Per la Consulta l'ubicazione degli impianti va decisa dalle Regioni.

La vicenda fu portata alla ribalta nazionale con il caso di Radio Vaticana

Elettrosmog, secondo schiaffo a Gasparri
 
 
Lo Stato non può assolutamente rivendicare la competenza esclusiva in materia di tutela dell'inquinamento, magnetico ed elettromagnetico. La questione rientra nella pertinenza delle Regioni, le quali possono esercitare i loro poteri nel rispetto dei soli principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato.

Ciò è quanto stabilito dalla Corte Costituzionale nelle due sentenze (le n. 307 e 308) depositate ieri in cancelleria. Tali tesi, oltre a riconoscere operante la distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, torna a ribadire il colpo subito dalla Gasparri e sancisce la centralità delle Regioni in materia di elettrosmog.

La vicenda fu portata alla ribalta nazionale oltre due anni fa dal caso scatenato dalle antenne di radio Vaticana, alla periferia di Roma. Le associazioni di cittadini sostenevano e sostengono che le onde elettromagnetiche, da essa propagate, fossero all'origine della diffusione di tumori.

Era del 1 ottobre 2003 la notizia che la Corte Costituzionale aveva dichiarato costituzionalmente illegittimo il decreto legislativo 198/2002 sull'elettrosmog, noto come "decreto Gasparri", che avrebbe dovuto velocizzare le creazione di infrastrutture di telecomunicazione ritenute strategiche per lo sviluppo, in particolare relative alla telefonia mobile. La Consulta è tornata ieri sull'argomento ed ha segnato un ulteriore punto a favore di Regioni ed enti locali, sebbene abbia sancito che spetta allo Stato stabilire i limiti di pericolosità per l'esposizione ai campi elettromagnetici. Infatti decidere dove localizzare gli impianti che producono onde elettromagnetiche sarà di pertinenza degli enti locali, in quanto sono responsabili dell'uso del loro territorio. Potranno perciò spostare le strutture da un luogo all'altro della regione, per evitare l'accumulo di inquinamento elettromagnetico.

La sentenza di ieri trova il plauso di Legambiente, che riconosce alla Consulta il merito di aver dato alle istituzioni più vicine al territorio «la possibilità di misure precauzionali a tutela della salute». Roberto Della Seta, portavoce nazionale dell'associazione ambientalista, aggiunge: «Le Regioni hanno piena potestà ad intervenire su uno dei punti più delicati della vicenda elettrosmog: quello della localizzazione degli impianti».

Il ministro Gasparri tenta di minimizzare il colpo subito («la Corte non entra nel merito»), a rispondergli è Roberto Musacchio, responsabile ambiente del Prc: «La sentenza della Consulta è un ulteriore colpo alla legislazione emergenziale ed autoritaria messa in atto da Gasparri e anche da Lunardi che volevano avocare a sè scelte sulla pianificazione territoriale, sottraendole agli enti locali e alla partecipazione democratica. Ora - conclude Musacchio - si apre lo spazio alla pianificazione e alla democrazia». Riflessioni condivise da Walter De Cesaris: «Nonostante il governo abbia posto limiti che non sono cautelativi, ragione per cui sarà necessario battersi, la sentenza della Consulta, riconoscendo la centralità del governo del territorio, riconosce la possibilità di tutelare la salute delle persone». Mentre di «secondo schiaffone senza possibilità di recupero» al ministro parla anche Vincenzo Vita, esperto di politiche della comunicazione dei Ds: «E' una sentenza molto forte».

In tutto ciò, il 23 ottobre, al tribunale di Roma, si aprirà un nuovo processo a carico di tre dirigenti dell'emittente della santa sede, accusati di "getto pericoloso di cose" per via delle emissioni degli impianti di santa Maria di Galeria, ritenute nocive dalla procura della capitale. Restiamo a vedere se le "preghiere all'elettrosmog" saranno in grado di assicurare agli imputati almeno l'"assoluzione terrena".

Giada Valdannini