Febbraio/2002 - Pirati della strada

Fenomeno sociale in espansione

 

di Giada Valdannini

 

Si susseguono casi di pedoni investiti ed uccisi da criminali al volante che poi fuggono. Forse le pene previste dalle leggi sono troppo lievi: nel peggiore dei casi, un anno di carcere paga la vita di un cittadino

Iniziata è la caccia al pirata della strada. Una nuova figura popola le nostre strade: uccide e fugge proprio come un serial killer ma non si tratta di un’unica persona. Sono in molti ad agire e difficilmente identificabili.
Questa piaga perniciosa tormenta la nostra incolumità e uccide “tambour battant” centinaia di vittime totalmente indifese .
Ma chi sono questi pirati della strada? Leggendari uomini con una benda su un occhio, a bordo di vascelli fantasma?.
La loro descrizione diverge radicalmente da questo canone. Sono semplicemente comunissimi uomini a bordo di tuonanti autoveicoli lanciati ad altissime velocità, che solcano le nostre strade noncuranti dei rischi cui vanno incontro e delle stragi di cui sono causa.
La pirateria stradale è un fenomeno sociale che dilaga ben oltre i confini regionali, invade strade, autostrade, centri urbani e campagne e proprio come ogni forma di prevaricazione si nutre di silenzio e si trincera dentro una nicchia di anonimato.
Tale cruento fenomeno è stato riconosciuto quale evento dalla portata mondiale allorché, dall’alto di numerose testate giornalistiche, si è cominciato a tuonare contro la danza macabra che si perpetra quotidianamente sulle nostre strade .
I media stilano autentici “bollettini di guerra” con annessi interminabili elenchi di vittime.
Il reiterarsi di questi eventi ci ha spinti ad indagare sulle ragioni di questo sterminio e sulle eventuali risoluzioni di un tale conflitto senza strategie.
In realtà molto spesso dietro alle morti della strada, le cui vittime vengono lasciate agonizzanti sul bordo delle carreggiate, non vi è alcuna premeditazione ma un acutissimo sentimento di paura legato alla istantanea comprensione di quanto causato.
Ogni caso però è a sé e non sempre colui che scappa dal luogo dell’impatto lo fa per paura o perché è sotto shock ma perché è noncurante della gravità del suo gesto.
I pirati spesso cercano nel buio la protezione e nella fuga il silenzio che cancelli ogni traccia del loro passaggio.
Purtroppo però lunghe scie di sangue testimoniano le loro nefandezze e macchiano le nostre strade di un rosso cupo, di un colore indelebile, scenografie già note di sempre nuovi delitti.
L’uomo che per disattenzione o per sottovalutazione dei rischi connessi all’alta velocità dà luogo ad un incidente non è un pirata della strada ma lo diviene qualora fugga dalle proprie responsabilità ed eviti di portare soccorso all’ investito.
Il costante ripetersi di questo fenomeno non ha portato però a poter tracciare un chiaro identikit del pirata: criminale o uomo comune che colto dal panico si dia alla fuga?.
Come in un agguato senza movente i pirati muovono i loro passi nell’assoluta oscurità, protetti da una coltre di nebbia che molto spesso li rende “legibus soluti”, assolutamente impuniti e soprattutto liberi di continuare ad uccidere.
Da gennaio ad ottobre 2001, la Polizia stradale ha segnalato ben 594 automobilisti che subito dopo aver provocato un incidente sono fuggiti.
Solo uno su tre è stato poi successivamente identificato e denunciato per omissione di soccorso e sono veramente pochi coloro che decidono di costituirsi.
Nel mirino dei pirati non sono solo gli automobilisti ma i pedoni e stime ufficiali attestano che il maggior numero di segnalazioni di pirateria stradale proviene dai centri urbani.
E’ storia dei giorni di festa (24 dicembre) l’investimento di un bambino di tre anni travolto da una Lancia Dedra lanciata ad altissima velocità su Via Napoleone III a Roma e scampato alla morte con qualche escoriazione ed alcune contusioni.
Non tutti gli investimenti terminano, però, con una porta chiusa in faccia alla morte ed un anziano signore ha perso la vita il giorno di Natale mentre inforcava la sua bicicletta sulla via Pontina, all’altezza di Spinaceto. E’ stato investito da un furgone ed è deceduto poco dopo in ospedale.
Il conducente dell’automezzo che ha urtato con violenza l’anziano si è fermato per prestare soccorso ed ha anche chiesto l’aiuto di alcuni automobilisti sopraggiunti sul luogo dell’impatto ma la tempestività dei soccorsi ed il ricovero presso il Sant’Eugenio non sono stati sufficienti a salvare la vittima.
La sfida più grande, qualora non vi siano testimoni, è riuscire a rintracciare chi provoca un incidente e scappa.
Infatti i luoghi che fanno da sfondo a numerosi incidenti sono spesso luoghi poco frequentati e male illuminati.
Così, per lo più, la risoluzione di questi insidiosi casi è quasi totalmente nelle mani di eventuali testimoni che assistano all’incidente e che possano annotare la targa del veicolo e memorizzare il colore dell’auto o il modello e se in tempo…agire.
Naturalmente avvertire le Forze dell’ordine sarà poi la mossa successiva o magari, come hanno fatto a Milano, assicurare alle Forze di pubblica sicurezza un pirata in fuga, rincorso , raggiunto e poi bloccato da semplici automobilisti.
La polizia stradale è intervenuta drasticamente per ridurre il numero delle omissioni di soccorso grazie a controlli serrati con etilometri ed autovelox.
Nonostante tutte queste misure di sicurezza le nostre strade sono meno pericolose ma le omissione di soccorso non tendono a diminuire.
Ma cosa si rischia per un’omissione di soccorso? Nonostante la gravità del reato, la pena corrispettiva non è poi così gravosa.
Se un “hit and run driver” (pirata della strada) viene catturato dovrà rispondere davanti al giudice di lesioni gravi cui segue un periodo di reclusione fino a due anni e una multa pari a 2.400.000 Lire.
Se si accerta che si tratti di un omicidio colposo si rischia da 1 a 5 anni di carcere e fino ad un massimo di 12 se l’incidente provoca un morto o un morto e almeno un ferito grave.
In realtà quanto scritto su carta viene assai raramente rispettato ed una volta entrati nei gangli della giustizia italiana, ci si imbatte in processi lentissimi, risarcimenti che non giungono mai e pene ridotte in maniera vergognosa. La questione del patteggiamento è poi un tema spinoso da trattare in quanto dovrebbe prevedere il parere favorevole della famiglia delle vittima ma molto spesso così non accade.
Se si pensa che chi investe e fugge subisce una pena pari a chi diffonde banconote false si capisce quanta ingiustizia vi sia in questi processi che spingono ad impartire pene esemplari solo qualora gli incidenti abbiano suscitato un certo clamore.
Numerosi familiari delle vittime si sono riuniti in associazioni e da tempo chiedono che i processi per omissione di soccorso precedano attraverso corsie preferenziali e che le pene rispettino il grande dolore per la perdita di un congiunto.
Il dolore, però, molto spesso spogliato di ogni forma di rabbia spinge numerosi parenti delle vittime a non richiedere pene esemplari ma a battersi affinché vengano commutate in pene sostitutive che contemplino il “volontariato obbligatorio” a fianco di coloro che lottano giornalmente per evitare che la tragedia sia sempre in agguato.
La realtà è che le pene sono troppo lievi , che mai l’investitore sconta più di un anno di carcere e che occorrerebbe quantomeno il ritiro incondizionato e permanente della patente onde evitare che il pirata torni a mietere vittime.
Varie e variegate sono state le forme di reazione-prevenzione attuate nelle varie regioni italiane e spesso hanno fatto leva sul brusco impatto visivo con la tragedia della pirateria stradale.
A Trevignano, di fronte all’Auditorium comunale fu posta un’auto distrutta da un incidente stradale e sul ciglio della Provinciale 57, presso Eraclea, sono state disposte delle croci per ricordare una famiglia interamente distrutta e per esortare gli automobilisti a premere l’acceleratore con coscienza .
Purtroppo il fenomeno della pirateria stradale ha attecchito ben oltre i nostri confini ed il sistema giudiziario anche all’estero è spesso troppo carente.
In Francia le pene per il “délit de fuite” prevedono 2 anni di carcere e 60 milioni di multa, in Germania il ritiro della patente da uno a sei mesi e la condanna da 3 a 6 mesi mentre in Spagna, anche qualora vi siano feriti, si rischiano pene lievi e multe blande: da 6 a 12 mesi di carcere.
Si distinguono in tale casistica gli Stati Uniti che definiscono l’omissione di soccorso “felony”, il più grave dei reati, equiparato al tentato omicidio e punibile, qualora perpetrato in stato di ubriachezza, con l’ergastolo.
Così, in realtà, da una sponda all’altra dell’Oceano i pirati della strada compiono le loro scorrerie pressoché indisturbati e ciò purtroppo avverrà fino a quando l’intera società civile non sceglierà di togliersi dagli occhi ogni benda di omertà che porga il fianco al loro agire criminale.





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I casi più recenti

Roma, 13 agosto 2001 - Un nomade di sedici anni, Bruno Bevilacqua, travolto ed ucciso da un’auto pirata mentre fa ritorno a casa. L’investitore viene arrestato dopo due settimane.

Seveso, 23 ottobre 2001 - Luca Vender, sedici anni, viene trascinato per quasi tre chilometri da una “Golf” che l’ha investito mentre era sullo scooter. Il ragazzo riporta ferite gravissime; l’investitore viene identificato e arrestato.

Rimini, 11 novembre 2001 - Samantha Moretti, 22 anni, investita da un’auto pirata mentre esce da una discoteca: morte istantanea.

Bergamo, 19 dicembre 2001 - In provincia di Bergamo una donna di 68 anni viene travolta e uccisa da una macchina mentre torna a casa in bicicletta. Nessuna traccia dell’investitore.

Lecco, 6 gennaio 2002 - Una sedicenne che viaggiava dietro il motorino di un amico, viene travolta e finisce in gravissime condizioni. Tre giorni dopo viene arrestato il pirata: era privo di patente da dieci anni per “problemi psicofisici”.

Treviso, 7 gennaio 2002 - Due anziani coniugi vengono travolti mentre attraversano la strada sulle strisce pedonali: la donna è deceduta sul colpo; il marito, novantenne, è in gravi condizioni. L’investitore si costituisce il giorno successivo.

Milano, 22 gennaio 2002 -Un furgone investe ed uccide una anziana signora, Vincenza De Rosa, che stava attraversando sulle strisce. Nel momento in cui scriviamo si sta rintracciando l’investitore