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Viminale, il primo giorno di Pisanu
Passaggio di consegne soft tra Scajola e il nuovo ministro dell'interno. Plaudono il Siulp e i sindacati di destra
ALESSANDRO MANTOVANI
«Dopo Scajola, ora tocca a De Gennaro». E' il tam tam continuo di alcuni settori di An e di Forza Italia, tutto sommato il capo della polizia ci è abituato. Ma non è affatto detto che De Gennaro farà la fine del ministro dell'interno dimissionato da Berlusconi dopo la cosiddetta gaffe su quel «rompicoglioni» di Marco Biagi. E' anzi probabile, si vocifera negli ambienti di governo e di polizia, che la caduta di De Gennaro non sia imminente, continueranno insomma a tenerlo a galla fino al momento migliore per sacrificarlo: magari quando finirà l'inchiesta sulla scuola Diaz. Sciogliere il nodo sarà comunque compito di Beppe Pisanu, ex democristiano come Scajola ma suo nemico acerrimo, legato a personaggi come Lino Jannuzzi e Filippo Mancuso, proprio quelli che nel partito azienda sopportano poco l'attuale capo della polizia. Come è noto l'unico poliziotto candidato alla successione è Antonio Manganelli, oggi vice capo. Gli altri papabili, come Emilio Del Mese, sono prefetti di carriera che ben pochi nella polizia gradirebbero. Ieri, intanto, il nuovo ministro si è insediato al Viminale con il tradizionale passaggio di consegne nella sala Roma. Pisanu finalmente ce l'ha fatta. Mentre accompagnava Scajola al portone gli ridevano gli occhi. Poche frasi per i cronisti: «Il mio compito sarà di ascoltare», ha detto il neo-ministro guardando i suoi collaboratori: sembrava una stoccatina al suo predecessore, accusato - a torto o a ragione - di non dar retta mai a nessuno. Pisanu ha però aggiunto uno zuccherino: «Continuerò nella linea tracciata dal Scajola, che è un amico». E subito ha riconfermato come capo di gabinetto il prefetto Roberto Sorge, che dopo decenni di onorata carriera fino ai vertici dell'amministrazione civile dello stato corre il rischio di passare alla storia per la misteriosa indagine interna sulla scorta negata a Marco Biagi. La voluminosa relazione conclusiva è in queste ore il tesoro a cui danno la caccia i giornalisti italiani: tutti la cercano e nessuno, per il momento, la trova. Scajola disse che non c'erano colpevoli per la mancata protezione del professore ucciso dalle Br, ma nessuno sa se il prefetto Sorge abbia scritto davvero una cosa simile. Nella polizia tutti dicono che non è così, che quella relazione farà male.

I sindacati di destra della ps (tranne l'Usp) dicono «viva Scajola, benvenuto Pisanu». E'grave che lo dica anche Oronzo Cosi, leader cislino del Siulp: «Scajola è stato un buon ministro, dispiace veramente che la sua permanenza sia stata così bruscamente interrotta» anche se, sottolinea Cosi, la scelta delle dimissioni è «condivisibile, dimostra coerenza e dignità che solo uomini di elevato profilo morale possono dare». Il bilancio di Scajola, ministro del G8 di Genova e della scorta negata a Marco Biagi, «si chiude senz'altro in positivo» per il leader del Siulp. Non è d'accordo Gigi Notari, che nella segreteria del primo sindacato di ps rappresenta la sinistra: «Quella dichiarazione non l'avrei fatta. Scajola non lo rimpiangeremo perché la sua gestione non ha coinciso con un bel periodo per la polizia», ha detto Notari riferendosi ovviamente ai fatti dello scorso luglio a Genova. Duro il leader del Silp Cgil, Claudio Giardullo: «Le dimissioni erano inevitabili. Un ministro dell'interno deve avere grande credibilità e legittimazione istituzionale, che con le ultime vicende erano venute meno. Non è tutta colpa di Scajola, ma in quest'anno il governo ha preso decisioni sbagliate e gravi, dal fallimento dell'ordine pubblico al G8, con l'uccisione di un ragazzo e centinaia di feriti da entrambe le parti, alla circolare sulle scorte, alla quale dicemmo no molto prima dell'omicidio Biagi. I servitori dello stato vanno protetti».