIURISDIZIONALE PER LA REGIONE LIGURIA, nella persona del Giudice unico dr. Paolo COMINELLI
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
sul ricorso iscritto al n. 1038/PM del registro di Segreteria, proposto da
xxxx xxx, nato il 14 aprile
1945 a La Spezia, elettivamente domiciliato a Roma in via Civinini 12, presso
l'avvocato Massimo Cassiano, che lo rappresenta e difende, contro il Ministero
della Difesa;
Udito, nella pubblica udienza del 23 settembre 2004,
l'avv. Massimo Cassiano per il ricorrente, non rappresentata l'Amministrazione;
Visti gli atti di causa;
Ritenuto in FATTO
Il sig. x x, con ricorso presentato il 16 febbraio 1982, ha contestato il
decreto n. 166 del 12 novembre 1981, con il quale il Ministero della Difesa
gli aveva negato il trattamento pensionistico privilegiato per non dipendenza
da causa di servizio dell'infermità
“sindrome schizofrenica inalterata e stabilizzata (in atto: sindrome
dissociativa)”, che egli assume essere stata causata dal servizio militare di
leva, prestato negli anni 1966/1967, durante il quale visse esperienze
negative quali punizioni per lievi mancanze
e dileggio da parte dei compagni d'arme perché affetto da un'imbarazzante
infermità (condilomi acuminati).
Questa Sezione giurisdizionale per la Liguria, con sentenza n. 85 del 12
marzo 1999, aveva respinto tale ricorso. La Sezione II centrale di questa
Corte, con pronuncia n. 6 del 3 gennaio 2001, annullava in appello la suddetta
sentenza e rimetteva gli atti al
giudice di primo grado perché provvedesse, fra l'altro, all'acquisizione di
ulteriore parere
medico-legale, stante il contrasto fra i pareri resi da C.M.O. e U.S.L., e la
perizia di parte prodotta dalla difesa del ricorrente.
Questo Giudice monocratico, con ordinanza del 10 giugno 2002, aveva
pertanto disposto di acquisire l'avviso dell'Ufficio Medico Legale del
Ministero della Salute, il quale, previo esame degli atti ed eventuale visita
diretta, doveva esprimere motivato
parere in merito alla dipendenza da causa di servizio dell'infermità sopra
citata. Il suddetto avviso dell'U.M.L. è stato reso in data 24 luglio 2003,
dando risposta negativa al quesito proposto.
La difesa di parte attrice svolgeva successivamente argomentazioni in senso
contrario a tale parere, allegando ulteriore documentazione medico-legale. Ai
fini della decisione, questo Giudice riteneva pertanto necessario, quale
elemento utile alla valutazione di quanto già emerso dalle perizie
medico-legali in atti, acquisire parere di organismo qualificato,
identificato nel Dipartimento di Scienze Psichiatriche dell'Università degli
Studi di Genova, in merito al seguente quesito: “Se, allo stato attuale delle
conoscenze mediche e della ricerca scientifica, la schizofrenia debba
ritenersi una affezione di origine endogena, nella cui genesi o aggravamento
non svolgono alcun ruolo gli stress psicofisici o i disagi ambientali, ovvero
se tali accadimenti possano, in soggetti predisposti, costituire elementi
concausali fondamentali per la genesi di tale patologia, che altrimenti
resterebbe allo stato latente”.
Con memoria del 26 luglio 2004, la difesa ha allegato ulteriore parere
medico-legale del dr. Guido Meduri, chiedendo l'accoglimento del ricorso, con
il riconoscimento del diritto a percepire il trattamento pensionistico
privilegiato vitalizio di 1^ categoria più superinvalidità tabella E lettera F
e diritto all'accompagnatore.
All'odierna udienza l'avv. Massimo Cassiano, per il ricorrente, ha
ulteriormente argomentato,
richiamandosi alla memoria e confermandone le conclusioni.
Considerato in DIRITTO
Come ricordato in narrativa, a conclusione della lunga vicenda processuale
relativa al presente giudizio, questo Giudice riteneva necessario, quale
elemento utile alla valutazione di quanto già emerso dalle perizie in atti,
acquisire parere di organismo qualificato, in merito al quesito riportato in
narrativa, la cui formulazione, slegata da ogni riferimento al caso specifico,
era di carattere generale e mirava ad accertare se, allo stato attuale delle
conoscenze mediche e della ricerca scientifica, la schizofrenia, sotto il
profilo etiologico, debba ritenersi di origine endogena e non influenzata da
stress psicofisici o disagi ambientali o se, in
soggetti predisposti, fattori esterni possano costituire elementi concausali
per la genesi di tale
patologia, altrimenti latente.
Le conclusioni delle perizie già effettuate, infatti, non differivano tanto in merito alla diagnosi o alla ricostruzione della vicenda, quanto piuttosto per le opposte conclusioni sulla sussistenza o meno di un'influenza dovuta a fattori non endogeni.
Il richiesto avviso è stato reso il 3 maggio 2004 a firma del prof. Filippo
Gabrielli, direttore dell'U.O.
Clinica Psichiatrica 1, Sezione di Psichiatria del Dipartimento di
neuroscienze, oftalmologia e genetica dell'Università degli Studi di Genova.
Il parere, dopo avere illustrato le caratteristiche e la natura della
patologia considerata, formule le seguenti conclusioni, allo stato attuale
delle conoscenze mediche e della ricerca scientifica:
1. Secondo il modello più accreditato, la schizofrenia è ritenuta una malattia
di origine endogena, derivante da un'alterazione neuronale diffusa, che ha una
predisposizione genetica che può essere accentuata da fattori interagenti
durante la gestazione o in fase
perinatale; la maturazione encefalica e lo stress caratteristico della fase
adolescenziale ne
favoriscono la comparsa, nei soggetti con strutture neuronali predisposte.
2. Gli stress psicofisici o i disagi ambientali possono concorrere ed avere
un ruolo di concausa, sia in fase prenatale e fino al terzo anno di vita, sia
nell'adolescenza o nella prima giovinezza.
3. L'insorgenza dei primi sintomi in età adolescenziale è connessa con la
relativa, ultima fase
di maturazione neuronale, e con lo stress psicofisico dovuto alle
trasformazioni tipiche di quell'età.
4. “Eventi stressanti, inoltre, spesso precedono l'esordio della
sintomatologia (e forse hanno un ruolo slatentizzante della stessa in soggetti
predisposti) così come eventi stressanti possono favorire le successive
riacutizzazioni della malattia, come si evince anche dal fatto che nelle
famiglie con alti livelli di emozioni negative espresse (con
ipercoinvolgimento emotivo, critica e ostilità dei famigliari nei confronti
del paziente) il tasso di ricadute è elevato”.
5. Tali stress psicofisici e/o ambientali tuttavia non possono da soli
determinare la malattia.
La sopra illustrata risposta al quesito posto da questo Giudice consente
allo stesso di poter concludere che, nel caso in esame, l'esperienza del
servizio militare, non ovviamente in quanto tale, ma in quanto contrassegnata
da fattori specifici di stress (punizioni, scherno dei commilitoni), abbia
potuto svolgere in un soggetto predisposto una funzione non solo di
slatentizzazione, ma di aggravamento e di accelerazione della patologia da cui
è affetto il ricorrente.
Si osserva, in merito, che nel parere citato si parla di tasso di ricadute
elevato nel caso di ostilità dei famigliari nei confronti del paziente; non
diversi appaiono, nel caso, gli effetti dell'ostilità dell'ambiente e dei
commilitoni.
Del resto non v'è dubbio che anche soltanto l'anticipazione dell'insorgere
dei sintomi e quindi del precipitare della condizioni del soggetto, sottraendo
alla sua esistenza un periodo residuo di vita normale, costituisca già in sé
un rilevante nocumento alla salute del medesimo.
Va ancora citato quanto argomentato dalla giurisprudenza di questa Corte (cfr.:
Sezione IV pensioni militari, n. 65619 del 4 luglio 1984; Sezione III pensioni
civili, n. 67148 del 2 dicembre 1991): nella tabella A sono indicate le
alterazioni delle facoltà mentali (fra le quali la schizofrenia) che rendono
l'individuo incapace a qualsiasi attività. Se il legislatore ha riconosciuto
che tali infermità possono derivare la loro origine o ingravescenza, sia
pure concausalmente, da fatti di servizio, ne ha ammesso una genesi non
soltanto endogeno
costituzionale, ma anche psicogeno reattiva.
Appaiono dunque fondate le conclusioni della difesa e del suo perito, secondo le quali una patologia silente è stata acutizzata in seguito alla prestazione del servizio, che è dunque intervenuto, quanto meno concausalmente, nel processo etiopatogenetico.
Da ciò deve conseguire, in applicazione degli artt. 64 e 67 del D.P.R. 29
dicembre 1973 n. 1092, il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio
dell'infermità.
Alla luce di quanto sopra argomentato, il ricorso in esame deve trovare
accoglimento e va pertanto affermato il diritto al trattamento pensionistico
privilegiato a vita di 1^ categoria tabella A, più superinvalidità tabella E,
lettera F, a decorrere dal
congedo.
In conformità alla sentenza della Corte dei Conti a Sezioni Riunite n.
10/2002/QM del 18 ottobre 2002, deve trovare applicazione l'art. 429 comma
terzo del c.p.c., richiamato dall'art. 5 della legge 21 luglio 2000 n. 205:
sulle somme che verranno corrisposte in esecuzione della presente sentenza,
sarà pertanto riconosciuto il maggiore importo fra interessi legali e
rivalutazione monetaria, con decorrenza dal giorno della maturazione del
diritto.
Sussistono adeguati motivi per disporre la compensazione delle spese di
giustizia.
P.Q.M.
la Corte dei Conti, Sezione giurisdizionale per la Regione Liguria, definitivamente pronunciando, accoglie il ricorso in epigrafe, e per l'effetto riconosce il diritto del ricorrente al trattamento pensionistico privilegiato a vita di 1^ categoria, tabella A, più superinvalidità tabella E, lettera F, a decorrere dal congedo.
Sulle somme che verranno corrisposte in esecuzione della presente sentenza
dovrà essere riconosciuto, ai sensi dell'art. 429 comma terzo del c.p.c.,
richiamato dall'art. 5 della legge 21 luglio 2000 n. 205, il maggiore importo
fra interessi legali e rivalutazione
monetaria, con decorrenza dal giorno della maturazione del diritto.
Dispone che, a cura della Segreteria, gli atti siano trasmessi
all'Amministrazione per l'esecuzione del giudicato.
Spese compensate.