A meno di due anni da una scissione che
poco aveva a che fare con gli interessi dei lavoratori, con l’approssimarsi
del Congresso del Siulp ritengo sia giunto il momento, per tutti, di trarre
un primo bilancio.
Per noi che, con grande sofferenza, decidemmo di non seguire i compagni
della Cgil nel Silp, costituendo un’area di sinistra nel Siulp, si è
trattato, per vari motivi, di un’esperienza esaltante. Eravamo considerati
un branco di disperati, degli illusi che, senza un aggancio organico con
alcuna Confederazione, avevano la velleità di continuare un’esperienza
unitaria mantenendo salda la nostra identità e senza rinunciare ai valori di
riferimento. Davanti a noi quasi tutte le porte della sinistra si sono
chiuse, siamo stati considerati degli avversari, dei venduti, nella migliore
delle ipotesi degli stupidi.
Oggi possiamo dirlo: è stata durissima, ma i fatti sembrano darci ragione.
La nostra opposizione ostinata alla frammentazione, che non giova certo ai
lavoratori, la nostra voglia di unitarietà, è stata premiata.
Ci apprestiamo ad un congresso vero, ma comunque vada abbiamo già vinto. Il
Siulp non si affilierà alla Cisl e per statuto continuerà a guardare a Cgil,
Cisl e Uil; il suo riferimento continuerà ad essere l’insieme del mondo
confederale. Si tratta di una scelta unilaterale, resa possibile dalla
tensione unitaria degli amici della Cisl, che ci auguriamo serva a vincere
la cecità di Cgil e Uil riportandole a dialogare con il sindacato di Polizia
di gran lunga più rappresentativo.
Con i colleghi che si riconoscono idealmente nella Cisl abbiamo instaurato
un rapporto franco e leale, basato sul rispetto delle singole idealità e
delle diversità.
Per la prima volta, a meno di improbabili sconvolgimenti dell’ultima ora,
forse ci apprestiamo ad un congresso in cui il confronto sarà aspro e
serrato sui contenuti e sulle politiche, ma non su quote e posti. Le aree si
confronteranno sul da farsi ma non saranno eserciti in lotta l’uno contro
l’altro non si sa per cosa se non per il potere del capo.
Ne siamo orgogliosi ma lo consideriamo solo un punto di partenza. Il nostro
progetto, molto ambizioso, contiamo di realizzarlo ragionando per tappe.
La nostra prima esigenza era sopravvivere senza snaturarci e tantomeno
mettendoci sul mercato. Si tratta della prima scommessa vinta. Non era
scontato, tanti erano i nemici, sia all’interno (dove da non pochi eravamo a
mala pena sopportati) che soprattutto all’esterno.
Innanzitutto i compagni del Silp. Considerando gli enormi mezzi politici ed
organizzativi di cui hanno goduto, l’essersi posizionati non troppo oltre la
soglia minima di rappresentatività dovrebbe indurli ad una attenta
riflessione. Nei posti di lavoro hanno condotto una guerra senza quartiere
ai nostri delegati di base. D’altra parte la stessa Cgil, tempo fa, ha
diramato una nota alle sue strutture territoriali in cui si indicava nel
Silp l’unico interlocutore. È stato perpetuato il vizio atavico della
sinistra alla lotta fratricida, anziché ricercare le ragioni dell’unità per
confrontarci, insieme e quindi più forti, con la controparte.
Non abbiamo mai risposto alle provocazioni perché altro è il nostro
progetto. Non siamo interessati alla supremazia a sinistra, che pure, numeri
alla mano potremmo rivendicare. Nel nostro orizzonte vi è il
ricongiungimento con tutti coloro che hanno abbandonato il Siulp e non solo
con loro.
Riteniamo fondamentale una nuova stagione sindacale, una stagione di lotta
per la salvaguardia dei diritti primari del lavoratore, dal diritto ad una
adeguata retribuzione al diritto ad una vecchiaia serena, da diritto alla
salute al diritto al rispetto della dignità umana al diritto a vivere in una
società più sicura e più giusta.
Per l’affermazione di tali diritti è necessaria una nuova coscienza
sindacale, la fine della frammentazione e delle stupide rivalità fra le
varie organizzazioni sindacali che hanno come unico risultato
l’indebolimento dei lavoratori.
Lavoriamo per la costruzione di un grande sindacato unitario, democratico e
pluralistico, che sappia essere la casa di tutti i lavoratori democratici,
che metta al centro dell’iniziativa sindacale la tutela dei diritti e la
salvaguardia dei bisogni, connesso al mondo confederale tutto, che sappia
essere autorevole interlocutore delle istituzioni e sia aperto al mondo
della società civile.
Forse a qualcuno può sembrare utopistico, ma abbiamo già dimostrato che le
scommesse impossibili, con serietà e dignità, nel rispetto dei nostri e
degli altrui ideali, siamo in grado di vincerle.
Antonio Costa |