L'ente locale per il diritto d'asilo
A Bologna comuni e regioni contro le nuove norme sui
rifugiati
CINZIA GUBBINI
BOLOGNA
«Basta così, grazie. Potete andare». Poche parole, in un
silenzio surreale, per descrivere l'incommensurabile rapporto tra chi arriva in
Italia per chieder asilo politico, e la grande macchina delle burocrazia che
dovrebbe decidere chi è perseguitato in patria, e chi no. E' un breve spettacolo
della compagnia teatrale del Teatro Nascosto di Volterra - un gruppo composto da
veri profughi - dall'emblematico titolo «Dinieghi», che ha aperto ieri a Bologna
i lavori della prima Convenzione nazionale sul diritto d'asilo promossa dal
Consorzio italiano della solidarietà {Ics}, con il patrocinio della regione
Emilia Romagna. Mettendo in scena il dolore, la dignità e la solitudine di chi
approda in occidente per fuggire dalle persecuzioni, lo spettacolo ha
interpretato soprattutto la schizofrenia del nord industrializzato, che da una
parte pretende di esportare ovunque la «democrazia», e dall'altra nega rifugio a
chi scappa da torture, guerre e distruzioni. Ed era in fondo questa pericolosa
schizofrenia l'oggetto dell'incontro di ieri, in cui si sono confrontati
praticamente tutti i soggetti che hanno la possibilità di riequilibrare un
rapporto drammaticamente sbilanciato. Enti locali, sindacalisti, operatori del
sociale, giuristi, forze dell'ordine, laici e cattolici hanno dibattuto sulla
necessità di diventare operativi e cercare di intervenire nella deriva in cui
sta annegando il diritto d'asilo, e in generale il rispetto dello «straniero».
L'obiettivo è quello di sottoscrivere una vera e propria convenzione che in
cinque punti mette a fuoco gli obiettivi di una campagna che curi i gravi guasti
causati dalla nuova legge sull'immigrazione, e dia nuovo vigore a un diritto
fondamentale, specchio del nostro grado di civiltà. «La situazione è diventata
davvero inaccettabile», esordisce Gianfranco Schiavone, responsabile per l'Ics
del settore asilo, introducendo brevemente le novità della legge Bossi-Fini, che
nei due articoli finali del testo ridisegna completamente la procedura di
accesso allo status di rifugiato. Dall'introduzione del trattenimento anche per
i profughi, all'abolizione del ricorso con effetto sospensivo - e quindi se un
profugo fa ricorso contro il diniego della sua domanda, viene comunque rispedito
a "casa" - alla composizione delle nuove commissioni per l'esame, di cui faranno
parte il prefetto, un funzionario della questura, uno degli enti locali e -
almeno questo - un membro dell'Alto commisariato per i rifugiati dell'Onu. Ma
anche l'Europa, e l'armonizzazione normativa che dovrebbe vedere la luce nel
2004, sono state prese in considerazione denunciando come - da iniziali
direttive molto avanzate - si stia lentamente scivolando vero un livellamento al
ribasso.
Ma l'obiettivo, fondamentale, è anche quello di mettere in circolo una nuova
cultura europea che valorizzi il diritto d-asilo. Una buona sponda potrebbero
essere le iniziative locali, come quella presentata dalla regione Emilia
Romagna, che intende approvare una serie di delibere che scardinino in alcuni
punti la Bossi-Fini. «Far marciare una nuova cultura» anche nelle forze
dell'ordine, come ha notato Luigi Notari
del Siulp, chiamate da una parte ad
abbandonare la prioritaria funzione della prevenzione, e dall'altra totalmente
impreparate ad affrontare situazioni delicate, come quelle di coloro che hanno
subito torture e persecuzioni. Per farlo, come hanno sottolineato Tonino
Dall'Olio di Pax Christi e Nicoletta Dentico di Medici Senza frontiere, è però
necessario appropiarsi di una cultura dell'ascolto, che riesca a evidenziare le
ragioni di chi chiede asilo in Europa. Ma è anche necessario - e l'incontro di
ieri voleva mettere anche questo problema sul piatto - cambiare approccio da
parte di chi si occupa del fenomeno: il diritto d'asilo non è un'isola. E'
necessario, cioè, leggerlo all'interno di più vasti intrecci - e su questo molto
ha insistito Dino Frisullo - che riguardano le migrazioni internazionali, il
traffico di esseri umani, le guerre. Occorre, cioè, promuovere un'impostazione
più politica. Elaborare, come ha proposto Sergio Briguglio, un vero diritto alla
migrazione.