I poliziotti più giovani non conoscono,
quelli avanti in anni e carriera hanno dimenticato. La legge 121/81 trasuda
repressioni contro chi si batté per una Polizia civile, democratica,
moderna, efficiente, al servizio delle Istituzioni e della gente. Per
capirne con la mente e col cuore i Valori occorre andare agli anni Sessanta
- Settanta fatti di scontri di piazza, scorrerie di criminalità sanguinaria,
terrorismo, stragi, attentati e deviazioni istituzionali… pensare al cranio
spappolato di Annarumma sull’asfalto di Milano, ai corpi straziati di piazza
Fontana e piazza della Loggia, dell’Italicus.., e vedere in questo scenario
i “tutori dell’ordine", offesi, sfruttati, cittadini di serie b privi dei
diritti più elementari, con stipendi di vergogna e pensioni da fame, turni
massacranti, malattie dissimulate, famiglie nascoste, trasferimenti come
pacchi postali.
Già ufficiale dei Carabinieri con un encomio solenne perché ferito in ordine
pubblico e un altro per meriti contro la mafia, divenuto per scelta
Commissario di Polizia volli subito stare dalla parte dei poliziotti di
base, dei più deboli. Dentro di me il ricordo di mio Padre maresciallo
dell’Arma che nascondeva il cuore malato per non essere riformato con una
pensione che non avrebbe permesso di fare studiare i quattro figli. È morto
per questo.
La costruzione di una Polizia capace di difendere, in quei tremendi anni di
piombo a rischio di golpe ed eversione, la Democrazia del Paese non poteva
che passare attraverso il riscatto professionale e sociale dei poliziotti,
il loro ritorno tra la gente come lavoratori per la sicurezza delle
Istituzioni repubblicane e di tutti. Pasolini lo scrisse in poesia dopo gli
scontri di Valle Giulia a Roma. Ci vollero anni di lotte per giungere infine
alla legge 121/81 coi suoi Valori: un percorso lungo e sofferto che
aggregando forze sociali, politiche, di cultura e di diritto, con l’unica
ideologia del bene collettivo, ha dato un contributo importante alla
crescita culturale e democratica del nostro Paese. Ciò grazie anche ai
Poliziotti, quelli che Franco Fedeli chiamava “eroi senza medaglie”, che
hanno patito inaudite repressioni professionali e morali di cui oggi tutti i
tutori dell’ordine, siano poliziotti, carabinieri, finanzieri, penitenziari,
forestali, e persino i prefettizi, tranquillamente fruiscono.
Come contributo di memoria, rendo disponibile una velina del 1974, trovata
grazie alla legge 241/90, solo recentemente nel mio fascicolo personale,
dedicandola a Franco Fedeli, agli agenti, sottufficiali e colleghi con cui
insieme iniziammo a sperare e lottare.
Terrore e sangue in quegli anni scorrevano a Genova, con le bombe sui treni,
l’uccisione del sindacalista Guido Rossa, il sequestro del giudice Sossi.
Noi volevamo capire, non essere più soli, contribuire insieme alla gente e
costruire sicurezza, pace e democrazia.
Il Questore che scrive, dall’inquietante passato repubblichino, mi aveva
fatto già trasferire da quella città con veline ancora più infide: ma non
bastava, occorreva distruggere il Movimento dei poliziotti democratici!
Sono passati ventuno anni dal 1° aprile 1981 in cui la legge 121 venne
approvata. Un anniversario amaro che sarà ricordato, più o meno in buona
fede, con rivendicazioni e proclami, anche se si dimenticherà di dire che i
suoi Valori sono stati disattesi e talora abusati; anche i Vertici di
Polizia (divenuti tali solo per le lotte di quei poliziotti) e gli stessi
Sindacati ne hanno svilito le irripetibili potenzialità di progresso,
cultura e unità!
Ma chissà che non ci sia un sussulto di coscienza per rivisitare quei
Valori, di là di sotterranee e strumentali competizioni fra Forze di
Polizia, col solo obiettivo di migliorare il “sistema sicurezza pubblica
italiano” sul mutato scenario nazionale e mondiale.
Per fare questo, chi ad ogni livello professionale e rappresentativo ha il
dovere-potere di riflettere, sensibilizzare e decidere, non può non avere
memoria, trasparenza, visione globale, umiltà, e soprattutto amore per la
Polizia che non merita ulteriori mortificazioni. Sono a disposizione, per
quello che ancora posso, con immutata idealità.
Ennio Di Francesco
«QUESTURA DI GENOVA
14 novembre 1974
N. Cat. C. I/2/1974
Oggetto:
Corpo delle Guardie di P.S. - Sindacato.
Riservata - Raccomandata
Al Ministero dell’Interno - Direzione Generale della P.S. - Servizio
Segreteria e Coordinamento - Roma
Di seguito alla lettera pari numero del 1˚ corrente con la quale venne
inviato l’articolo del quotidiano “Il Lavoro” che preannunziava, per la
prima quindicina del corrente mese, un’assemblea degli appartenenti alla
Polizia allo scopo di promuovere - uscendo dalla clandestinità - la
costituzione del Sindacato, si comunica che gli accertamenti svolti e
tuttora in corso incontrano notevoli difficoltà per l’omertà che regna
nell’ambiente.
Tuttavia è stato possibile acclarare che verso il 22 o 23 ottobre u. s.
venne a Genova da Roma, ove attualmente presta servizio, il Commissario Capo
di P.S. dr. Ennio Di Francesco, il quale avvicinò taluni funzionari per
invitarli ad una colazione che si sarebbe tenuta il 25 dello stesso mese in
un ristorante cittadino, nel corso della quale si sarebbero dovuti prendere
accordi in ordine alle iniziative da intraprendere per sollevare il problema
della costituzione del Sindacato.
Il funzionario fece presente che alla riunione conviviale avrebbe preso
parte anche il direttore della rivista “Ordine Pubblico”, sig. Franco
Fedeli, che in effetti risulta essere giunto a Genova il giorno 24 ed aver
alloggiato all’albergo “Park Hotel”.
Sembra che all’anzidetto convivio abbiano partecipato i Commissari di P.S.
dr. ... e dr. ... della Squadra Mobile nonché taluni tra sottufficiali e
guardie appartenenti in maggioranza allo stesso organismo.
È stato anche riferito che il dr. Di Francesco, che effettua frequenti
viaggi a Genova, abbia sollecitato il dr. ... e qualche altro funzionario
della Squadra Mobile, con i quali egli mantiene continui contatti
telefonici, a fare intensa opera di propaganda tra il personale militare per
incrementare al massimo gli abbonamenti alla rivista “Ordine Pubblico”.
Giorni addietro il Di Francesco è ricomparso a Genova ove pare si sia
trattenuto per due o tre giorni e con la sua venuta in questa città si sono
ravvivate le voci sulla imminenza della progettata riunione.
La sua longa manus a Genova sarebbe il dr. ... e qualche graduato già alle
sue dipendenze allorché egli prestava servizio presso questa Squadra Mobile.
Il Comandante la Legione della Guardia di Finanza ha avvertito stamane lo
scrivente che, secondo notizie a lui pervenute, la riunione dovrebbe tenersi
sabato 16 prossimo nel teatro “Amga” di proprietà della Azienda Municipale
del Gas di questa città ed ha indicato tra i promotori i Comm.Capi di P. S.
dr. ... ed il dr. ..., i quali sarebbero coadiuvati dai nominati dr. ... e
dr. ...
Per quanto riguarda il dr. ..., che presta servizio al Gabinetto, si fa
presente che il funzionario ha dichiarato che effettivamente nel decorso
ottobre venne invitato dal dr. Di Francesco a partecipare alla surricordata
riunione conviviale, ma che declinò l’invito.
È stato accertato che fino ad oggi nessuna richiesta è stata avanzata alla
direzione del locale per l’anzidetto giorno.
Pur non nascondendo le difficoltà esistenti a causa del muro di silenzio
sollevato nell’ambiente, la situazione continua ad essere seguita e si fa
riserva di riferire ulteriori novità.
Il Questore: A. Sciaraffia» |