Convegno del Siulp sulla disciplina. «Quel regolamento permette ogni arbitrio»
L'opinione è un diritto, anche per i poliziotti
 
 
In nome della disciplina un poliziotto può essere licenziato perché fa un commento che non piace a un superiore. E' successo all'ausiliare della Ps Matteo Federici, in servizio a Piacenza, per un commento sui fatti di Genova in una discussione con altri agenti. Più o meno ha detto: «Io a Genova non c'ero e non sono d'accordo con chi sputa addosso ai poliziotti, ma se lo fanno non è che ce l'hanno con noi poliziotti per un fatto personale, ma per quello che rappresentiamo». Secondo Oronzo Cosi, segretario generale del Siulp, (lo dice al convegno sulla disciplina promosso dal suo sindacato) «nella gestione della disciplina prevale ancora una vetero-cultura poliziesca che giudica più le persone, la loro figura e apparenza, che i fatti reali». Il sottosegretario all'Interno Mantovano, nella imbarazzata risposta alle interrogazioni di Graziella Mascia e del diessino Carlo Leoni, sostiene che «non si è inteso perseguire le opinioni politiche espresse dal Federici, ma una condotta, in presenza di altri agenti, ritenuta inidonea, sotto il profilo morale, all'esercizio dei compiti istituzionali».

Sotto la formulazione generica di condotta moralmente inidonea possono passare contestazioni di vario profilo, non fondate su dati oggettivi, ma su criteri arbitrari. Un sindacalista del Siulp (De Matteis) ricorda che si può essere puniti con pesanti pene pecuniarie per 17 fattispecie di infrazioni, e se queste non bastano si può incorrere in una diciottesima fattispecie ad assoluto arbitrio dei superiori: «E' punito - è scritto nel regolamento - qualsiasi altro comportamento, anche fuori dal servizio, non espressamente preveduto nelle precedenti ipotesi, comunque non conforme al decoro delle funzioni degli appartenenti alla Pubblica sicurezza».

Si può essere sospesi dal servizio «per assidua frequenza di persone dedite ad attività immorali». Tutto sta a sapere se il superiore considera attività immorale quella di un palazzinaro che non rispetta le regole antinfortunistiche, o quella di un no global che scende in piazza contro il governo che finanzia un avventura di guerra e sbatte in carcere gli immigrati. Federici sembrava un amico dei no global: non poteva restare in polizia.

Il regolamento di disciplina risale al 1981. Si voleva bilanciare la riforma della polizia, che aveva riconosciuto i diritti sindacali al personale della Ps, con norme disciplinari ispirate al vecchio modello gerarchico militare.

I sindacati della Ps hanno chiesto da tempo la revisione. Il governo si è fatto rinnovare per altri sei mesi la delega ad aggiornare la disciplina, ma di fatto si è creata una situazione di stallo perché il ministero dell'Interno non dà segnali di apertura a un confronto serio con i sindacati su questo cruciale problema. La richiesta più pressante del Siulp è quella di garantire ai poliziotti sottoposti a provvedimento disciplinare la possibilità di difendersi su una posizione di parità con l'accusa. Il personale fino alla qualifica di ispettore è giudicato da una commissione di ambito interregionale in cui i poteri istruttori e di accusa sono concentrati in un funzionario, affiancato da altri due dipendenti dello stesso distretto burocratico e da due rappresentanti sindacali. Di fatto, la sfera gerarchia che promuove il procedimento disciplinare tende ad aggregarsi e ad assumere una posizione di vantaggio rispetto a quella in cui si trova il il poliziotto accusato di condotta trasgressiva. A ciò si aggiunge che solo l'accusa ha piena facoltà di procacciarsi le prove e di accedere ai documenti. Secondo Notari, il segretario nazionale del Siulp «è interesse generale non solo dei poliziotti ma del Paese, che si adotti un nuovo modello più coerente con la cultura democratica: questo significa più trasparenza e più equilibrio tra accusa e difesa».

Graziella Mascia è intervenuta al convegno portando l'impegno di Rifondazione comunista a sostenere le proposte che vanno nella direzione del processo di democratizzazione della Ps. Ha giudicato positivo il lavoro fatto dal Siulp. «E' necessario sottrarre il più possibile i lavoratori della Ps ai ricatti e alla subalternità ed assicurare percorsi di carriera che non seguano solo logiche gerarchiche. Bisogna rendere più liberi questi lavoratori. Nel procedimenti disciplinari si devono mettere sullo stesso piano accusa e difesa garantendo la terzietà del giudice. I comportamenti da perseguire devono essere tipicizzati con una fondata individuazione delle infrazioni, guardando ai valori più sostanziale. Guai a mettere in gioco la libertà di opinione che è un diritto riconosciuto a tutti i cittadini e che ha pieno diritto di cittadinanza nella polizia di Stato».

Annibale Paloscia