Come creare un ambiente di lavoro libero da fumo” |
Disponibile on line una guida pratica per
imprenditori, lavoratori e cittadini alla applicazione delle disposizioni
antifumo (articolo 51 della legge 3/2003). I lavoratori fumatori costano
di piu’ alle aziende…
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Scade il 10 gennaio 2005 il termine
per l’applicazione delle disposizioni antifumo nei locali pubblici o aperti al
pubblico e nei luoghi di lavoro. La Legge 3/2003, articolo 51 prevede che, entro
un anno dal regolamento di attuazione, tutti i luoghi di lavoro siano adeguati
alla nuova normativa, cioè dal 10-01-2005 sarà espressamente vietato fumare in
tutti i” locali chiusi ad eccezione di a) quelli privati non aperti ad utenti o
al pubblico, b) quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati”.
Una scadenza che obbliga le aziende ad attuare misure di controllo del fumo,
realizzando apposite aree separate con spazi per fumatori forniti di ricambio
d’aria, oppure ad optare per la messa al bando del fumo in ogni area
dell’azienda.
Un gruppo di esperti, sotto l’ egida della Associazione Interdisciplinare per lo
studio delle Malattie Respiratorie (AIMAR- Milano) e dell’ Istituto Superiore di
Sanità (Roma), ha realizzato una guida che ha messo a confronto tali soluzioni.
Dal punto di vista strettamente economico, i lavoratori fumatori costano di più
alle aziende. Vi sono costi legati alle risorse umane e costi legati alle
attrezzature della azienda.
“Per quanto riguarda la prima categoria, i costi diretti sono sostanzialmente
legati alle malattie causate dal fumo. – spiega la guida - Gli effetti del fumo
sull'attività lavorativa si traducono in 6.5 giorni aggiuntivi annui d'assenza,
con un maggior utilizzo dei servizi sanitari corrispondente a 6 visite in più
per anno e a 4 visite in più per anno per i figli di fumatori.
I costi indiretti invece comprendono ridotta produttività (le attività correlate
al fumo occupano circa l'8% del tempo lavorativo, si ha una parallela riduzione
della produttività), assenteismo, maggior turnover del personale legato a
prematura morte o invalidità dei fumatori.
Sono costi indiretti anche quelli derivanti dal disagio e dalle malattie
originati nei non fumatori dalla esposizione al fumo passivo.
Infine, essendo il fumo di tabacco causa spesso di scoppi e incendi, anche i
costi da questi derivati sono da ascriversi al fumo, almeno in parte. Negli
Stati Uniti è stato calcolato (nel 1991) un costo aggiuntivo annuale di circa
1300 dollari per ogni dipendente fumatore”.
Una tabella riassume il confronto tra l’adozione della soluzione di creare aree
separate con spazi per fumatori forniti di ricambio d’aria e quella di creare
una “azienda senza fumo”.
Nel caso si adotti la prima opzione, si consente di fumare solo all’ interno
degli spazi riservati ai fumatori, che devono essere dotati di impianti idonei e
separati di ricambio dell'aria.
I vantaggi di tale soluzione sono principalmente i seguenti: è in regola con le
leggi vigenti, riduce l’esposizione dei non fumatori al fumo passivo, i fumatori
non sono costretti a uscire all’esterno.
Gli svantaggi dell’adozione di questa soluzione si possono individuare nel fatto
che richiede spazio ed ha costi non indifferenti (si devono costruire e
mantenere le zone separate e i sistemi relativi di ventilazione). Non
trascurabile inoltre che tale soluzione non ha effetti positivi sulla salute dei
lavoratori fumatori (non riduce quindi i costi per assenze per malattia, …).
La seconda opzione prospettata è quella di creare una azienda “senza fumo”. In
questo caso non è consentito fumare all’interno dell’ azienda, ma è permesso
fumare solo all’esterno. I dipendenti fumatori devono astenersi dal fumo durante
tutta la giornata lavorativa oppure uscire dall’azienda.
Questa soluzione assicura indubbi vantaggi in termini di salute dei lavoratori e
di riduzione dei costi per l’ azienda, in quanto è poco costosa, è in regola con
le leggi vigenti, riduce al minimo i rischi di esposizione al fumo passivo per i
dipendenti e assicura a tutti i dipendenti (compresi i
fumatori) il maggior beneficio in termini di salute e sicurezza, in quanto,
oltre a proteggere i non fumatori, può indurre molti fumatori a tentare di
smettere e comunque determina la riduzione del numero di sigarette fumate dai
dipendenti. L’azienda “senza fumo” inoltre riduce le spese di manutenzione.
Tuttavia l’adozione di questa soluzione può sollevare maggiore conflittualità e
perciò richiede maggiore cura nel pianificare gli interventi e maggiori risorse
per l’ assistenza ai lavoratori fumatori. Tra i gli svantaggi di tale soluzione
vi è il fatto che costringe i dipendenti a modificare lo stile di vita,
generando malcontento nei dipendenti fumatori; i dipendenti che fumano
all’esterno potrebbero danneggiare l’immagine dell’azienda.
La guida prende inoltre in esame ulteriori aspetti, tra i quali: segnalazioni e
cartellonistica, apparato sanzionatorio, informazione e formazione, rapporti con
il Servizio di Prevenzione e Protezione e con Medico Competente, rapporti con
Sindacati, controllo di qualità dell’applicazione della politica scelta.
Un intero capitolo è destinato all’aiuto ai fumatori per un ambiente di lavoro
senza fumo.
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