Come ti perseguito
il carabiniere scomodo
 
 
Caro direttore, vorrei segnalarti un episodio apparentemente "minore" ma che è l'ennesima spia del grande disagio cui sono sottoposti i lavoratori dell'Arma dei carabinieri, specialmente i ranghi subalterni. Giovedì è stato arrestato, e oggi subirà un processo per direttissima, Francesco Di Fiore, vicebrigadiere di 41 anni, palermitano di servizio in Friuli e consigliere comunale della Quercia al comune di Monfalcone. L'ordine di custodia cautelare, emesso dal tribunale militare di Padova, ipotizza i reati di ritenzione di oggetti di armamento aggravata e di disobbedienza aggravata nei confronti di un superiore.

Di Fiore, primo dei non eletti nel 2001, non avrebbe restituito distintivo e pistola nel momento in cui è subentrato in consiglio comunale per la rinuncia al seggio di un suo collega di lista.

Ma l'arresto è avvenuto a sole 48 ore dall'inizio dell'aspettativa "politica" richiedendo la quale il vicebrigadiere aveva formulato al ministero la precisa domanda sulla sorte degli "oggetti di armamento" visto che nessun regolamento si pronuncerebbe inequivocabilmente sulla materia. L'arresto, in casi del genere, è facoltativo per questo, direttore, la disavventura di Di Fiore ha tutto il sapore di una persecuzione politica. Il militare è noto in tutta Italia per le sue battaglie, prima nell'associazione Unarma poi nel "Giornale dei carabinieri", in favore della democrazia militare e del rispetto per i diritti dei lavoratori compresi coloro che indossano la divisa della quarta forza armata. Di Fiore, che vanta una lunga esperienza nei reparti antidroga, ha denunciato più volte il comportamento vessatorio dei suoi dirigenti (mobbing), diffidando il generale comandante della regione, pagando un prezzo altissimo in termini sia di procedimenti disciplinari e penali (nel 2003 ha subito ben due perquisizioni domiciliari), sia di salute. Stress e depressione lo hanno tenuto lontano dal lavoro per otto mesi ma tutto ciò non gli ha impedito di denunciare un abuso edilizio in caserma che ha provocato il trasferimento immediato di un capitano. Si tratta dello stesso capitano Garritani, recentemente candidato di An al comune di Pomezia (Roma), di cui Di Fiore racconta il particolare accanimento nel consegnare punizioni in giorni particolari come il Primo Maggio o il 25 aprile, date che sarebbero particolarmente invise all'ufficiale. Naturalmente, Di Fiore - che sta ricevendo la solidarietà di numerosi parlamentari, colleghi e cittadini - assicura di avere testimoni per tutte le accuse che muove e, in uno dei suoi scambi di carte con il comando sarebbe emersa la persistenza negli scaffali della Benemerita dei fascicoli permanenti che il garante della Privacy aveva ordinato di distruggere dichiarando l'illegalità delle schedature di massa. Come ricorderai, l'episodio è venuto a galla proprio grazie alla denuncia di un altro coraggioso carabiniere poi radiato dall'arma e di alcune testate tra cui Liberazione.

A frequentare un po' i gradini più bassi della gerarchia si scopre che la vita di un carabiniere è durissima anche per via della pressione altissima degli ufficiali sulla truppa: nell'Arma si registra il triste record di suicidi tra i subalterni e ci sono indagini in atto per valutare l'incidenza di trasferimenti coatti, carichi di lavoro e assenza di tutele sindacali sulle separazioni e i divorzi che coinvolgono un numero sempre più alto di carabinieri. Lo stesso Cocer, solo poche settimane fa, ha lanciato un ultimatum al governo chiedendo una riforma drastica delle rappresentanze senza la quale l'unico approdo sarà un vero sindacato. Come per gli altri lavoratori. Grazie dell'ospitalità, direttore, per un caso che tutto sembra fuorché "minore". La qualità delle forze di polizie dipende anche dalla qualità della vita degli operatori.

Checchino Antonini