L'odissea dello smaltimento dei veleni nucleari. Un'ipoteca permanente
sulla vita delle future generazioni
In Italia 80mila metri cubi di residui tossici
 
 
Metri cubi di rifiuti nucleari in circolo nelle viscere del nostro pianeta.

L'Italia, "grazie" alla scelta del Consiglio dei ministri di creare un deposito di scorie radioattive in Basilicata, darà "indegna sepoltura" a 55 mila metri cubi di rifiuti nucleari ereditati dal passato e altri 25 mila provenienti dallo smantellamento delle centrali.

Un pungente reportage di Tg2 Dossier, in onda domenica scorsa, dal titolo "Quel che resta dell'uranio", ha evidenziato l'entità dei rischi causati dallo stoccaggio dei rifiuti nucleari.

Lo smaltimento di questi è un problema che investe molti Paesi e che non manca di generare roventi polemiche.

Un dato sconcertante è che se in Italia ci sono 55 mila metri cubi di scorie nucleari, la stessa quantità viene prodotta ogni anno in Europa.

Di questi rifiuti, il 66% (i due terzi) proviene da ospedali, industria o attività di ricerca ed è poco radioattivo e cessa di esserlo in circa trecento anni. Un terzo delle scorie (33%) è impiegato all'interno di centrali atomiche ed è poco o mediamente radioattivo ma la sua potenza inquinante è destinata a durare per millenni. Il carburante nucleare usato, invece, ricopre solo l'1% dei rifiuti atomici ma il suo livello di radiazioni è altissimo e diminuisce in centinaia di migliaia di anni.

L'Italia è uscita dal nucleare nel 1986 attraverso un referendum ma in Europa restano ancora tre Paesi impegnati nell'energia atomica: il Regno Unito, la Francia e la Finlandia, unica ad aver avviato la creazione di una nuova centrale dopo il 1991.

La progressiva uscita dal nucleare di alcuni Stati europei ha diminuito il rischio di incidenti ma lascia problemi irrisolti: quale collocazione per le scorie? E soprattutto, quali misure di sicurezza adottare?

Solo da pochi mesi la Commissione Europea ha proposto una direttiva comune che mira ad "incuneare" le scorie radioattive in grandi profondità, in formazioni geologiche stabili e impermeabili. I Paesi europei, però, arrancano nello smaltimento dei rifiuti e stentano ad individuare luoghi in cui seppellirli. Solo la Germania sta provvedendo allo stoccaggio, seppure in maniera discontinua.

Molto spesso i depositi sono inadeguati: semplici edifici con accesso controllato o magari strutture ricoperte di cemento armato e materiali impermeabili.

Inoltre, il trattamento e il riciclaggio delle scorie comporta un continuo andirivieni di sostanze radioattive. Le regole sulla sicurezza del trasporto sono ferree per ridurre al minimo il rischio di incidenti.

In tutta Europa, quasi come mine vaganti, sono tutt'oggi disseminati reattori nucleari: in Lituania, in Bulgaria e nella Repubblica Ceca, l'unica a possedere un deposito permanente per le scorie dei reattori.

Tuttavia nei Paesi dell'Est l'attenzione alle scorie nucleari è gestita ancora in condizioni di emergenza.

Giada Valdannini