Ancora una volta il questore di Asti
stupisce con le sue iniziative che accrescono in maniera sempre più
allarmante il malcontento tra il personale della questura.
Il 28/10/2000, con circolare, ha rinnovato e ribadito le disposizioni
sull’uso dell’uniforme del personale della Polizia di Stato della questura
di Asti, certamente a seguito di una recente visita ispettiva ministeriale
del dr Sorrentino. Siamo, ancora una volta costretti ad intervenire
sull’interpretazione che il questore dà sul decreto del ministero
dell’Interno del 19/2/1992, ribadito con circolare ministeriale n.
5551/B1a/15/1 del 20/6/1996, circa l’uso degli abiti civili. L’art. 3 del
citato decreto fa riferimento alla possibilità di non indossare l’uniforme
per coloro che esplicano servizi investigativi e per tutti quelli che
svolgono un servizio tale, per cui l’uso della divisa potrebbe recare
nocumento all’esito degli stessi. Inoltre estende tale possibilità per quei
servizi di carattere pratico per cui l’austerità della divisa mal si
concilierebbe con il lavoro manuale, nonché per coloro che esplicano
attività di carattere logistico e tecnico-scientifico. Il questore, di
fatto, impone, a giorni alterni, l’uso della divisa e quello degli abiti
civili con esclusivo riferimento al personale della Divisione Polizia
anticrimine e del Gabinetto provinciale di Polizia scientifica.
Nella situazione in esame il questore non tiene in minima considerazione le
imprevedibilità dei servizi che va a svolgere il personale della Polizia
scientifica e la delicatezza del servizio di gestione e tutela dei
collaboratori della giustizia che assolve tutto il personale della Divisione
Polizia anticrimine.
Tra l’altro al Gabinetto provinciale di Polizia scientifica di Asti, non ci
sono appartenenti ai ruoli tecnici della Polizia di Stato che esplicano
attività tecnico-scientifica, personale al quale, forse, si richiama il
dettato dell’art. 3.
Sorprende questa iniziativa del questore perché sembra particolarmente
interessato ai due uffici in questione, dove lavorano, guarda caso, l’ex
segretario e l’attuale segretario generale provinciale del Siulp.
Sorprende perché al Gabinetto provinciale della Polizia scientifica da circa
due mesi è stata assegnata una autovettura di servizio con i colori di
serie. Ma se davvero la Scientifica deve usare l’uniforme, e se ciò è
previsto dal 1992, perché non dotarla di vetture con colori di istituto?
Il questore di Asti sa benissimo che la Scientifica assolve prevalentemente
compiti di carattere investigativo e preventivo in stretta collaborazione
con la magistratura e con gli uffici operativi che lavorano in borghese
(Squadra Mobile, Digos, ecc.).
Non ce la sentiamo di esprimerci sulla praticità che assume l’uso
dell’uniforme nell’attività della Scientifica, anche quella più semplice
quale ad esempio fotografare con il berretto calzato.
Anche la Divisione Polizia anticrimine ha in dotazione una sola vettura con
i colori di serie. È dal 1993 che tutto il personale del citato ufficio cura
il settore dei collaboratori della giustizia; pur essendo stato individuato
un responsabile, tra i sette Ispettori in forza, nella realtà quotidiana il
servizio viene assolto da tutti.
In virtù di questa necessità operativa e per meglio tutelare i
collaboratori, nel 1996, l’allora questore di Asti aveva autorizzato l’uso
degli abiti civili a tutto il personale della Divisione Anticrimine.
Oggi succede il contrario. La città di Asti è una piccola comunità non
paragonabile alla metropoli dove per il poliziotto, anche quello in
uniforme, è molto facile confondersi. Vigilare il collaboratore in abiti
civili ha un’importanza fondamentale, sia per la sua tutela sia per quella
dell’operatore.
Ora succede che, a turno, il personale incaricato si reca dai collaboratori
e lo stesso personale, magari il giorno dopo, a un controllo domiciliare,
potrà certamente essere notato in uniforme dai vicini di casa del
collaboratore, tutto questo alla faccia della tutela e della
professionalità.
Ma l’assurdo, nella circolare in discussione, si raggiunge quando il
questore indica che l’addetto mensa è autorizzato all’uso degli abiti civili
“in considerazione della particolarità del servizio”.
Se ciò è determinato dal fatto che è sicuramente poco elegante e dignitoso
vedere un poliziotto che fa la spesa, è anche vero che il citato addetto, in
abiti civili, si reca a fare la spesa per la mensa con un mezzo furgonato
con colori di istituto.
Quindi, alla questura di Asti, abbiamo personale in divisa che esce in
servizio su auto con colori di serie e personale in abiti civili con
automezzi con colori di istituto.
Discorso meritevole di attenzione e collegato a quello appena affrontato, è
il metodo che il questore di Asti adotta nell’individuazione degli uffici a
cui assegnare i fondi per l’acquisto e l’assegnazione di abiti civili per
coloro che espletano particolari servizi istituzionali (forse impropriamente
definita indennità di vestiario?).
Dopo la circolare del 28.10.2000, il questore di Asti in base a quali
criteri stabilirà gli aventi diritto ed in base a quale proporzione
assegnerà gli abiti civili al personale della Divisione Polizia anticrimine
e, soprattutto di Polizia scientifica?
Questa circolare non sarà una “escamotage” per escludere questo personale
dall’assegnazione?
Non abbiamo bisogno di elemosina, ma chiediamo soltanto il riconoscimento di
un diritto che, se esiste, deve valere per tutti. Nel 1998 il questore
assegnò in maniera equa, a tutto il personale individuato, gli stessi abiti
civili; nel 1999 assunse un altro metodo totalmente diverso privilegiando,
con un abito completo, il personale della Digos e, molto stranamente, quello
della Squadra pg della Sezione Polizia stradale, assegnando, infine, un
pantalone tipo jeans al restante personale.
Questa situazione suscitò giustamente il malcontento del personale al quale
fu assegnato il pantalone che portò poi il Siulp ad assumere un
atteggiamento di protesta per disparità di trattamento contro la decisione
assunta, invitando i colleghi a non ritirare il capo di abbigliamento loro
assegnato. Questa iniziativa è ancora in atto, nonostante l’Amministrazione
abbia invitato i colleghi al ritiro del pantalone.
L’azione di questa struttura è finalizzata affinché l’Amministrazione adotti
un criterio equo di assegnazione del vestiario, in considerazione che i
fondi stabiliti, di volta in volta, subiscono variazioni che non permettono
di formulare compensazioni tra un anno e l’altro né di comprendere tra i
canoni di valutazione, ad esempio, l’esclusione di un ufficio rispetto ad
altri.
Il questore, al contrario, senza tenere in minima considerazione la
posizione assunta dal Siulp, è fermo sulle sue decisioni, affermando, tra
l’altro, che a suo parere, il personale titolato ad avere questa sorta di
indennizzo, per la natura del servizio che svolge, è soltanto quello della
Digos. Ma questa affermazione cosa fa pensare: che il restante personale che
lavora in borghese non ne abbia titolo e quindi si deve arrangiare?
Noi crediamo che la finalità di questo misero “bonus”, sia quella di
sopperire, in qualche modo, alle spese e gratificare quel personale che
lavora in abiti civili e quindi, secondo noi, deve essere attribuita a tutti
quelli che lavorano in borghese.
Il questore di Asti non la pensa così e sostiene che, se il personale non
ritirerà i pantaloni restituirà al Ministero la somma assegnata per l’anno
2001. Ma questo atteggiamento non costituisce, forse un danno economico nei
confronti dei colleghi che ne hanno titolo e non è forse un comportamento
“intimidatorio”?
Noi crediamo invece che la cosa migliore sia quella di utilizzare nel modo
più giusto, la somma assegnata per l’anno venturo, per evitare ritardi nella
consegna del materiale, così come è già accaduto negli anni precedenti,
quando l’inverno era ormai trascorso.
A livello centrale, è opportuno rivedere i criteri di assegnazione,
semplificandoli, di queste cosiddette indennità, da assegnare, dopo una
corretta individuazione, ad personam.
Nella perfetta organizzazione della questura di Asti succede che c’è il
personale che non ha ancora ricevuto i capi di abbigliamento assegnati per
l’anno 1999, sempre in relazione al mancato ritiro dei “famigerati”
pantaloni.
Infine, il questore di Asti,così preciso nel ribadire l’osservanza dell’uso
dell’uniforme non si è accorto che recentemente è stato distribuito il nuovo
giubbotto in goretex, sostitutivo dei precedenti e che i capi assegnati alla
questura di Asti, sono stati consegnati nella maggior parte al personale
degli uffici ed a qualcuno della sezione volante.
Morale: tra poco vedremo equipaggi delle volanti vestiti come l’esercito di
“franceschiello”, qualcuno con il giubbotto di pelle, qualcuno con la
vecchia giacca a vento, qualcuno senza. Tutto ciò alla faccia
dell’uniformità della divisa e dell’immagine che dovrebbe rendere
l’operatore di Polizia al cittadino.
Complimenti!
A parte l’ironia, chiediamo un immediato intervento affinché la situazione
sinora descritta venga sanata, a tutela dei lavoratori di Polizia, per
ridare loro maggiore e migliore professionalità, ristabilendo quel rapporto
di fiducia reciproca con il questore di Asti che, con le iniziative sinora
assunte, ha messo davvero in discussione.
Salvatore Faita
Segretario Generale Siulp di Asti |