Il popolo «no war» sbarca a Roma
In centinaia di migliaia sfileranno oggi nella capitale insieme al manifesto. Partiti dell'opposizione e sindacati, associazioni e ong, cattolici e laici. Per gli ostaggi e il popolo iracheno
ANGELO MASTRANDREA
ROMA
Non sarà una festa come al manifesto tutti avevano sperato, ma l'auspicio è che almeno «sia il tocco finale per la liberazione di Giuliana», come dice Franco Sgrena. Il papà della nostra giornalista, a Roma per la manifestazione insieme alla moglie, è in redazione per un veloce saluto e una visita alla scrivania, vuota, della figlia, e si dichiara «ottimista» per via di «tutto questo movimento» che si spera giunga agli occhi e alle orecchie dei rapitori. Perché il principale obiettivo delle centinaia di migliaia di persone che oggi sfileranno nella capitale è proprio quello: mostrare che esiste un'altra Italia che è contro la guerra, e non da oggi. E che di questo popolo fanno parte Giuliana e il manifesto. E' questo il collante che per un giorno terrà insieme partiti politici dell'opposizione e associazioni, sindacati confederali e di base, no global e associazionismo cattolico. Tutti insieme da piazza della Repubblica al Circo Massimo. Dalle 14 fino a tarda sera, con gli interventi dal palco e il concerto finale. Nella giornata di ieri è leggermente cambiata la scaletta: ad aprire la serie dei discorsi sarà il segretario della Federazione nazionale della stampa Paolo Serventi Longhi, a chiudere il direttore del manifesto Gabriele Polo. Nel mezzo Simona Torretta, il direttore della redazione di Liberation Antoine de Gaudemar e non Serge July come previsto, e il vicedirettore di Die Zeit Matthias Nass, che arriverà al posto del direttore Giovanni di Lorenzo. Poi, dopo la lettura di una poesia di Pasolini da parte di Miranda Martino, comincerà il concerto, mentre sui due maxischermi collocati ai due lati del Circo Massimo verranno proiettate foto di Giuliana e immagini dei dipinti «di guerra» del pittore iracheno Alì al Jabari.

Ad aprire il corteo, dietro lo striscione «Liberiamo la pace», sarà la redazione del manifesto insieme a due scolaresche di Roma. A seguire, i circa 2 mila giornalisti che hanno firmato l'appello della Fnsi, la comunità irachena in Italia e le associazioni, poi partiti e sindacati, ong e comunità islamiche. Le giornaliste di Controparola faranno le donne-sandwich con foto di Giuliana, altre donne faranno un cordone a piazza Venezia nella mattinata, la giunta provinciale di Roma parteciperà al completo così come numerosi enti locali con i gonfaloni,
in corteo ci saranno anche i poliziotti del Siulp, al tramonto il Colosseo sarà illuminato a giorno come quando viene cancellata una sentenza di morte in qualsiasi paese del mondo, al Circo Massimo verrà realizzata un'enorme scritta con le fiaccole «Iraq libero».

Ci sarà tutta l'opposizione, mancherà invece il Polo, fatta eccezione per Bobo Craxi, che ha annunciato la sua partecipazione mentre la sottosegretario Margherita Boniver ha lanciato ieri un appello per Giuliana. Un gruppo di filmaker e registi (tra cui Wilma Labate e Mimmo Calopresti) filmerà l'intera giornata e metterà i materiali a disposizione del manifesto, mentre cinque minuti della manifestazione saranno disponibili entro 24 ore sul nostro sito.