Venezia, sabato 11 gennaio 2003, Battesimo di Ges


PRIMA PAGINA  DALLA "NUOVA VENEZIA"

MESTRE. I sindacati di polizia replicano al questore che aveva caldeggiato
l'impiego di truppe «nostrane»
«Agenti di quartiere veneti? Tutti emigrati»
Siulp e Sap: all'ultimo concorso solo cinque candidati veneziani


MESTRE. «Poliziotti veneti per i quartieri? Magari. Ma dobbiamo farli
tornare a casa, perché sono tutti emigrati in altre regioni». I sindacati di
polizia Siulp e Sap replicano polemicamente alla proposta del questore
Salvatore Presenti di mandare nei sestieri di Venezia e nei quartieri della
terraferma solamente poliziotti «nostrani» perché per loro sarebbe più
facile - dice il questore «capire la gente e ottenere fiducia». All'ultimo
concorso, insistono i sindacati, «solamente cinque candidati erano della
provincia di Venezia». I veneti, insomma, sono a loro volta emigrati e
dispersi in varie zone d'Italia. Ma, polemiche a parte sull'origine
geografica degli uomini, il poliziotto di quartiere viene definito dai
rappresentanti sindacali una sorta di «grande illusione, una operazione di
facciata che crea pericolose illusioni». Non ci sono gli uomini per poter
garantire il servizio, sottolineano i sindacalisti, gli agenti vengono tolti
da altri servizi già esistenti e che servono alla prevenzione dei crimini.



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MESTRE. Poliziotto veneto di quartiere, la polemica del sindacato. Quella
che da più parti è considerata una scelta di buon senso, viene bocciata su
tutti i fronti dai sindacati di polizia molto critici anche sull'istituzione
del nuovo servizio. Tutti concordano nel definirlo: «Un'operazione di
facciata che crea pericolose illusioni». Per il Siulp l'idea del questore
Salvatore Presenti è buona se «tornano in Veneto i poliziotti veneti. Ma
fino a quando sono disseminati in tutta Italia e il ministero invia da noi
agenti di altre regioni non ha senso dire una cosa del genere».
«Una simile proposta non può che discriminare i colleghi di Venezia in virtù
del fatto che ci sono sempre meno operatori di polizia provenienti dal
Nordest nella nostra questura», spiega Diego Brentani segretario regionale
del Siulp. «Basti pensare che all'ultimo bando di concorso per agenti, ha
visto solo cinque candidati in tutta la provincia di Venezia. Ben venga la
decisione di far prestare servizio in Veneto a veneti. Ma questo per il
momento non è vero. Negli ultimi anni c'è stata la tendenza inversa: il
ministero ha mandato in Veneto sempre più colleghi provenienti da altre
regioni mentre i veneti sono stati spediti ai quattro angoli dell'Italia. E
questo ha creato non pochi problemi logistici per gli agenti costretti ad
arrangiarsi per trovare un alloggio dato che l'Amministazione non ne ha da
mettere a disposizione», spiega Brentani.
Sia il Siulp che il Sap, i due principali sindacati di polizia, sono
concordi che non è tanto il poliziotto di quartiere veneto o non, ad essere
il nocciolo della questione ma proprio il servizio in quanto tale. «Veneto o
non veneto, in servizio a Venezia da anni e non appena arrivato, sono
questioni marginali in una vicenda molto pericolosa per la credibilità nei
confronti dei cittadini» spiega Fulvio Coslovi, segretario provinciale del
Sap. «Il poliziotto di quartiere è solo un bluff, un'operazione d'immagine
che serve per illudere cittadini e commercianti. Non abbiamo gli uomini per
poter garantire questo servizio. Bisogna dirlo che vengono tolti da altri
servizi già esistenti e che servono alla prevenzione. Ma questa volta non si
tratta di affrontare l'emergenza con la solita operazione di facciata della
durata di qualche mese. Ora si stanno creando aspettative a cittadini e
operatori economici, aspettative che sarà difficile mantenere per più di
qualche mese. E poi cosa si dirà a queste persone che non ci sono più
poliziotti per garantire il servizio? Magari si deciderà, come già fanno i
carabinieri, di mandare in pattuglia un solo uomo per raddoppiare così le
pattuglie risparmiando agenti. Un operatore da solo è un obiettivo facile da
colpire ed è poco efficente. Si parla di palmari di telefonini ma se non
riusciamo nemmeno ad avere dei collegamenti telefonici diretti tra questura
e prefettura», conclude Coslovi.
«Le priorità erano ben altre», spiega Brentani. «Bisogna dare ai colleghi
luoghi di lavoro a norma, posti letto, mezzi efficienti - da mesi non si fa
manutenzione alle volanti -, uniformi uguali, altro che palmari. Prima di
questo bluff,k assicuriamo i servizi di prevenzione minimi come una volante
al Lido, a Marghera e a San Marco, continuamente soppresse».