Gennaio/2002 - Laboratorio

Scardinata la legge 121/81

 

di Luigi Notari

 

Con un fragoroso silenzio, nella più totale disattenzione da parte delle forze politiche del Paese, è stato approvato il decreto legislativo con il quale in attuazione della delega contenuta nell’art. 5 della legge 78/2000 si è provveduto a riordinare i ruoli dei funzionari direttivi e dirigenti della Polizia di Stato.
La notizia artatamente si è da sempre propinata all’opinione pubblica riguardo le contrapposizioni fra Arma dei Carabinieri (Quarta Forza armata) e Polizia di Stato, mentre in realtà il disegno complessivo e sotterraneo consiste nella perfetta e totale omogeneizzazione di tali fondamentali istituzioni agli apparati burocratici.
È un riordino che per certi aspetti mette fine a quello che è stato il movimento democratico dei poliziotti nato circa trent’anni orsono e che nel Paese ha cercato di dare un taglio nuovo all’attività di Polizia.
Infatti la nuova rideterminazione delle qualifiche direttive, sia nella Polizia di Stato che nei Carabinieri, armonizza la Polizia ai gradi dei Carabinieri, per ora solo nella simbologia terminologica, ma di fatto, in questa delicata fase culturale che il Paese attraversa in materia di sicurezza, invece di funzioni e specificità, si sono riproposti gradi e qualifiche.
Non è un caso che nella normativa non si parli di funzioni ma di gerarchia, intesa come valore di riferimento, armonizzazione come conformità, mentre questa società abbisogna invece di risposte complesse e diversificate.
La vicenda ha, per certi aspetti, dell’incredibile, e ricostruirne il percorso può sembrare, ad una superficiale lettura, facile; in realtà, invece, un’analisi approfondita evidenzia la difficoltà di comprendere come le forze politiche progressiste possano sostenere scelte di cui non se ne comprendono né i fini né i bisogni per la collettività.
In realtà i bisogni sottesi alla norma, a parere di chi scrive, sono quelli di dare risposta ai sentimenti, come detto, di autorità, intesa come potere a se stante, che è cosa ben diversa dall’autorevolezza capace di dare risposte al senso di insicurezza che pervade il Paese.
Dieci anni di governi tecnici di fatto hanno portato il Paese a risentire profondamente della concezione espressa in merito dai cosiddetti opinionisti, della cui obiettività è dato dubitare, mentre con riferimento alle questioni strutturali, esse in realtà risultano completamente gestite secondo gli orientamenti espressi dagli apparati preposti alla sicurezza.
Infatti questa riforma è una riforma fatta per rispondere alle esigenze dei vertici Carabinieri prima e della Polizia poi, esigenze come sopra detto di chiusura e non di apertura verso la società che hanno trovato in questo governo di centrosinistra, bisogno di legittimazione da parte degli apparati, più che delle esigenze dei lavoratori e dei cittadini.
Uno scambio di legittimazione reciproca tanto forte da far registrare in questi anni vere e proprie isterie della destra ingelosita dall’intensità dei rapporti che attraverso le scellerate scelte del riordino faranno ricadere tutte le declamate contraddizioni sui cittadini e su quanti, in questi anni, hanno cercato di valorizzare le vere ed esclusive esigenze antitetiche agli obiettivi di questa riforma.
Una riforma chiaramente scritta e voluta dagli apparati di Polizia, in particolare dai vertici dell’Amministrazione, che, per quanto riguarda la Polizia di Stato, l’hanno di propria mano redatta indifferenti dalle esigenze espresse da tutte le organizzazioni sindacali, realizzando così una leva che scardinerà l’impianto della 121/81.
In sintesi si tratta dell’epilogo di un continuo e incessante lavoro di erosione della 121/81 da parte dei “poteri forti” del Viminale che non ne aveva mai condiviso l’impianto, e, con il pretesto indilazionabile della riforma dell’Arma, sono riusciti nell’intento.
Le responsabilità della politica sono tante, ma altrettante sono da registrare le incapacità dei movimenti di rappresentanza che agiscono all’interno dei Corpi separati: per quanto concerne la Polizia, ventitré sigle sindacali, compresa quella dello scrivente, sono state incapaci di comprendere il fenomeno quasi ritorsivo nei confronti di una legge, la 121/81, che aveva dimostrato pur nelle sue contraddizioni, di funzionare, sia nella lotta alla mafia ed al terrorismo, ostacolando in qualche modo la deriva autoritaria che in materia di sicurezza si sta avviando nel Paese.
Dare una risposta sui motivi degli atteggiamenti della sinistra di governo sinceramente appare arduo, forse dovremmo scomodare Focault oppure lo psichiatra della Asl più vicina. Ad ogni modo non vogliamo e non proviamo ad immaginare quello che in futuro con il metodo della delega governativa potrà fare in queste materie un governo di centrodestra.
Luigi Notari
Segretario Nazionale Siulp