Ieri la sentenza del tribunale di Tione ha "salvato" il ciclista dall'accusa di frode sportiva. Decisiva la non applicabilità della nuova legge sul doping. Restano molti interrogativi
Pantani, assoluzione sofferta
 
 
Dopo aver tremato a lungo, Pantani tira un primo sospiro di sollievo. Il processo a carico del ciclista si è risolto in una bolla di sapone. L'ex scalatore è stato assolto ieri dall'accusa di frode sportiva nel processo in corso a Tione (Trento) per i fatti relativi al Giro d'Italia 1999. Il pm poche ore prima della sentenza aveva chiesto 6 mesi di reclusione e 500 euro di multa per violazione della legge 401/1989 sulla frode sportiva. Nella penultima tappa del Giro '99, a Madonna di Campiglio, i medici Uci (Unione ciclistica internazionale) trovarono Pantani con valori ematici fuori norma. L'assoluzione è stata pronunciata con la formula «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato». Marco Pantani venne squalificato dal Giro del 1999, ad un passo dalla sua seconda vittoria della corsa rosa, e da quel momento si aprì un lungo braccio di ferro tra il romagnolo e la giustizia, accompagnato ad un calvario dell'atleta che non seppe più riprendersi.

L'assoluzione del ciclista è giunta dal Trentino dando una svolta alle indagini relative alle sue imprese agonistiche. Ieri mattina, il giudice monocratico Giuseppe Serao ha decretato la non applicabilità della legge 401/99 (relativa al reato di corruzione e frode sportiva) al caso dell'ematocrito alto riscontrato all'atleta. L'udienza però, non si era aperta nel migliore dei modi per Pantani. Il pubblico ministero del tribunale di Tione, Carmine Russo, aveva chiesto 6 mesi di reclusione e 500 euro di multa per l'imputato. In difesa di Pantani, l'avvocato Roberto Manzo ha cercato di smontare le accuse della procura di Trento sia in diritto (ha contestato l'applicabilità al caso Pantani della legge 401/99) sia nel merito (in relazione alla causa - effetto dell'uso di epo per motivare la presenza di una percentuale di ematocrito elevata). Tra la vecchia legge sul doping del 1989 e quella del 1999 si è tentato di coprire un vuoto normativo legato all'interpretazione del fenomeno doping (nel 1989 il doping non era ancora stato preso in seria considerazione dal legislatore), ma a Pantani è stato applicato il vecchio testo e questa può essere una delle spiegazioni della sua assoluzione. Pantani era già stato assolto per lo stesso motivo nel 2001 dalla Corte di appello di Bologna dopo una condanna a tre mesi inflittagli per l'ematocrito alto, in occasione della Milano-Torino del 1995.

La formula adottata ieri assolve così di diritto Pantani perché nei suoi riguardi non può essere applicata la legge 401, ma non entra assolutamente in merito agli accertamenti medico - legali. Così, nonostante la sentenza decreti l'assoluzione del ciclista, permangono numerosi dubbi rispetto alla sua assunzione di sostanze dopanti. Su questo aspetto, infatti, il giudice non ha potuto pronunciarsi.

Le dichiarazioni dei mesi scorsi vedevano Pantani ormai provato dalla lunga querelle giudiziaria: «La storia ormai è già stata scritta - aveva detto - non sarà una sentenza a cambiare le cose. Sono ormai quattro anni che lotto contro i processi e le accuse. Per questo, a un certo punto della mia vita, ho deciso di fregarmene di tutto». Ieri il salvataggio in extremis.

Il campione che si è da sempre dichiarato estraneo al doping ed ha sostenuto ripetutamente di essere innocente, pur non riuscendo a spiegarsi l'accaduto, ha accolto la notizia dell'assoluzione con pacato giubilo, «prendo serenamente atto della decizione», tornando dopo molto ad incassare una nuova "vittoria".

II verdetto fiinale chiude un capitolo nelle vicende giudiziarie di quello che è stato per molti l'ultimo interprete del ciclismo romantico, ma apre la via a tutta una serie di polemiche. La difesa del ciclista ha puntato ad individuare un cavillo della legge in cui l'accusa potesse vacillare, e ci è riuscita, ma non riuscirà ad arginare l'ondata di dissenso legata alla scelta di non prestare alcuna attenzione al fatto che - come ha ribadito più volte il pm - «l'assunzione di epo va ritenuta sussistente». E adesso, Pantani continuerà a pedalare?

Giada Valdannini
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