Il mobbing arriva in parlamento
Rc presenta un Ddl per regolare il fenomeno, che in
Europa riguarda l'8% dei lavoratori
FRANCESCA PILLA
«La psicologia del lavoro indica con l'espressione
mobbing che deriva dall'inglese to mob (accerchiare aggredire),
il complesso delle azioni e dei sintomi derivanti da una situazione di
terrore psicologico sul posto di lavoro». Inizia così la relazione
introduttiva del disegno di legge presentato da Rifondazione comunista,
per tentare di regolare un fenomeno che seppure sia sempre più frequente,
è ancora troppo sottovalutato. Ieri la presentazione a Roma con il
senatore Gigi Malabarba, uno degli autori del Ddl, psichiatri, specialisti
e diversi sindacati come il Fnsi e il Siulp, per far luce su una materia
complicata che colpisce soprattutto le donne, nella maggior parte dei casi
sotto forma di molestie sessuali. Ma in Europa ad essere mobbizzate ogni
giorno sono migliaia di persone. Nei 15 paesi dell'Unione su un campione
di 12.000 dipendenti, l'8,1% si è dichiarato vittima di atti di violenza e
persecuzione psicologica al lavoro. La cifra è molto inferiore alla
realtà, dato che la maggior parte dei lavoratori non ha ancora preso
coscienza della propria condizione. «Il mobbing può essere verticale,
orizzontale - spiega Maurizio Marasco medico legale, neuropsichiatra - ma
la cosa spaventosa è che sta diventando una strategia reale nelle aziende
per lo svecchiamento del personale». L'obiettivo è emarginare e isolare il
dipendente, attraverso una vera e propria persecuzione fino a provocarne
il licenziamento o a indurlo alle dimissioni. Tutto sotto gli occhi dei
colleghi, a volte accondiscendenti per paura di ritorsioni, altre volte
ignari di quello che accade. Per Marisa Lieti, primario psichiatra: «I
pericoli sono eclatanti, per la persona adulta il lavoro è fonte
d'identità. I mobbizzati presentano patologie post traumatiche da stress,
le stesse dei reduci di guerra, che possono portare fino al suicidio». Uno
dei paesi con più casi di denuncia è la Svezia, dove però insieme alla
Francia e la Germania la materia è meglio regolata dalla legislatura. Nel
nostro paese c'è ancora un vuoto. «La decisione di presentare il Ddl - ha
detto Malabarba - nasce dall'esigenza attuale di una maggior tutela dei
lavoratori su diritti di tipo diverso. Ci troviamo di fronte
un'inadempienza da parte dell'Ue, mentre in Italia non c'è nessuna
normativa nemmeno a livello contrattuale».
Il mobbing comunque non è una patologia, ma una condizione sociale dalla
quale scaturisce la malattia, quindi molto si può fare lavorando sulla
prevenzione. «Abbiamo previsto - continua Malabarba - la costituzione di
centri per la prevenzione affidati alle regioni in collaborazione con le
Asl e le altre istituzioni. Vogliamo mettere il lavoratore nella
condizione di poter agire in prima persona, evitando ritorsioni. In caso
di denuncia, il magistrato dovrà prendere una decisione in breve tempo,
come accade per l'attività antisindacale».
Il Ddl interessa particolarmente il Siulp:
«Il fenomeno è molto diffuso nella polizia - denuncia Valdannini
segretario provinciale - la nostra categoria per il carattere paramilitare
e gerarchico è più esposta al mobbing. Negli ultimi 3 anni ci sono stati
77 suicidi. Subito dopo il G8 di Genova tre ragazzi di Bari si sono
suicidati. Bisogna assolutamente avere un controllo su queste situazioni».
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