Forze di polizia - Cosa sta succedendo al loro interno?
 
 
Cara "Liberazione", è già molto tempo che penso di inviarti una lettera su questo tema, ma l'articolo che ho letto oggi (venerdì 26, ndr) sulle continue vessazioni ai sinti di Padova scritto da Roberto Costa è, come si suol dire, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Visti i fatti che si ripetono nel corso degli ultimi anni, credo sia inderogabile una indagine, una ricerca che fuoriesca dalle solite ovvietà con le quali si liquida molte volte l'argomento sia con concetti estremi o con una subalternità, specie nell'area riformista, che a volte raggiunge gli eccessi di un appiattimento sull'autoritarismo. Sto parlando dell'atteggiamento degli apparati dello Stato, Polizia, ma anche Guardia di Finanza e Carabinieri. Dopo il fallimento dei processi di democratizzazione avviati negli anni settanta, si assiste a un ritorno di atteggiamenti meramente persecutori, che ricordano gli oscuri tempi della Celere di Scelba. Credo che ciò che è avvenuto negli ultimi anni non possa essere liquidato, come ho letto anche di recente su alcune riviste edite dalle varie associazioni, con il semplice "ubbidiamo agli ordini", ubbidire agli ordini non implica l'accanimento, gli atteggiamenti meramente persecutori che sono ben evidenziati anche dall'articolo citato. Questi sono da leggere come una involuzione dello stato della democrazia all'interno dei corpi? Come un affermarsi, specie nelle nuove leve, di un concetto di Polizia non come corpo al servizio dei cittadini, ma come corpo al servizio del padrone di turno degli apparati statali? Sarebbe necessaria una analisi profonda delle trasformazioni avvenute, degli atteggiamenti nuovi con cui essi si pongono verso gli immigrati, i diversi, verso chi lotta e chi protesta contro le ingiustizie. Qualche cosa è cambiato, non abbisogna essere ricercatori per accorgersene e una indagine su tutto questo da parte di un partito come il nostro credo sia necessaria, come necessario sarà affrontare tutto questo anche all'interno del futuro programma della coalizione.

Battistino Carbonetti via e-mail  31 agosto 2005

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Forze di polizia - Riforma, democrazia: cosa stiamo facendo
 
 
Caro direttore, "Forze di polizia. Cosa sta succedendo al loro interno? ", è il titolo di una lettera a "Liberazione" (mercoledì 31 agosto, ndr). Le perplessità sollevate dall'estensore, hanno diritto ad una risposta, e che non sia di mera facciata. Sicuramente il fallimento dei processi di democratizzazione degli apparati di sicurezza è da imputare a chi e a quanti, sin dal varo della legge 121/81 - che volle la trasformazione  del Corpo delle Guardie di Ps in una organizzazione di polizia civile - si sono adoperati perché non vedesse mai la sua totale applicazione. Nel corso degli anni si è assistito ad un processo, dapprima strisciante sino a giungere ai modi palesi dei nostri giorni, di una continua militarizzazione delle forze di polizia a status civile. Tant'è vero che ora per entrare in una istituzione di polizia ad ordinamento civile si deve prima effettuare una ferma militare obbligatoria. Prendo a prestito per questa occasione un passo di un altro articolo apparso su "Liberazione" di domenica scorsa a firma di Raffaella Bolini dal titolo "Come la morte di Masslo ci cambiò la vita". La giornalista in un suo passaggio scrive: «Intorno al villaggio c'era la polizia. Tanta. E stava con noi. Il Capo della Polizia di allora ci aveva messo a disposizione decine e decine di agenti, provenienti da tutta Italia, scelti fra i sindacalizzati. Polizia democratica. Proteggevano noi, e gli immigrati. Chi non riusciva a trovare posto nelle tende, dormiva intorno alle loro camionette" (tutto ciò accadeva sul finire degli anni ‘80). Questo è il modello di polizia che la legge 121/81 aveva previsto. Il tempo e una certa "disattenzione" ha portato ai risultati che il signor Carbonetti nella sua lettera ha ben evidenziato. Per evitare che tornino tempi bui di scelbiana memoria, il partito della Rifondazione comunista ha creato al suo interno il dipartimento "Area nuovi diritti e poteri istituzionali" dando vita ad un apposito gruppo di lavoro sulle tematiche dell'ordine democratico e garanzie costituzionali, coordinato da Imma Barbarossa della segreteria nazionale. Il gruppo è impegnato nel tentativo di recuperare il tempo perso nell'ambito delle forze di polizia, sollecitando, su di esse, il controllo e la vigilanza diretta da parte del Parlamento con la reistituzione della Commissione Interni presso i due rami del Parlamento, la divisione tra comparto sicurezza e comparto difesa, la riapertura di concorsi diretti per l'accesso alle forze di polizia, la ridemocratizzazione delle forze di polizia prevedendo che i corsi di formazione e di preparazione vengano svolti da autorevoli docenti esterni e non più con sistemi interni di autoreferenzialità. Il dipartimento svolge attività costante con frequenti riunioni, incontri e dibattiti e poiché è nostra convinzione che le perplessità esternate, su questo specifico argomento, dal signor Carbonetti siano le stesse che attanagliano migliaia di altri cittadini, chiunque si senta di offrire uno stimolo, un suggerimento, proposte o un qualunque contributo è invitato/a a partecipare al prossimo incontro che avrà luogo il 13 settembre 2005 alle 12 nella sede nazionale del Prc, sala "Lucio Libertini"
Massimiliano Valdannini gruppo di lavoro ordine democratico e garanzie costituzionali 01 settembre 2005

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