In carcere imprenditori, amministratori e capi clan. Vendola: «Il sindaco si dimetta»
Politica e mafia, dieci in manette a Foggia
 
 
Scattano le manette a Foggia. Nel calderone degli indagati finiscono 10 persone, tra imprenditori edili, pregiudicati e amministratori pubblici. Secondo l'inchiesta, ci sarebbero stati collegamenti tra imprenditori, politici ed i vertici della mafia foggiana. L'accusa è di associazione di tipo mafioso in relazione ad appalti pubblici e a interventi di edilizia pubblica. A firmare gli arresti, effettuati dai carabinieri del Ros e dal reparto operativo di Foggia, il gip di Bari, su richiesta della locale procura della Repubblica. L'ipotesi di reato è di associazione di tipo mafioso finalizzata al controllo di attività economico-imprenditoriali e al condizionamento dell'attività della pubblica amministrazione nel capoluogo e nella provincia. In particolare, i carabinieri hanno individuato «pesanti condizionamenti di scelte amministrative fondamentali quali l'approvazione del bilancio comunale».

L'inchiesta della procura foggiana, frutto di due anni di attività investigative, ha comportato inoltre la notifica di un avviso di garanzia all'assessore regionale all'Urbanistica, Enrico Santaniello, di Forza Italia, e all'assessore ai Lavori pubblici del comune di Foggia, Bruno Longo, di Alleanza Nazionale.

Brutte notizie anche per l'imprenditore ex patron del Foggia calcio, Pasquale Casillo (ora proprietario dell'Avellino) e per il costruttore Armando Russo, annoverati fra gli indagati. Tra gli imputati finiti in carcere Antonio Eliso Zanasi, vice presidente dell'Assindustria di Foggia; Giuseppe Spiritoso, ritenuto elemento di spicco del clan la "Società" e l'altro vice presidente di Assindustria, Michele Perrone.

«L'inchiesta giudiziaria che si è abbattuta sulla città di Foggia con la forza di un ciclone - commenta Nichi Vendola, parlamentare del Prc - svela il livello inquietante di penetrazione dei poteri criminali nel mondo economico e nella pubblica amministrazione della città. Avevamo lanciato per tempo l'allarme, individuando proprio nel settore degli appalti e nel mercato dell'edilizia i punti di un salto di qualità dell'organizzazione mafiosa. L'indagine tocca direttamente il vertice di Assoindustria e lambisce pesantemente l'attuale amministrazione comunale. Ora - conclude Vendola - il minimo che ci si può aspettare è che il sindaco Agostinacchio si dimetta e chieda scusa alla città».

Giada Valdannini