Scuole di Polizia: <<Un pianeta da esplorare>>

di Giovanni Sammito*

La prima idea che un aspirante poliziotto si forma della nostra amministra-zione molto probabilmente l’acquisisce con l’ingresso in un istituto d’istruzione.

 Quale che sia l’impressione maturata al termine del corso, un altro fatto è sufficientemente certo: il giovane collega pensa di aver effettuato un ciclo al quale, prima o poi, ne seguirà qualche altro, magari legato alla progressione in carriera o più semplicemente finalizzato ad acquisire una specializzazione.

Giocoforza allora immagina la successiva scuola di polizia di livello più avanzato, sia in termini di struttura, attrezzature, tecnologie, sussidi ecc., sia  in quanto a programmi, docenti, sistemi di valutazione e quant’altro attiene alla formazione specialistica.  Ipotizza, in altre parole, un sistema dinamico e in continua evoluzione quale dovrebbe essere per definizione quello della “formazione e dell’aggiornamento permanente”.

         Ebbene, questa illusione dura giusto l’arco di tempo che passa tra il corso di prima formazione e qualunque altro successivo. Perché, purtroppo, non v’è in Polizia settore più statico di quello che si registra all’interno del pianeta scuola. E poiché stare fermi in una società in continua evoluzione equivale ad arretrare, il risultato sotto il profilo professionale non può che essere scadente.

         Questa arretratezza è più palpabile, fatta qualche debita eccezione, nel circuito delle scuole di specializzazione. Da qui il sospetto che dietro la conservazione di questo status quo possa celarsi una certa continuità con la strategia che negli ultimi anni sembra volta al ridimensionamento se non allo smantellamento delle specializzazioni.

         Che non vi sia volontà da parte del Dipartimento ad invertire questa tendenza è testimoniato da diversi indizi: insufficienti finanziamenti, scarsa valorizzazione del personale che vi presta servizio e penalizzazione nella progressione di carriera dei direttori, sono solo alcuni degli indicatori più eloquenti.

         All’interno di questo pianeta, per certi aspetti avulso dal rimanente contesto di polizia, vengono tollerate di converso situazioni gestionali al limite della legalità.

Al riguardo, ad esempio, andrebbe esplorato il <<Buco nero>>e relativo al conferimento degli incarichi d’insegnamento con le connesse cospicue indennità che ne derivano. Non è possibile, infatti, prevedere milioni di euro annui per la remunerazione delle ore d’insegnamento effettuate negli istituti d’istruzione, mentre nemmeno un euro viene riconosciuto per le analoghe lezioni svolte nelle tornate d’aggiornamento professionale presso i vari reparti.

Altro versante in cui il sindacato dovrà “Mettere naso” è senz’altro quello dei vari momenti di rappresentanza interne; anche in questo caso, infatti, appare quantomeno sospetta l’esclusione del sindacato dai vari consigli dei docenti, d’istituto ecc.)

*Segretario generale Siulp Gorizia