Si susseguono casi di pedoni investiti ed
uccisi da criminali al volante che poi fuggono. Forse le pene previste dalle
leggi sono troppo lievi: nel peggiore dei casi, un anno di carcere paga la
vita di un cittadino
Iniziata è la caccia al pirata della strada. Una nuova figura popola le
nostre strade: uccide e fugge proprio come un serial killer ma non si tratta
di un’unica persona. Sono in molti ad agire e difficilmente identificabili.
Questa piaga perniciosa tormenta la nostra incolumità e uccide “tambour
battant” centinaia di vittime totalmente indifese .
Ma chi sono questi pirati della strada? Leggendari uomini con una benda su
un occhio, a bordo di vascelli fantasma?.
La loro descrizione diverge radicalmente da questo canone. Sono
semplicemente comunissimi uomini a bordo di tuonanti autoveicoli lanciati ad
altissime velocità, che solcano le nostre strade noncuranti dei rischi cui
vanno incontro e delle stragi di cui sono causa.
La pirateria stradale è un fenomeno sociale che dilaga ben oltre i confini
regionali, invade strade, autostrade, centri urbani e campagne e proprio
come ogni forma di prevaricazione si nutre di silenzio e si trincera dentro
una nicchia di anonimato.
Tale cruento fenomeno è stato riconosciuto quale evento dalla portata
mondiale allorché, dall’alto di numerose testate giornalistiche, si è
cominciato a tuonare contro la danza macabra che si perpetra quotidianamente
sulle nostre strade .
I media stilano autentici “bollettini di guerra” con annessi interminabili
elenchi di vittime.
Il reiterarsi di questi eventi ci ha spinti ad indagare sulle ragioni di
questo sterminio e sulle eventuali risoluzioni di un tale conflitto senza
strategie.
In realtà molto spesso dietro alle morti della strada, le cui vittime
vengono lasciate agonizzanti sul bordo delle carreggiate, non vi è alcuna
premeditazione ma un acutissimo sentimento di paura legato alla istantanea
comprensione di quanto causato.
Ogni caso però è a sé e non sempre colui che scappa dal luogo dell’impatto
lo fa per paura o perché è sotto shock ma perché è noncurante della gravità
del suo gesto.
I pirati spesso cercano nel buio la protezione e nella fuga il silenzio che
cancelli ogni traccia del loro passaggio.
Purtroppo però lunghe scie di sangue testimoniano le loro nefandezze e
macchiano le nostre strade di un rosso cupo, di un colore indelebile,
scenografie già note di sempre nuovi delitti.
L’uomo che per disattenzione o per sottovalutazione dei rischi connessi
all’alta velocità dà luogo ad un incidente non è un pirata della strada ma
lo diviene qualora fugga dalle proprie responsabilità ed eviti di portare
soccorso all’ investito.
Il costante ripetersi di questo fenomeno non ha portato però a poter
tracciare un chiaro identikit del pirata: criminale o uomo comune che colto
dal panico si dia alla fuga?.
Come in un agguato senza movente i pirati muovono i loro passi nell’assoluta
oscurità, protetti da una coltre di nebbia che molto spesso li rende
“legibus soluti”, assolutamente impuniti e soprattutto liberi di continuare
ad uccidere.
Da gennaio ad ottobre 2001, la Polizia stradale ha segnalato ben 594
automobilisti che subito dopo aver provocato un incidente sono fuggiti.
Solo uno su tre è stato poi successivamente identificato e denunciato per
omissione di soccorso e sono veramente pochi coloro che decidono di
costituirsi.
Nel mirino dei pirati non sono solo gli automobilisti ma i pedoni e stime
ufficiali attestano che il maggior numero di segnalazioni di pirateria
stradale proviene dai centri urbani.
E’ storia dei giorni di festa (24 dicembre) l’investimento di un bambino di
tre anni travolto da una Lancia Dedra lanciata ad altissima velocità su Via
Napoleone III a Roma e scampato alla morte con qualche escoriazione ed
alcune contusioni.
Non tutti gli investimenti terminano, però, con una porta chiusa in faccia
alla morte ed un anziano signore ha perso la vita il giorno di Natale mentre
inforcava la sua bicicletta sulla via Pontina, all’altezza di Spinaceto. E’
stato investito da un furgone ed è deceduto poco dopo in ospedale.
Il conducente dell’automezzo che ha urtato con violenza l’anziano si è
fermato per prestare soccorso ed ha anche chiesto l’aiuto di alcuni
automobilisti sopraggiunti sul luogo dell’impatto ma la tempestività dei
soccorsi ed il ricovero presso il Sant’Eugenio non sono stati sufficienti a
salvare la vittima.
La sfida più grande, qualora non vi siano testimoni, è riuscire a
rintracciare chi provoca un incidente e scappa.
Infatti i luoghi che fanno da sfondo a numerosi incidenti sono spesso luoghi
poco frequentati e male illuminati.
Così, per lo più, la risoluzione di questi insidiosi casi è quasi totalmente
nelle mani di eventuali testimoni che assistano all’incidente e che possano
annotare la targa del veicolo e memorizzare il colore dell’auto o il modello
e se in tempo…agire.
Naturalmente avvertire le Forze dell’ordine sarà poi la mossa successiva o
magari, come hanno fatto a Milano, assicurare alle Forze di pubblica
sicurezza un pirata in fuga, rincorso , raggiunto e poi bloccato da semplici
automobilisti.
La polizia stradale è intervenuta drasticamente per ridurre il numero delle
omissioni di soccorso grazie a controlli serrati con etilometri ed
autovelox.
Nonostante tutte queste misure di sicurezza le nostre strade sono meno
pericolose ma le omissione di soccorso non tendono a diminuire.
Ma cosa si rischia per un’omissione di soccorso? Nonostante la gravità del
reato, la pena corrispettiva non è poi così gravosa.
Se un “hit and run driver” (pirata della strada) viene catturato dovrà
rispondere davanti al giudice di lesioni gravi cui segue un periodo di
reclusione fino a due anni e una multa pari a 2.400.000 Lire.
Se si accerta che si tratti di un omicidio colposo si rischia da 1 a 5 anni
di carcere e fino ad un massimo di 12 se l’incidente provoca un morto o un
morto e almeno un ferito grave.
In realtà quanto scritto su carta viene assai raramente rispettato ed una
volta entrati nei gangli della giustizia italiana, ci si imbatte in processi
lentissimi, risarcimenti che non giungono mai e pene ridotte in maniera
vergognosa. La questione del patteggiamento è poi un tema spinoso da
trattare in quanto dovrebbe prevedere il parere favorevole della famiglia
delle vittima ma molto spesso così non accade.
Se si pensa che chi investe e fugge subisce una pena pari a chi diffonde
banconote false si capisce quanta ingiustizia vi sia in questi processi che
spingono ad impartire pene esemplari solo qualora gli incidenti abbiano
suscitato un certo clamore.
Numerosi familiari delle vittime si sono riuniti in associazioni e da tempo
chiedono che i processi per omissione di soccorso precedano attraverso
corsie preferenziali e che le pene rispettino il grande dolore per la
perdita di un congiunto.
Il dolore, però, molto spesso spogliato di ogni forma di rabbia spinge
numerosi parenti delle vittime a non richiedere pene esemplari ma a battersi
affinché vengano commutate in pene sostitutive che contemplino il
“volontariato obbligatorio” a fianco di coloro che lottano giornalmente per
evitare che la tragedia sia sempre in agguato.
La realtà è che le pene sono troppo lievi , che mai l’investitore sconta più
di un anno di carcere e che occorrerebbe quantomeno il ritiro incondizionato
e permanente della patente onde evitare che il pirata torni a mietere
vittime.
Varie e variegate sono state le forme di reazione-prevenzione attuate nelle
varie regioni italiane e spesso hanno fatto leva sul brusco impatto visivo
con la tragedia della pirateria stradale.
A Trevignano, di fronte all’Auditorium comunale fu posta un’auto distrutta
da un incidente stradale e sul ciglio della Provinciale 57, presso Eraclea,
sono state disposte delle croci per ricordare una famiglia interamente
distrutta e per esortare gli automobilisti a premere l’acceleratore con
coscienza .
Purtroppo il fenomeno della pirateria stradale ha attecchito ben oltre i
nostri confini ed il sistema giudiziario anche all’estero è spesso troppo
carente.
In Francia le pene per il “délit de fuite” prevedono 2 anni di carcere e 60
milioni di multa, in Germania il ritiro della patente da uno a sei mesi e la
condanna da 3 a 6 mesi mentre in Spagna, anche qualora vi siano feriti, si
rischiano pene lievi e multe blande: da 6 a 12 mesi di carcere.
Si distinguono in tale casistica gli Stati Uniti che definiscono l’omissione
di soccorso “felony”, il più grave dei reati, equiparato al tentato omicidio
e punibile, qualora perpetrato in stato di ubriachezza, con l’ergastolo.
Così, in realtà, da una sponda all’altra dell’Oceano i pirati della strada
compiono le loro scorrerie pressoché indisturbati e ciò purtroppo avverrà
fino a quando l’intera società civile non sceglierà di togliersi dagli occhi
ogni benda di omertà che porga il fianco al loro agire criminale.
BOX
I casi più recenti
Roma, 13 agosto 2001 - Un nomade di sedici anni, Bruno Bevilacqua, travolto
ed ucciso da un’auto pirata mentre fa ritorno a casa. L’investitore viene
arrestato dopo due settimane.
Seveso, 23 ottobre 2001 - Luca Vender, sedici anni, viene trascinato per
quasi tre chilometri da una “Golf” che l’ha investito mentre era sullo
scooter. Il ragazzo riporta ferite gravissime; l’investitore viene
identificato e arrestato.
Rimini, 11 novembre 2001 - Samantha Moretti, 22 anni, investita da un’auto
pirata mentre esce da una discoteca: morte istantanea.
Bergamo, 19 dicembre 2001 - In provincia di Bergamo una donna di 68 anni
viene travolta e uccisa da una macchina mentre torna a casa in bicicletta.
Nessuna traccia dell’investitore.
Lecco, 6 gennaio 2002 - Una sedicenne che viaggiava dietro il motorino di un
amico, viene travolta e finisce in gravissime condizioni. Tre giorni dopo
viene arrestato il pirata: era privo di patente da dieci anni per “problemi
psicofisici”.
Treviso, 7 gennaio 2002 - Due anziani coniugi vengono travolti mentre
attraversano la strada sulle strisce pedonali: la donna è deceduta sul
colpo; il marito, novantenne, è in gravi condizioni. L’investitore si
costituisce il giorno successivo.
Milano, 22 gennaio 2002 -Un furgone investe ed uccide una anziana signora,
Vincenza De Rosa, che stava attraversando sulle strisce. Nel momento in cui
scriviamo si sta rintracciando l’investitore |