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Incontro nella sede di Liberazione con sindacalisti e rappresentanze di poliziotti e carabinieri «Legge e ordine». Ma per chi? Dubbi, timori e preoccupazioni della categoria verso il rinnovo del contratto Frida Nacinovich |
Liberazione 5 febbraio 1999
ROMA - Torneranno a portare gli alamari sulle divise? È da pensare che "legge ed ordine" vogliano dire manganellare senza pietà chiunque manifesti pubblicamente il suo disappunto? Il rischio c'è, le prove pure. Ed a testimoniare il disagio di fronte ad un sempre piú marcato spostamento in senso autoritario della personale realtà lavorativa, sono proprio loro, poliziotti e carabinieri. Quei pochi almeno che, riuniti in un'inedita accoppiata dagli stessi timori di una deriva eccessivamente "militare" dei loro corpi, hanno deciso di esprimere dubbi e timori in un momento particolarmente delicato come quello del rinnovo dei contratti. E per farlo hanno scelto un luogo che non troppi anni fa molti di loro avrebbero occupato volentieri, a suon di manganellate: e molti lo farebbero ancora. L'appuntamento è in via del Policlinico 131, faccia a faccia con Sandro Curzi. Cosa succede quando un governo di sinistra aiuta lo spostamento a destra del comparto di sicurezza? Accade che anche il Siulp, storico sindacato progressista delle forze di polizia, contribuisca al processo di normalizzazione e di involuzione della categoria. Capita che a prendere il caffè in via Genova (proprio davanti alla sede della Questura centrale) ci siano Fini, Bontempo e Storace. Avviene che una tessera di Rifondazione comunista possa precludere qualsiasi incarico all'interno del sindacato. E che la sicurezza venga confusa con la giustizia (secondo il modello ambrosiano).
Che cosa dicono i carabinieri e i poliziotti? «Troppo spesso non si rendono conto - dice Massimiliano Valdannini - di dove li stiano portando le forze sindacali». È tutto vero. I 350 mila addetti del "macrocosmo" del comparto di sicurezza italiano (guardia di finanza, polizia, carabinieri, corpo forestale, polizia penitenziaria) possono essere minacciati, subire ritorsioni ed essere trasferiti. «Bastano dieci minuti di ritardo - spiega Federico Marchesi dei rappresentanti dei carabinieri, Cocer (una sorta di sindacato che non può essere chiamato tale perché i militari non possono associarsi in sindacato) - con il rischio di finire addirittura di fronte al tribunale militare». Ma se per le forze militari la situazione è pesante, la realtà non cambia nemmeno per quelle civili: «In teoria dovremmo essere smilitarizzati - commenta Giorgio Pietrini, segretario regionale Siulp Piemonte - ma nei fatti abbiamo un ordinamento paramilitare, con in piú sanzioni in denaro. Esistono poi dei veri e propri paradossi: abbiamo medici del corpo e non di base».
Ma le frizioni fra polizia e carabinieri sono solo materia prima per le barzellette? E poi, ora che vi vogliono unificare cosa succederà? «Siano gazzelle dei carabinieri o volanti della polizia ad intervenire, la situazione non cambia - risponde Valdannini - sulla strada siamo tutti uguali ed andiamo d'accordo. Al livello operativo la mancanza di stellette non si avverte. La situazione cambia al livello di vertice». Lí entrano in gioco interessi ben diversi. Quanto all'interconnessione delle forze dell'ordine la risposta è ancora piú semplice: «Non funziona» - dicono in coro.
In occasione del rinnovo contrattuale non mancano certo critiche alla Finanziaria e preoccupazioni per il futuro. con un pizzico di amara ironia: «Dove finiscono i soldi?», chiede Pietrini mostrando l'ingombrante distintivo. Si risponde: «Ecco l'ultima creazione della P.S. style, il portatessera con relativa placca, peraltro storta, "modello Giuditta". Sinceramente non so quanto possa costare, ma credo che se ne potesse fare a meno. E quanto costano le nuove Fiat Marea della Polizia, quasi tutte difettose?». «Vogliono imitare Starsky & Hutch, ma finiscono per assomigliare a Gianni e Pinotto», brontolano gli altri.
Alle soglie del terzo millennio sembra che nessuno voglia capire che il nodo della sicurezza riguarda soprattutto i poveri. Cosí al problema degli stipendi troppo bassi si aggiunge un problema di dignità: «Siamo preoccupati - conclude Gianclaudio Vianzone, segretario regionale del Siulp - dai segnali che provengono da un fronte trasversale parlamentare che a partire dai Ds fino ad An si sta muovendo nella direzione di prefigurare una politica di sicurezza basata sulla prevalenza organizzativa e territoriale delle Polizie Militari, dequalificando le Polizie ad ordinamento civile e modificando completamente il ruolo delle Polizie locali».