Un coro di proteste dopo il blitz contro gli studenti del liceo romano Virgilio
proibizionismo
Scuola di Polizia
 
 
Ormai ogni logica "va in fumo". La lotta contro i detentori di hashish individua i primi "pericolosi colpevoli" e trascina con sé anche una valanga di polemiche. Un clima repressivo ha pervaso le indagini di polizia ed il giro di vite si fa sempre più duro. Chi ne paga le spese è oggi il mondo della scuola.

Dopo la dichiarazione di guerra alla droghe proclamata dal vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, le battute di caccia hanno subito una forte accelerazione. Ne è esempio il blitz attuato la notte di ieri dagli agenti del commissariato Trevi-Campo Marzio. L'azione si è svolta ai danni di alcuni studenti del Liceo Classico romano "Virgilio", sorpresi nelle loro case all'alba con l'intento di scovare qualche grammo di hashish. La necessità era quella di individuare qualche capro espiatorio da portare alla ribalta, quale monito e premessa di ulteriori inasprimenti delle indagini.

All'indomani di questa azione di polizia, che ha visto cinque minorenni segnalati all'autorità amministrativa per uso personale di stupefacenti ed un coetaneo, diciassettenne, denunciato per detenzione ai fini dello spaccio, quale clima si respira nei corridoi del Liceo di via di Ripetta e come è stata presa la notizia fuori dall'Istituto?

Un clima di sospetto aleggia fra studenti e professori, ma qualche docente si sbottona: «E' incredibile, i nostri ragazzi non sono mica delinquenti»; ed un altro: «Questa mi sembra la solita operazione di facciata, messa a punto per far passare il messaggio "adesso ci pensiamo noi"». Per affrontare l'emergenza, nella giornata di ieri è stato programmato anche un incontro straordinario del Collegio docenti.

Alla tensione provocata da queste indagini persecutorie, ha risposto un coro di voci pronte a dire no ad una strategia della repressione che mira alle scuole, eludendo l'obiettivo primario di individuare i veri responsabili del traffico di droga.

Molto preoccupati Vittorio Agnoletto e Paolo La Marca, dell'associazione Lila Cedius: «Le politiche proibizioniste del Governo in materia di droghe, di cui l'intervento sul Liceo Virgilio è solo l'esempio più recente, non servono ad altro che alimentare senza giustificazioni l'allarme sociale e giovano solo alla criminalità organizzata. La cannabis è una sostanza di gran lunga meno pericolosa di alcool e tabacco».

Stesse convinzioni il deputato dei Verdi e vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, Paolo Cento: «La prevenzione della diffusione delle droghe tra i giovani, la distinzione per altro prevista dalla normativa tra uno spinello e le droghe pesanti, il rispetto dei minori sono principi cardini che non possono essere stravolti da alcuna strumentalizzazione».

Nel cortile del Virgilio, tra gli studenti criminalizzati come veri e propri delinquenti, regna un grande fermento ed una buona dose di diffidenza. I giornalisti hanno accerchiato l'istituto e non è semplice invitare gli studenti a parlare, trincerati dietro un rigido silenzio: «Non vogliamo alimentare ulteriori polemiche». Ma intanto il Collettivo studentesco si sta già attivando per organizzare una grande assemblea in risposta al blitz.

Una cosa è certa: «Gli studenti del Virgilio si sentono controllati e messi alla berlina come criminali», a dirlo è Simona (un nome fittizio con il quale la studentessa preferisce celare la sua vera identità). «Ci sentiamo additati come caso del giorno, la scuola "bene" in cui si spaccia» aggiunge indispettita. Il malcontento incombe nel cortile della scuola, ma diventa tangibile quando gli studenti parlano di «una rapida stretta repressiva» che getta l'Istituto e le scuole, in genere, «in un regime di polizia».

Ci si domanda perché proprio ora si ponga l'accento sulla questione hashish nelle scuole ed i più avveduti dichiarano di essere «pedine di un progetto politico ben più ampio». In molti si domandano chi abbia permesso che agenti in borghese si infiltrassero nei locali della scuola. I responsabili dell'Istituto si passano la palla delle responsabilità, mentre gli agenti del Primo distretto di via del Collegio Romano dichiarano: «Abbiamo ottenuto dalla preside l'autorizzazione ad usare alcuni locali della scuola. Una volta ci siamo camuffati da operai, in un'altra occasione da custodi».

Ed è caccia alle streghe.

Giada Valdannini