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Lunedì 25 Febbraio 2002 |
ASSENZE GIUSTIFICATE
Lavoratori ammalati: questi sono i vostri
diritti
Come comportarsi in caso di una visita di
controllo da parte del medico inviato dall’Inps
di BRUNO BENELLI
QUANDO un lavoratore ammalato riceve a casa la visita di controllo del medico
inviato dall’Inps, non è detto che debba per forza accettarne la diagnosi: può
contestarne il giudizio e chiedere di essere visitato nel gabinetto diagnostico
dell’ente per il responso finale. Ma partiamo dai diritti e doveri di medici e
ammalati in circostanze come queste.
L’arrivo del medico. Il medico può raggiungere l’ammalato (a casa o
all’indirizzo indicato sul certificato medico) in due fasce orarie: 10-12 o
17-19, tutti i giorni, festivi compresi. Deve suonare ripetutamente il
campanello per esser certo di essere udito. Tre i casi: a) se nessuno
risponde, il medico lascerà al portiere dello stabile, nella cassetta postale o
sotto la porta l’invito a presentarsi il successivo giorno feriale al gabinetto
diagnostico dell’Inps o alla Asl per la visita di controllo ambulatoriale. In
ogni caso, l’avviso consegnato a terzi deve essere in busta chiusa; b) se
la porta viene aperta, ma l’ammalato non c’è (magari perché è andato dal
medico), l’invito può essere lasciato ai familiari; c) se l’ammalato è in
casa, il medico deve farsi riconoscere (esibendo la tessera dell’Ordine e la
documentazione fornita dall’Inps) e identificare l’ammalato.
Il referto. Il controllo deve essere effettuato sull’apparato, o
sull’organo, interessato dalla patologia denunciata sul certificato medico
inviato all’Inps dal lavoratore: se quest’ultimo ha effettuato accertamenti di
laboratorio, il medico è tenuto a prenderne visione e a riportarne gli esiti sul
referto che, alla fine della visita, dovrà redigere in quattro copie,
consegnandone subito una all’ammalato.
Ovviamente, se la prognosi del medico di controllo conferma quella del medico
curante, il lavoratore resterà assente dal lavoro per il periodo già indicato
sul certificato medico trasmesso.
La contestazione. Ma non è detto che accada sempre così: qualora il
decorso della malattia si presentasse in modo diverso da quello inizialmente
stimato, il medico di controllo potrà “correggere" la prognosi iniziale e
invitare l’ammalato a riprendere il lavoro in anticipo rispetto al giorno
indicato nel certificato trasmesso. E’ chiaro che il lavoratore, se
accetta il provvedimento, si ripresenterà al lavoro nel giorno stabilito dal
medico di controllo. Se, invece, vuole contestare la decisione, deve esprimere
immediatamente il dissenso, in modo che il medico possa registrarlo sul referto.
Il lavoratore verrà quindi invitato ad andare il primo giorno utile presso il
gabinetto diagnostico dell’Inps per una visita definitiva, che sarà effettuata
dal responsabile sanitario dell’ente.
L’allungamento. Infine, può accadere che il medico di controllo, visti
gli sviluppi della malattia, ritenga che l’assenza debba prolungarsi: esporrà
l’ipotesi all’ammalato, ma senza prendere decisioni in proposito. Sarà il medico
curante, avvisato dall’ammalato stesso, ad adottare la soluzione più opportuna.
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