Ecco ancora una notizia che ci lascia sconcertati, solo poche settimane
orsono un giovane veniva assalito mentre era appartato con la fidanzata da
tre ragazzi, l'assalito si era poi rivelato essere un agente che ha
risposto ad un colpo di pistola, poi rivelatasi finta, con un colpo di
pistola vera. E' condannabile l'agente che ha sparato temendo per la
propria vita e per quella dalla sua compagna?
Ed è condannabile l'agente che inseguito da due ragazzini in motocicletta,
ragazzini che intendevano rubargli lo scooter, che nella concitazione degli
eventi estraggono un'arma giocattolo, abilmente camuffata per sembrare
vera, e si ritrovano invece contrapposta l'arma dell'agente?
Cosa sarebbe successo se una "persona qualunque" si fosse trovata al posto
dell'agente? Sarebbe stato un qualsiasi tentativo di rapina andato a buon fine?
Sono sconcertato dagli eventi che riempiono le nostre cronache e resto
attonito al messaggio riportato da alcune testate giornalistiche che, se
veritiero, dovrebbe generare  molti altri interrogativi sulle persone
preposte al comune servizio ed alla tutela dell'ordine pubblico; parlo
della dichiarazione del Presidente della Repubblica che mostra la sua
solidarietà alla famiglia del tredicenne ucciso dall'agente.
Non basta essere tredicenni per avere "la licenza di delinquere".
Non credo sia corretto che la massima istituzione delo Stato si pronunci
solidale con la famiglia senza condannare l'azione ... e allora meglio
evitare!
Ciampi continua a raccogliere la mia simpatia di cittadino italiano, ma
credo anche che questa volta abbia preso uno "scivolone".
Già dal "caso Giuliani" stiamo rischiando di legittimare l'illecito
ricercando giustificazioni anche dove non ve ne sono.
L'imputazione del militare o dell'agente che durante il proprio servizio, o
nelle ore in cui non porta la divisa ma ugualmente provvedere alla pubblica
utilità, è coinvolto in uno scontro a fuoco in cui ha la meglio su un
delinquente potenziale, deve far riflettere i nostri legislatori che
dovrebbero impegnarsi per un'iter che permetta di indagare sul
coinvolgimento, di quest'ultimo, senza accomunare l'agente con un qualunque
delinquente.
Nessuno vuole sceriffi, pistoleros o 007 con licenza di uccidere; ma credo
che nessuno voglia avere per strada "balordi" emulatori di attori
holliwoodiani.
Basta con il pietismo gratuito delle interviste ai genitori, quale genitore
può essere indiffeente alla morte di un figlio? Interviste e riprese
inutili che dovrebbero essere proibite proprio a rispetto della persona
intervistata ed anche un poco per il rispetto dovuto a chi non riesce a
conciliare la morte inutile di un ragazzino sbandato, il dolore della
famiglia di questo ed il proprio senso civico e sociale.
Oggi tutti hanno diritto a tutto, chi vuole il diritto alla casa, chi al
lavoro, chi alle proprie idee .... oggi tutti vogliono tutto e subito ed
esternano le proprie pretese "al di sopra delle righe".
Penso sia opportuno limitare i toni riportando la discussione entro i
limiti del buon senso.
Un tentativo di rapina resta tale anche se a farlo è un ragazzino di
tredici anni, se viene estratta un'arma, o un arnese che la richiama nelle
fatture e nelle sembianze, è lecito pensare che l'altro, il rapinato,
faccia un uso preventivo di quanto in suo possesso per difendersi ... la
storia che la difesa deve essere proporzionale all'offesa mi fa pensare che
per sparare a chi ci punta un'arma occorra aspettare di essere feriti
mortalmente, diversamente occorre procurare all'aggressore un danno
proporzionale a quello ricevuto.
Senza entrare in tecnicismi chiedo: se mi sparano ad un piede posso credere
che abbia sbagliato mira e volesse uccidermi o devo credere che volesse
"solo" procurarmi lesioni e pertanto devo fare altrettanto?
Indubbiamente i fatti sono toccanti e nessuno può restare indifferente di
fronte alla morte di chi ancora non ha avuto il tempo di assaporare i
piaceri, ed i dispiaceri, della vita.
Questo non può offuscare la giusta visione prospettica della realtà
soprattutto di chi è preposto alla garanzia dell'ordine sociale del paese.
Lasciamo che la giustizia abbia il suo corso, rispettiamo il dolore di
coloro che hanno perso un figlio e smettiamo di innalzare a martire chi ha
trovato la morte ricercando, allo sbando, una ragione di vita.

Loris Burgio
l.burgio@libero.it