dal SIULP DI CUNEO

 


 
 
 
 
 
Nell'esprimere la piena solidarietà al Siulp di Asti colgo l'occasione di esprimere alcune analisi sul rapporto Polizia e società civile, proprio in occasione dei festeggiamenti dei 150 anni di fondazione.
 
Dopo la disgraziata svolta operata ed imposta da alcuni dirigenti sindacali nazionali del SIULP e SAP, con la fittizia motivazione che si trattava di rivalutazione e rilancio del ruolo fondamentale del sindacato, l'introduzione della legge 29/92, non a caso introdotta in Polizia mentre altri settori pubblici e privati ne avevano già sperimentato il fallimento, l'amministrazione o meglio, la componente più reazione dell'apparato Polizia, nell'annullamento del potere sindacale di contrattazione dell'orario, non mancava di farne occasione per alzare il vessillo della tanto agognata rivalsa del potere decisionale e del dirigismo più bieco e becero sul sindacato di Polizia.
 
I contenziosi si moltiplicavano al motto "Qui comando Io" come dire che la Questura è la propria casa ed i poliziotti con qualifica inferiore al funzionario graditi inquilini.
 
Ogni proposta alternativa di corretta gestione del personale che teneva conto delle esigenze prioritarie del servizio e la tutela del cittadino destinatario del servizio sicurezza, e quindi venivano prodotte prima del 1995 nella ragionata e democratica concertazione tra parti sociali e responsabili veniva bollata come una indecente ingerenza nella gestione patronale e militaresca della classe dirigente che rivendica l'organizzazione come dominoi assoluto.
 
Quale organizzazione ci chiedamo Noi?
 
Esigenze di O.P. spesso generate dal sensazionalismo o da delicati equilibri che il Prefetto di provincia a malapena gestiva; necessità di maggiore visibilità dell'apparato, spesso anche personalistici quasi da maschera di teatro nei confronti della Stampa e televisione più che dall'opinione pubblica; necessità di dimostrare capacità organizzative soltanto ai fini di carriera e si ha l'impressione che si acquistano molti punti se si è stati capaci di picchiare duro con i sindacati.
 
L'organizzazione della Polizia, salvo alcuni ritocchi di facciata, è rimasta desueta ed ormai non consona alle nuove dinamiche evolutive della criminalità organizzata, della criminalità quotidiana e del terrorismo.
 
Ecco perchè il sindacato, come Asti ed altre eccezioni, viene visto con fastidio, come quinta colonna che rovina i piani così asetticamente fatti tra quattro mura senza alcun confronto interno ed esterno.
 
Ecco perchè il sindacato viene visto con fastidio come il nemico, no solo per identificazione militaristica dell'avversario ma perchè capace di mettere i panni sporchi stesi al pubblico.
 
Ecco perchè alle pantomine festaiole, che con tanta enfasi mettono in mostra pennacchi e lustrine, vengon sacrificati le cashe de dolence dei poveri poliziotti che ogni giorno, senza la retribuzione accessoria, si impegnano a svolgere il proprio dovere mentre il Questore si mette in posa con i potenti.
 
Ecco perchè sarebbe ora che le manifestazioni di dissenso non siano isolate ma sinao coordinate una volta per tutte a livello regionale e nazionale per una polizia più democratica ed efficiente.
 
Antonio CIARAMELLA
 
direttivo nazionale SIULP