L'Associazione nazionale magistrati si prepara allo sciopero: il 5 novembre giornata della giustizia e il 22 assemblea nazionale aperta alla società civile
Toghe, la due giorni di lotta
 
 
Dalla proclamazione dello stato di agitazione alla proposta di entrare in sciopero: l'Associazione nazionale magistrati sarebbe pronta a ricorrere a questo strumento ma non prima di una mobilitazione più ampia. Prima di ricorrervi - scrive l'associazione - «si dovranno tentare tutte le strade possibili». Nel pomeriggio di ieri si è tenuta la riunione del comitato direttivo centrale, chiamato a decidere le iniziative da intraprendere per contrastare una riforma giudicata pessima su ogni fronte. I lavori si sono conclusi con un documento che dà mandato alla Giunta di mantenere lo stato di agitazione della categoria. I magistrati, nel testo, esprimono più volte le loro valutazioni negative in merito al progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario e concordano sulla necessità di organizzare a novembre una giornata per la giustizia (giorno 5) e una assemblea nazionale aperta (il 22) con il contributo della società civile, della cultura giuridica, di rappresentanti delle magistrature europee.

La proposta di sciopero discussa nel "parlamentino" giunge in un momento in cui l'affondo ai magistrati ha raggiunto il culmine. Dopo l'approvazione in Commissione giustizia del Senato della nuova edizione del ddl delega sulla "riforma" dell'ordinamento giudiziario, contenente un paio di nuovi emendamenti sulla responsabilità disciplinare dei magistrati, e le strampalate "diagnosi lombrosiane" del Cavaliere, la misura è divenuta colma. L'iniziativa estrema di ricorrere allo sciopero pare essere un'ipotesi suffragata da numerose adesioni e finalizzata a denunciare tutto il dissenso della Magistratura nei riguardi di una riforma dell'ordinamento giudiziario che «mira a colpire l'indipendenza dei giudici».

«E' emergenza perché - come ha scritto il responsabile Giustizia del Prc, Alberto Burgio, proprio su Liberazione - mai prima d'ora è emerso così chiaramente che l'attacco all'indipendenza e all'autonomia della magistratura mette in discussione anche i diritti di ciascuno di noi».

Così, mentre il governo continua a non affrontare la questione sollevata dalla Magistratura, relativa all'inefficienza della giustizia per la mancanza di fondi, il Comitato direttivo centrale dell'Anm serra le fila e si propone di fare un ultimo tentativo prima di ricorrere a soluzioni più perentorie. Il presidente Edmondo Bruti Liberati afferma, infatti, che si procederà prima attraverso la via del confronto con le forze politiche e parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, per verificare possibili ripensamenti di un insieme di norme considerate «un attacco alla giurisdizione e quindi alla tutela dei diritti».

Giada Valdannini