Massiccio arrivo di migranti a Lampedusa: sei "carrette" arrivate in una notte
 
Seicento disperati condotti a riva da militari, Gdf e Guardia costiera
Il flusso di migranti e profughi in fuga dalle terre d'origine torna inesorabile e drammaticamente puntuale. Nel giro di 48 ore, 600 disperati hanno raggiunto Lampedusa a bordo di imbarcazioni fatiscenti. I nuovi ed imponenti sbarchi hanno raggiunto le coste dell'isola nella notte tra martedì e mercoledì: ben 280 cittadini di varie nazionalità sono giunti a terra dopo un travagliato viaggio della speranza.

La capitaneria di porto e la guardia di finanza hanno riferito all'inizio di due carrette del mare di 9 e 12 metri, con a bordo 61 e 64 maghrebini, giunte nel porto dell'isola, alle due del mattino. La guardia di finanza ha dichiarato di aver fermato otto dei centoventicinque nordafricani ripescati dalle acque ma di averli poi rilasciati perché non era emerso nulla a loro carico. Qualche ora dopo altri 155 migranti hanno raggiunto a loro volta cala Madonna.

Nel corso della giornata il numero dei barconi individuati nelle Pelagie è salito a sei. Il quarto barcone è stato avvistato poco prima delle dieci del mattino, con a bordo 167 persone. La carretta del mare si trovava a mezzo miglio dall'isolotto di Lampione, e quindi a circa dieci miglia da Lampedusa. La quinta imbarcazione, con più di venti persone a bordo, è stata invece intercettata a settantadue miglia dall'isola. Avvistamenti in continua crescita durante tutta la giornata. Nel pomeriggio un barcone è stato individuato a 80 miglia dalla riva ed è stato trainato dal pattugliatore d'altura "Saettia" della Guardia costiera e dalla nave "Cassiopea" della Marina militare.

La percezione dell'entità degli arrivi era scattata durante la notte, quando la guardia costiera, i militari delle Fiamme gialle di Palermo e la nave della Marina militare avevano individuato alcune carrette del mare nei pressi di Cala Calera. Qui è stata poi recuperata una delle imbarcazioni di fortuna, un peschereccio di 15 metri, condotto sino a riva. I reduci di queste traversate, una volta ripescati dal mare, sono stati scortati in porto da un pattugliatore d'altura e da una motovedetta della guardia costiera.

Una volta terminati i soccorsi è scattato il pattugliamento della zona. La ricerca e la cattura dei migranti già sbarcati sulle coste e l'individuazione di eventuali natanti ancora in mare sono durate tutta la mattinata. Mentre scriviamo, ulteriori perlustrazioni sono in corso.

Alle grandi manovre para-militari messe in campo per il "ripescaggio" dei migranti non è seguita la necessaria accoglienza. I nuovi arrivi hanno aggravato la già insostenibile situazione del centro di detenzione temporanea di Lampedusa. La struttura affollata ieri dai cinquecento nuovi arrivati ha letteralmente straripato. Il Centro è infatti in grado di "ospitare" appena 190 persone. Per porre rimedio al sovraffollamento, i migranti saranno trasferiti in altri Centri, attraverso un ponte aereo. Ma la situazione era già esplosiva nei giorni passati.

Martedì scorso durante un vertice alla prefettura di Agrigento era stato deciso di impiegare il Centro di Lampedusa solo come base temporanea prima dello "smistamento" dei migranti. Nonostante le premesse, l'ennesimo sbarco ha trovato Lampedusa impreparata.

In tutto ciò un'unica notizia positiva. Un caso singolo strappa la vicenda della migrazione dalla riduzione a semplici numeri (quanti sbarcati, quanti sopravvissuti, quanti morti) e ne restituisce lo spessore di esperienza individuale vissuta. La ragazza somala sopravvissuta al "barcone della morte" giunto il 19 ottobre scorso è uscita dal coma in cui era piombata a causa degli stenti. Aveva viaggiato per due settimane tra i cadaveri, sulla carretta che l'aveva traghettata in un inferno durato dalla Libia alle coste della Sicilia. Ha pianto, ha detto qualche parola, ha chiesto dei compagni di sventura che non sono sopravvissuti alla fatale traversata.

Giada Valdannini