Sotto accusa la decisione di non presentare all'Onu la mozione sulla moratoria
Pena di morte, le associazioni contro il doppio gioco dell'Italia
 
 
Il governo temporeggia. Le associazioni lo bocciano senza possibilità di recupero e scatta "l'arrampicata sugli specchi".

L'Italia ha scelto di non presentare la mozione sulla moratoria delle esecuzioni capitali all'Assemblea generale dell'Onu e le polemiche sono montate, agguerrite e veementi. Palazzo Chigi non vuole accattivarsi le inimicizie di altri Paesi durante il semestre di presidenza europea e, quindi, attende. Attende che inizi il nuovo anno per passare la patata bollente in altre mani.

Il governo non vuole cavalcare un'onda d'urto che potrebbe dividere l'Europa, non in questo semestre. Così facendo, la questione sarà ripresa solo l'anno prossimo, a Ginevra, in sede di Commissione diritti dell'Onu, che sarà presieduta dalla Libia. Fino a quel momento si potrà discutere solo in sede bilaterale.

La notizia è stata diffusa dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha sostenuto la propria causa con il piglio di chi ha necessità di moderare: «L'Italia sostiene fortemente l'abolizione della pena capitale e la sospensione immediata delle esecuzioni e continuerà a battersi per questi obiettivi - ha affermato - ma i partners europei hanno escluso questa possibilità, ritenendo non sicuro l'esito positivo di tale risoluzione e sottolineando il pericolo che una bocciatura all'Onu possa indebolire l'azione condivisa contro la pena di morte».

Dopo il fallimentare tentativo di dare «un colpo al cerchio e uno alla botte», il vero "assist" alla lettura della vicenda arriva, evidente, dallo stesso Frattini: «Ci hanno chiesto di non rompere la coesione dell'Europa in una materia soggetta al coordinamento della politica estera comune». Non vi erano dubbi.

"Aurea mediocritas" o semplice tatticismo? Il presidente dell'Arci Tom Benetollo commenta con Liberazione la scelta del governo, parlando di «tatticismo senza morale - definendosi - scioccato innanzi tutto come cittadino, di fronte alla deriva di un principio così sentito, come quello dell'abolizione della pena capitale». «L'orrore per la pena di morte va ben oltre lo sconcerto - aggiunge - Ci si aspettava non doppiezza nell'azione del governo ma sostegno a ciò che possa ostacolare l'attuazione della pena capitale».

La scelta di Palazzo Chigi di non presentare la moratoria ha scatenato polemiche anche all'interno dell'associazione Nessuno tocchi Caino, impegnata da anni contro la pena capitale: «Il governo Berlusconi - tuona Sergio D'Elia - ha finalmente detto di volersi sbarazzare ora e per sempre dell'unica iniziativa politica, istituzionalmente incarnata e pienamente matura, che permette di salvare migliaia di vite umane e di progredire verso l'abolizione della pena di morte».

Nonostante il ministro degli Esteri Frattini abbia cercato a più riprese di stemperare l'evidenza («le nostre convinzioni restano, sono ben note, sono per la sospensione e l'abolizione della pena di morte e il nostro lavoro politico proseguirà in tale direzione»), il coro di dissenso ha continuato a farsi sentire a tamburo battente.

Amnesty International Italia commenta la vicenda con disincanto e con la sfida a non arrendersi. «La scelta del governo non stupisce - dice al telefono Marco Bertotto, presidente Amnesty - Noi reputiamo la moratoria un passo importante, ma è lo strumento giusto al momento sbagliato». «Sapevamo che sarebbe andata così - continua Bertotto - l'unica soluzione è continuare lavorare, giorno per giorno, per arrivare all' assemblea generale dell'Onu quando si è certi del successo». «Insomma, la moratoria è per noi solo una delle tante mosse da compiere in vista di una strategia di più lungo periodo - evidenzia il presidente di A. I. - Un segnale importante ma non nascondiamoci dietro un dito: il nostro impegno in favore dell'abolizione della pena capitale dovrà continuare a prescindere dall'esito moratoria».

Giada Valdannini