Processo d'Appello per Piazza Fontana, seconda udienza del pentito Siciliano
«Carabinieri in allerta se i comunisti... »
 
 
Ieri a Milano una nuova battuta del processo d'appello per la strage di Piazza Fontana.

«In caso di presa violenta del potere da parte dei comunisti, avevamo istruzione di rivolgerci alle caserme dei Carabinieri. A loro avremmo chiesto istruzioni, armi e munizioni. Ciò accadeva tra la fine del '68 e l'inizio del '70». Questa la risposta del pentito Siciliano alla domanda del presidente della Corte d'Appello d'Assise sulla possibile esistenza di «strutture parallele civili e militari» rispetto ai fatti di Piazza Fontana. Nell'interrogatorio, Siciliano ha fatto anche riferimento al tentato golpe Borghese e al "piano Solo": «Vi erano - ha detto - dei nuclei di difesa dello Stato e un piano di sopravvivenza». Il pentito si è soffermato a lungo sul furto di esplosivo in una cava e sui «test» sulla sua efficacia. Siciliano ha poi parlato dell'attività di Ordine Nuovo a Mestre e quella di Delfo Zorzi, condannato all'ergastolo in primo grado per la strage di Piazza Fontana e oggi residente in Giappone.

L'uomo ha definito Zorzi una «macchina per picchiare», uno che per dimostrare la «propria virilità ariana strozzava un gatto con una mano».

Siciliano ha poi riferito di atti di teppismo contro le sedi del Pci e ad altri atti vandalici mirati a scatenare «una reazione della popolazione contro la sinistra». «In una circostanza - ha ricordato - abbiamo attaccato ai muri manifesti inneggianti a Mao e abbiamo fatto scritte delle stesso tenore sulle macchine».

Tornerà in aula, martedì prossimo.