Salute

Causa di servizio: ernia del disco

di Giuseppina Rulli *

 

Tra le 93 domande di riconoscimento di dipendenza da causa di servizio presentate tra il 1993 e il 1999 dagli operatori della Polizia Stradale della provincia di Forlì-Cesena, le patologie più frequenti sono state quelle dovute ad eventi traumatici: traumi policontusivi e distorsioni del rachide cervicale conseguenti naturalmente ad incidenti stradali in servizio (il 42% circa). L’11% delle richieste riguarda invece le ernie discali e le discopatie in genere. La lenta degenerazione del disco intervertebrale, cioè quella specie di cuscinetto fibroso che separa le vertebre, inizia già tra i venti e i trenta anni, fino ad arrivare in alcuni casi, intorno ai fatidici quarant’anni, all’erniazione o prolasso. Di solito la storia della crisi acuta – molti lettori la conoscono bene!- è questa. Poiché il tratto della colonna vertebrale più frequentemente interessato è quello lombosacrale, tutto inizia col mal di schiena, male alla gamba a volte fino al piede: la sciatica insomma (non vi allarmate, non sempre la sciatalgia è causata dall’ernia!). Ovviamente il dolore si aggrava al minimo sforzo, accompagnato da formicolìo, alterazioni della sensibilità e debolezza motoria; iniziano le cure con analgesici, antinfiammatori, fisioterapia, ma in meno di un mese, un mese e mezzo, il dolore non passa. A questo punto si fanno ulteriori esami, o la Tomografia Computerizzata, cioè la TAC, o la Risonanza Magnetica, dai quali si evidenzia il prolasso, centrale o laterale, contenuto o esteso, che porta comunque ad una compressione della radice del nervo e quindi ai sintomi sopradescritti e col tempo allo schiacciamento del disco e alla limitazione dei movimenti della colonna vertebrale. Allora intervento chirurgico? Sì, se il dolore è incessante e la qualità di vita ne risulta compromessa e soprattutto se permangono la debolezza muscolare e i deficit neurologici, altrimenti il trattamento migliore è la prevenzione, mediante la rieducazione posturale e l’acquisizione di abitudini ed atteggiamenti corretti. La degenerazione del disco intervertebrale è accentuata sia dagli sforzi eccessivi, per esempio sollevando pesi piegando o torcendo la schiena, sia stando per troppo tempo fermi in posizione fissa, in piedi o seduti (ah, la macchina!).

Bisogna quindi imparare a sollevare i pesi flettendo le ginocchia, portare sacchetti e borse con tutte e due le mani, sedersi in modo da appoggiare bene la schiena, non dormire a pancia sotto, non usare rete e materasso troppo morbidi: insomma, evitare di inarcare e torcere la schiena. E’ ovvio inoltre che è opportuno perdere il peso in eccesso per diminuire il carico e fare ginnastica evitando salti e saltelli, privilegiando i movimenti di allungamento dei muscoli dorsali ed il potenziamento dei muscoli addominali, glutei e cosce. In poche parole, come per tutte le patologie croniche degenerative, la miglior cura è un cambiamento o una correzione dello stile di vita…quando possibile. Proprio perché lo stile di vita e le modalità di lavoro sono una concausa importante nel verificarsi della discopatia, le ernie discali vengono normalmente riconosciute come dipendenti da causa di servizio, con valutazione tabellare ed in misura diversa a seconda del quadro clinico e dei reperti strumentali.

Fanno bene le cure termali? Fa senz’altro bene la piscina termale, proprio perché in acqua si possono rilassare più facilmente i muscoli dorsali contratti. Il Decreto del Ministero della Sanità del 15/12/1994 di cui deve tenere conto il Medico della Polizia compilatore del modello D, non inserisce però, nell’elenco delle patologie che possono trovare reale beneficio dalle cure termali, l’ernia discale di per sé, ma solo in un contesto di artrosi o di altre forme degenerative della colonna vertebrale.

 

* Medico Capo della Polizia di Stato

Centro Addestramento

Polizia Stradale

Cesena (FO)