RELAZIONE ALLA RIUNIONE NAZIONALE SUGLI APPARATI DELLO STATO
(ROMA 12 GENNAIO 2000)

Forze di Polizia, Forze Armate, Apparati dello Stato, abbiamo presente e siamo coscienti della difficoltà di affrontare i loro problemi per le ovvie ragioni e per una insufficiente presenza in questa parte degli apparati dello Stato.

Questo però non ha rappresentato un ostacolo nel definire una posizione sui vari problemi, avanzare proposte, fare iniziative in Parlamento, nel Paese, direttamente come Partito e/o con l’iniziativa del nostro quotidiano.

Sulle Forze di Polizia è stato prodotto un documento nel luglio 1999, appena concluso il IV Congresso Nazionale (inviato a tutte le Federazioni, ancora oggi consultabile sul sito internet del Partito), documento che è servito per mettere a punto la nostra idea di organizzazione e ruolo dei corpi di polizia, sia ad ordinamento civile che militare, siano essi proiezione dello Stato, delle Provincie o dei Comuni o siano corpi privati, in un’ipotesi alternativa allo stato attuale delle cose e rispetto alle posizioni sia del centro sinistra che del centro destra.

Già prima di predisporre il documento, la Direzione Nazionale del Prc aveva promosso iniziative (basti ricordare quella del 12 dicembre 1998 a Bologna o anche, subito dopo la stesura del documento, a Napoli il 12 dicembre 1999 sull’emergenza (in)sicurezza a cui aveva partecipato l’allora Ministro degli Interni On. Rosa Russo Jervolino) e poi l’iniziativa alla Camera del Lavoro di Milano il 3 marzo 2000, e ancora a Savona, a Piacenza, a Monza e persino a Zurigo.

Il Prc ha condotto per tutta l’estate 2000 una forte iniziativa politica per contrastare la contro-riforma dei Corpi di Polizia, egregiamente coadiuvato in questo dal nostro quotidiano.

E poi ancora l’iniziativa per contrastare l’aggiramento della Costituzione per abrogare l’esercito di leva ed introdurre l’esercito professionale, per evitare lo smembramento del Corpo Forestale dello Stato, la nostra posizione a favore della smilitarizzazione della Guardia di Finanza e più recentemente per la tutela di tutti coloro che si trovano nelle zone infestate dall’uranio impoverito. Il nostro Gruppo parlamentare ha depositato tempo fa un PDL per un nuovo ordinamento della difesa, per la sovranità del Parlamento in materia di accordi militari internazionali.

E ancora ci siamo sempre opposti con forza a tutti i tentativi di limitare la libertà di manifestare, ma sempre contro le manifestazioni di carattere anti-costituzionali (come quelle xenofobe, razziste e di stampo nazifascista). Libertà di manifestare sia in Italia che all’estero. E quando vi sono stati forti impedimenti o divieti, fino all’uso della violenza da parte dei corpi di polizia, abbiamo criticato gli alti funzionari delle forze dell’ordine che avevano deciso di intervenire contro le manifestazioni di lavoratori, disoccupati, precari o cittadini che, inermi, si recavano a manifestazioni di carattere internazionale. Questa nostra critica è stata più volte espressa anche nei confronti dell’attuale Ministro degli Interni Bianco.

Sin qui l’intervento del Partito sui temi e sull’operato di questa parte degli apparati dello Stato, senza mai dimenticare di criticare ed opporci all’uso delle armi per la soluzione di controversie internazionali.

Ci troviamo oggi, con l’inizio dell’anno 2001, di fronte ad un quadro politico, culturale e legislativo profondamente mutato. Sono passati solo cinque anni da quando il Responsabile dei problemi della Giustizia dell’allora Pds, On. Folena, diceva ad un seminario del suo Partito "La diffusione della criminalità e della violenza dimostrano la necessità di una duplice critica: la prima è a questo modello sociale, di consumi, di vita nelle metropoli e a ciò che determina: la sinistra è portatrice di una critica ad uno sviluppo sregolato, disordinato, poco consapevole dei necessari vincoli ecologici che lo devono governare. La seconda critica è alle modalità di governo pubblico della sicurezza che si fa al Viminale, alla pletora di corpi e nuclei non coordinati" e ancora, più avanti "… non verrò qui oggi sui temi che pur dovremo affrontare quali una riforma organica dell’Arma dei Carabinieri che ne sposti la dipendenza gerarchica verso il Ministero degli Interni, della ridefinizione dei compiti di una polizia economica e finanziaria superando il carattere militare della Guardia di Finanza" e ancora "… occorre aggiungere che l’informazione, in questi anni, ha giocato un ruolo determinante nell’amplificare le paure" … sembra passato un millennio non un lustro.

Si può dire che l’Ulivo ed il Polo hanno stretto più di una volta accordi per modifiche profonde rispetto agli assetti orientamenti, ruoli e funzioni di questa parte degli apparati dello Stato? Si può dire che soprattutto il centro sinistra è scivolato sulle posizione del centro destra in particolare sul trinomio conflitti sociali = disordine = ordine pubblico e repressione? E che in settori sempre più ampi del centro sinistra si civetta con l’altro trinomio: extracomunitari = clandestini = criminali?

Lo hanno stretto sulla Carta Europea dei cosiddetti diritti fondamentali (solennemente calpestati il giorno stesso in cui venivano solennemente ratificati), lo hanno stretto sul benestare alla costituzione di un primo nucleo operativo di pronto intervento militare dell’Unione Europea, ratificandolo il 20 novembre 2000 con la cosiddetta Forza di Reazione Rapida Europea, che da qui a tre anni sarà composta da 60.000 militari di cui circa 20.000 forniti dalla FF AA italiane.

Siamo più volte stati invitati a partecipare a riunioni, convegni, congressi da parte di dirigenti delle organizzazioni più o meno rappresentative delle forze dell’ordine e delle forze armate, in quanto ci riconoscono un ruolo peculiare nella difesa degli interessi ed aspirazioni degli addetti ai problemi delle sicurezze. Ma oggi sentiamo però anche assordanti silenzi sul modo con cui il Viminale gestisce l’ordine pubblico.

Crediamo comunque che, nonostante la maggioranza delle forze presenti in Parlamento abbia operato in senso opposto alle nostre posizioni e sapendo che l’attuale Capo della Polizia si sta orientando per andare ben al di là di quello che la legislazione ha sino ad oggi prodotto (basterebbe leggersi il suo rapporto fatto al Ministro degli Interni ed ai Prefetti in un periodo molto recente e cioè il 7 novembre 2000 sulle condizioni generali dell’ordine e della sicurezza pubblica e delle misure operative da adottare), vada mantenuto l’impianto del documento del luglio ’99. Documento che ha ricevuto molti consensi fra settori delle forze dell’ordine.

Vi è poi un quadro mutato delle forze militari, con un esercito professionale e contemporaneamente l’invecchiamento della legge sulla rappresentanza militare. Inoltre l’aver elevato al rango di IV Forza Armata i Carabinieri ha prodotto non pochi malumori fra gli altri corpi militari.

La Direzione del Partito ha tenuto a Venezia il 23 ottobre 2000 un seminario sulle nuove destre in Europa ed in Italia e nelle conclusioni fra l’altro c’è l’impegno ad affrontare temi della sicurezza dei cittadini, partendo dal punto di vista dei comunisti e cioè con le priorità che sono proprie di una forza politica ancorata alla tradizione ed all’analisi marxista.

Problemi e compiti non facili, perché, da una parte, vi sono già stati mutamenti istituzionali che ne stanno trascinando altri, anche con vistose forzature – usando il populismo – da parte delle destre, mentre altri mutamenti potranno venire con il cosiddetto federalismo.

Senza dimenticarci che i temi della sicurezza portano con sé interessi economici corposi (senza scendere sul terreno dei costi militari o degli apparati dello Stato, basti ricordare i costi per la sicurezza delle banche, uffici postali, le apparecchiature meccaniche, elettromeccaniche ed elettroniche per la sicurezza degli edifici industriali, commerciali e delle abitazioni private) e che altri ne trascineranno, basta pensare alla privatizzazione degli aeroporti, poste, autostrade, ferrovie.

Così come non possiamo passare sotto silenzio che proprio il Capo della Polizia, ossequioso degli orientamenti politici e culturali della maggioranza del Parlamento, indica, nel suo rapporto al Ministro degli Interni del 7 novembre 2000, la necessità di dare in appalto ai privati intere strutture e compiti connessi con la sicurezza pubblica, nella logica delle sussidiarietà che va oggi per la maggiore (laddove può e riesce a fare ed intervenire l’iniziativa privata, il pubblico deve fare un passo indietro – salvo naturalmente pagare l’intervento dei privati).

Il concetto ed i problemi della sicurezza sono insiti e si estendono a molti temi, alcuni di più recente individuazione o introduzione, mentre rimangono inalterati anche i più antichi problemi della sicurezza, legati alle ingiustizie sociali e alle violenze sui lavoratori dipendenti che il sistema capitalistico ha promosso, mantiene ed alimenta.

Dal problema della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro alla sicurezza alimentare, dalla sicurezza stradale – dove muoiono o rimangono infortunati ogni anno decine e di migliaia di lavoratori che con i mezzi di trasporto svolgono il loro lavoro – a quella di chi svolge una attività commerciale – e vi sono Comuni, come quello di Milano, che hanno deciso di dare alcune decine di miliardi pubblici ai privati che installeranno impianti antifurto nei loro negozi – dalla sicurezza nei luoghi pubblici di ritrovo – dagli stadi alle sale da ballo – alla sicurezza sulla riservatezza nel trattamento e conservazione dei dati personali (qui è iniziato un vero e proprio lucroso commercio illegale), dalla sicurezza dai rischi ambientali a quelli monetari, dalla sicurezza del lavoro per gli occupati alla sicurezza di una lunga disoccupazione o precarietà per chi un lavoro non ce l’ha, dalla sicurezza per chi, pensionato, si reca in posta o in banca e subisce scippi o rapine alla sicurezza per i minori in abito familiare, dalla sicurezza di chi fa parte degli apparati dello Stato preposto alla pubblica sicurezza alla sicurezza dei cittadini che vogliono manifestare e rimanere incolumi. E potremmo aggiungere molti altri temi e problemi che hanno in sé questioni che attengono alla sicurezza.

Problemi, questi, che hanno una loro differenziazione sia territoriale che dimensionale anche da un punto di vista sia urbanistico che delle imprese; un esempio per tutti: in Italia vi sono quasi 60.000.000 di abitanti. Di questi il 23% - e cioè 14.000.000 – risiedono in 44 Comuni che hanno più di 100.000 abitanti e cioè zone urbane con alta densità abitativa. Di questi 44 Comuni, 3 superano il 1.000.000 di abitanti (Milano, Roma e Napoli comuni che hanno intorno a sé altri comuni con diverse decine di migliaia di abitanti), altri 3 superano i 500.000 abitanti (Torino, Genova e Palermo), 5 superano i 300.000 abitanti (Venezia, Bologna, Firenze, Bari e Catania) e 33 Comuni vanno da 100.000 a 270.000 abitanti.

Alle problematiche delle sicurezza dobbiamo aggiungere quelle riferite all’ordinamento democratico delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, ai diritti democratici – ancora oggi negati – degli uomini e donne che fanno parte di questa parte degli apparati dello Stato (codici, ordinamento giuridico, diritti civili, politici e sindacali).

Infine, occorrerà fare una riflessione in ordine a come i mezzi di informazione danno notizie, informazioni ai temi connessi alla sicurezza e ai crimini.

Per arrivare ad un primo gruppo di proposte da discutere per avviare poi le opportune iniziative:

  1. questa stessa riunione può promuovere spunti per le problematiche che affronteremo fra qualche giorno nella Conferenza Nazionale dei lavoratori e delle lavoratrici comunisti (penso, ad esempio, al tema della rappresentanza sindacale unitaria e democratica per gli appartenenti agli apparati ad ordinamento civile e di quelli militari);
  2. promuovere una riunione fra i compagni che partecipano alla consulta dei legali comunisti con i compagni che operano nei vari comparti delle Forze di Polizia;
  3. mettere a punto proposte di merito alle strutture decentrate della Polizia di Stato (Commissariati) a partire dalle grandi aggregazioni urbane ed al rapporto democratico con i cittadini di queste città, rapporto che non può essere delegato al tavolo del Comitato Provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico al quale partecipa il Sindaco della città capoluogo;
  4. aprire una discussione sul tema della rappresentanza e tutela degli appartenenti alle Forze Armate (tutela sempre più necessaria nel momento in cui verso chi - come in casi recentissimi – osa avanzare una purché minima critica nei confronti dei vertici militari superiori, viene sottoposto a procedimento disciplinare); sulla giurisdizione militare in campo penale (anche qui visti gli orientamenti ultra-conservatori della magistratura militare italiana); sulla smilitarizzazione di certi servizi che in altri Paesi sono gestiti dall’autorità civile (come ad esempio la meteorologia).

L’insofferenza fra i componenti i Cocer rispetto alla attuale normativa è elevatissima e la voglia di sindacalizzazione circola con sempre più frequenza e insistenza nelle loro riunioni, nei convegni, nei documenti, ma non trova nessuno sbocco legislativo serio, sino ad ora. E pensiamo anche sono ben 25 le organizzazioni sindacali – legalmente riconosciute dalla legislazione dei singoli Stati – presenti in moltissimi Paesi d’Europa, associate all’Euromil, la Federazione Europea dei Sindacati Militari, Euromil che è normale interlocutrice della Commissione Europea sulle problematiche militari.

Proposte che vanno discusse, affinate, rese organiche e chiare per consentire la definizione di una precisa posizione del Partito.

Non credo che questa legislatura sia più in grado di affrontare e risolvere uno solo dei temi, dei DDL giacenti nelle varie Commissioni della Camera e del Senato (numerosissimi sono quelli che riguardano problemi riferiti alla vigilanza privata ed alla Polizia Municipale).

Ciò non deve significare che debba cessare o rallentare l’iniziativa politica del Prc e che invece occorre lavorare di più nei luoghi dove operano quasi 1.000.000 di componenti le forze di polizia (pubbliche e private) e delle Forze Armate, per rafforzare (a partire dalle proposte sino ad oggi elaborate dal Partito e di quelle che eventualmente decideremo oggi) la nostra presenza organizzata laddove non esistono espliciti divieti di adesione, iscrizione ai Partiti.

Abbiamo affidato subito dopo il II Convegno di Chianciano sui problemi organizzativi del Partito, ai Dipartimenti Regionali d’organizzazione (vista la rarefazione della nostra presenza nella Polizia di Stato e negli altri corpi, ma anche per la delicatezza dei temi della sicurezza) il compito di seguire questo settore. Registriamo ritardi non giustificabili nella sua attuazione anche se siamo consapevoli delle difficoltà che ci sono state fatte presenti.

I problemi delle Forze dell’ordine e delle Forze Armate sono problemi trasversali, intimamente legati ai temi della Giustizia, degli Affari Esteri, del Lavoro e degli Enti Locali (e qui vi sono specifici Dipartimenti della Direzione Nazionale) e con un ruolo insostituibile della Segreteria Nazionale.

Non esiste, né abbiamo dato indicazioni alle Federazioni ed ai Regionali di costituire un Dipartimento o Commissione sicurezza vista la trasversalità dei problemi, ma anche per evitare, involontariamente o inconsapevolmente, di dare una mano alla separatezza degli apparati dello Stato che già vivono ed alimentano una loro autosufficienza dallo Stato e dalla società.

L’attività del Partito è quindi diretta e coordinata dal Dipartimento Nazionale Problemi dello Stato, il cui Responsabile è il compagno Giuseppe Di Lello, con un settore specifico "Problemi degli apparati dello Stato".

Ci potrà aiutare, infine, anche un uso da parte dei nostri Parlamentari della legge 206 del giugno ’98 che consente, a differenza del passato, le visite dei Parlamentari alle strutture militari (caserme, officine e quant’altro sia sottoposto alla giurisdizione del Ministero della Difesa) e che consente loro di incontrare, nelle sedi dove operano e lavorano sia il personale militare che quello civile alle dipendenze del Ministero della Difesa, e conoscere così più direttamente i problemi, le aspettative e le aspirazioni di queste centinaia di migliaia di cittadini e concorrere così ad una elaborazione più precisa e competente delle tematiche nel settore delle Forze Armate.

 

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