Dal 2007 i genovesi "acquisiti" potranno votare per eleggere sindaco e consiglio comunale
E Genova porta già il suo esempio concreto
 
 
Fini scompagina il già precario equilibrio del governo. La proposta avanzata dal vicepresidente del Consiglio, relativa alla possibilità di dare il voto ai migranti regolarmente residenti in Italia, scatena il putiferio fra le schiere della maggioranza ed il sasso lanciato fa breccia. L'ultima uscita di Fini trova l'immediato plauso di tutti coloro che da anni si impegnano per i diritti di quegli uomini e quelle donne in fuga dalle loro terre d'origine e Berlusconi si trova nell'"empasse" di dover metterci una pezza: «Il voto agli immigrati non è nei piani del governo» e aggiunge: «Non ci ho mai messo la testa: ne parlerò con Fini, come sempre in tono cordiale». Ci prova a sedare gli animi accesi da questo "spiraglio di possibilità" ma non ci riesce, tanto più che in Italia già esistono lusinghieri risultati di battaglie mirate all'estensione del diritto di voto ai migranti.

Già nei prossimi mesi Genova, per esempio, estenderà il diritto di voto per le elezioni amministrative ai cittadini stranieri, che risiedono in città. I migranti che abitano nel capoluogo ligure, ormai genovesi a tutti gli effetti, potranno scegliere il loro sindaco e il consiglio comunale a partire dal 2007. Lo stabilisce una mozione approvata dal Consiglio comunale con il voto favorevole di tutti i partiti di centro sinistra e di Rifondazione Comunista. Hanno anche aderito alla proposta varie associazioni come le Acli, Arci e Cgil.

Un'esperienza che nasce nel lontano '94 quando vigliacche ronde fasciste "anti-immigrati" disseminarono terrore nella città. Da lì, nella città portuale, si risvegliò la volontà di porre fine a tali scorrerie e la necessità di tutelare i migranti attraverso l'estensione dei diritti.

«L'Antagonismo - spiega Bruno Pastorino, segretario della federazione Prc di Genova - è riuscito a permeare gli ambiti istituzionali» anche grazie alla sensibilità politica dimostrata dalle istituzioni cittadine. «Si è arrivati a grandi risultati - aggiunge - ad un autentico cambio nel senso comune. Il 60% dei genovesi ha detto sì al voto ai migranti. E' il prodotto tangibile della mobilitazione contro la Bossi-Fini ed i centri di detenzione temporanea».

Non cela la propria soddisfazione per il risultato ottenuto nella sua regione neppure il segretario regionale del Prc Marco Nesci: «Sia comune sia provincia modificheranno lo statuto per estendere il voto ai migranti», dice mostrando una palese diffidenza verso «l'improvvisa democratizzazione di Fini». «Accogliamo la proposta con favore, ma auspichiamo l'estensione dell'esperienza di Genova, in modo significativo, a tutta l'Italia».

Nonostante il percorso non sia stato facile, il grande obiettivo prefissato e raggiunto nella città portuale ha dato "il là" alla consapevolezza che la "proposta di civiltà", avanzata dal vicepremier Gianfranco Fini, possa e debba essere sancita da una legge valida in tutto il territorio nazionale. Affinché l'Italia si trasformi in un "melting pot" di culture e di diritti pariteticamente riconosciuti.

Giada Valdannini