Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia

segreteria provinciale di novara

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Convegno Pubblico

"Legge 01 aprile 1981, nr.121:- dal Corpo delle Guardie di P.S. alla Polizia di Stato"

01.04.1981-01.04.2006

25 anni di smilitarizzazione, sindacalizzazione e donna nella Polizia di Stato

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Sabato 01 aprile 2006, 0re 15,30 Salone d’onore di Villa Marazza

Viale Marazza nr. 5 Borgomanero (NO

Iniziativa patrocinata dal Comune di Borgomanero

INTRODUZIONE

Dal Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza del 1852, alle Guardie di Città, passando per le due guerre fino all’attuale Polizia di Stato figlia della legge di riforma del 01.04.1981 nr. 121, che ha smilitarizzato l’apparato, ne ha permesso la sindacalizzazione e l’ingresso delle donne. Storia di uomini, donne, di lotta al crimine e di soccorso alle popolazioni, storia di dedizione ai cittadini e di silenziose rinunce.

Corpo delle Guardie di Città

Alla fine dell'800 nei maggiori centri urbani si avverte la necessità di organizzare un unico organismo di sicurezza alle dipendenze del Ministero dell' Interno che comprenda la Polizia del Regno e le polizie municipali. Da questa esigenza prende forma il nuovo Corpo delle Guardie di Città istituito nel 1890. Le guardie hanno il compito di "...vegliare al mantenimento dell'ordine pubblico e all'incolumità e tutela delle persone e delle proprietà, di prevenire, reprimere e scoprire i reati, di raccoglierne le prove e di procedere all'arresto dei delinquenti. Ha pure l’incarico di curare l'osservanza delle leggi e dei regolamenti speciali dello Stato, delle province e dei comuni, delle ordinanze delle pubbliche autorità, e di prestare soccorso in caso di pubblici e privati infortuni...".Presente in ogni città del Regno, il Corpo dipende dalle Autorità e dai funzionari di Pubblica Sicurezza. I Funzionari di P.S. e le Guardie di Città, concentrati in prevalenza nei maggiori centri urbani, sedi di questure, commissariati e delegazioni di P.S., si distinguono per le numerose operazioni di polizia e per l'opera di soccorso offerta alla popolazione colpita dai terremoti calabro-siculo del 1908 e di Avezzano del 1915. Per questo suo impegno, la Polizia riceve due medaglie d'Oro di Benemerenza, prima testimonianza della sua vocazione di ente di soccorso pubblico. Dal 1902 il personale di P.S. frequenta corsi di polizia scientifica, che danno origine, nel 1917, alla Scuola di Polizia Scientifica, quindi una storia secolare.

Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza

Gli anni turbolenti che seguono il primo conflitto mondiale richiedono un adeguamento dell'organizzazione della Polizia in materia di ordine e di sicurezza pubblica. Nel 1919 le Guardie di Città transitano nel nuovo Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza che "...fa parte integrante della forza pubblica e delle forze militari dello Stato, ed è preposto alla tutela dell'ordine pubblico nei centri di maggior popolazione, dove esercita funzioni esecutive di ordine pubblico, di polizia giudiziaria ed amministrativa...". La Regia Guardia è alle dirette dipendenze del Ministero dell'Interno, dei prefetti, dei questori e dei commissari.

Corpo degli Agenti Investigativi (1919-1922)

Nel 1919 alla Regia Guardia è affiancato il Corpo degli Agenti Investigativi, nuovo organismo di sicurezza ad ordinamento civile, privo di uniformi ed articolato in Ispettori, Sottoispettori ed Agenti di investigazione " …per il servizio della prevenzione e della repressione dei reati e per la ricerca dei delinquenti…." nonché per i servizi tecnici.

Ruolo specializzato dei Carabinieri Reali (1922-1925)

Nel dicembre del 1922 il nuovo Governo, nell'intento di unificare le forze di polizia, sopprime il Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza ed il Corpo degli Agenti Investigativi. Parte del personale dei corpi transita nel "ruolo specializzato" dell'Arma dei Carabinieri Reali appositamente istituito.L'Autorità di Pubblica Sicurezza perde il suo tradizionale e diretto organo operativo. Nel 1925, dopo soli tre anni, la maggioranza politica sopprime il "ruolo specializzato" e ricostituisce un autonomo Corpo di Pubblica Sicurezza all'esclusiva e diretta dipendenza del Ministero dell'Interno.

Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza (1925-1944)

Nel 1925, avvertita la necessità di ricostituire un autonomo Corpo di polizia posto alle sole dipendenze del Ministero dell'Interno, viene fondato il Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza in diretta continuità istituzionale con i precedenti Corpi di Pubblica Sicurezza. Al nuovo Corpo, ad ordinamento civile, nel 1930 è conferita la Bandiera Nazionale. I servizi di natura prettamente tecnica sono svolti da un contingente di agenti altamente qualificati nei settori delle telecomunicazioni, della motorizzazione e della polizia scientifica per un massimo del 10% della forza organica: gli agenti tecnici. A Roma, Napoli e Palermo il Corpo assicura anche le funzioni delle rispettive polizie municipali assorbendone il personale. Il Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza prende parte con le altre forze armate alle operazioni belliche della Seconda guerra mondiale. Alla Bandiera della Polizia sono conferite due medaglie di bronzo al valor militare per l'attività svolta dal Battaglione Motociclisti di Polizia (Montenegro, 1941-1942) e dal Battaglione mobilitato "Fiume" (Croazia, giugno 1943-11 settembre 1943).

Funzionari di Pubblica Sicurezza

Dagli Anni '30 gli appartenenti al ruolo dei funzionari di Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno (questori e commissari), come tutti i funzionari del Regno, indossano l'uniforme.

Polizia dell'Africa Italiana (1936-1945)

Nel 1936, nel quadro delle iniziative rivolte a conferire un assetto organico ai territori delle Colonie in Africa, vengono riorganizzate le forze di polizia già operanti. I compiti attribuiti nel territorio nazionale alla Pubblica Sicurezza ed alle "specialità" della Milizia sono affidati interamente alla Polizia dell'Africa Italiana (P.A.I.), nuovo Corpo alle dipendenze del Ministero dell'Africa Italiana. Costituita da agenti nazionali ed indigeni (ascari), la P.A.I. è dislocata nelle Questure africane dalle quali dipendono i servizi delle "specialità". Durante la Seconda guerra mondiale, concorre alle operazioni belliche come unità combattente con altri Corpi Armati. Dopo l'8 settembre 1943, la P.A.I. si unisce con altre Forze italiane alla difesa di Roma contro truppe tedesche. Il comandante del Corpo, generale Maraffa, al vertice delle forze di polizia di "Roma Città Aperta", viene arrestato e deportato a Dachau dove muore nel dicembre successivo.
Nel 1945 la P.A.I. è soppressa ed il personale transita nel neocostituito Corpo delle Guardie di P.S.

Corpo di Polizia Repubblicana (1943-1945)

Nei territori della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945) i compiti di Pubblica Sicurezza sono assicurati, oltre che dalla Guardia Nazionale Repubblicana (costituita dai disciolti Carabinieri, P.A.I. e Milizie), dal Corpo di Polizia Repubblicana, che assorbe il personale del Corpo degli Agenti di P.S. Il personale della Polizia Repubblicana continua a svolgere i tradizionali compiti di P.S. fino al suo riassorbimento, nel dopoguerra, nel Corpo delle Guardie di P.S.

Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza (1944 - 1981)

Nel 1944 le vicende belliche e le emergenze istituzionali determinano la necessità di un adeguamento del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza che, già nel luglio del 1943, ha assunto lo status militare. L'Amministrazione della Pubblica Sicurezza riafferma le proprie prerogative istituzionali in materia di ordine e sicurezza pubblica esercitate fino al luglio 1943 anche dalle Milizie e dalla P.A.I., con la creazione di un organismo di sicurezza: il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, istituito con le caratteristiche originarie del Corpo fondato nel 1852. Nel nuovo organismo transitano, a partire dal 1945 e a testimonianza del clima di riappacificazione sociale, gli appartenenti della P.A.I., della Polizia Repubblicana e numerosi uomini delle Forze Armate, delle Milizie e delle formazioni irregolari partigiane (quest’ultimi decimati nel periodo scelbiano).

1944 Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza

Il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, ad ordinamento militare è parte delle Forze Armate dello Stato, ed è articolato in Forze Territoriali impiegate nelle Questure, nei Commissariati e degli Uffici di P.S., in Forze Speciali che costituiscono le Specialità del Corpo e in Forze Mobili rappresentate dai Reparti Celeri e dai Reparti Mobili. Il personale è formato nelle Scuole di Polizia e, dal 1964, è costituita l'Accademia per la formazione degli ufficiali. Il Corpo merita numerose decorazioni alla Bandiera per le attività di soccorso prestato alla popolazione vittima delle calamità naturali, per il contrasto alla criminalità comune, organizzata e al terrorismo. Nel 1981 il Corpo delle Guardie di P.S., il ruolo Funzionari di P.S. ed il Corpo di Polizia Femminile sono soppressi. Il personale transita nei ruoli dell'attuale Polizia di Stato che ne eredita la bandiera, le decorazioni e la tradizione.

Polizia Femminile (1959 - 1981)

Nel 1959, avvertita la necessità di potenziare l'attività di prevenzione dei reati che coinvolgono minori, donne o che comunque offendono la moralità ed il buon costume, viene istituito il Corpo di Polizia Femminile, ad ordinamento civile. Composta da Ispettrici ed Assistenti, la Polizia Femminile si contraddistingue, anche, per l'opera di soccorso pubblico prestata alle popolazioni colpite dal terremoto nel Belice del 1969, guadagnando la medaglia di bronzo al merito civile. Nel 1981 il Corpo è soppresso ed il personale transita nella Polizia di Stato.

L. 01.04.1981 nr. 121, nasce la Polizia di Stato

L’attuale Polizia di Stato, ad ordinamento civile, sindacalizzata e con le donne, viene formata con il disciolto Corpo delle Guardie di P.S., dal disciolto ruolo dei Funzionari di P.S. e dal disciolto Corpo di Polizia Femminile.

Tratto da www.poliziadistato.it

 

 

Al Presidente dell’Assemblea Costit. ROMA

Alla Conf. Gen. Italiana del Lavoro ROMA

Alla Conf. Gen. Italiana del Lavoro GENOVA

 

 

          Le forze di Pubblica Sicurezza di Roma e di tutte le Questure della Repubblica vogliono fa conoscere alle Autorità competenti e alla C.G.I.L. il seguente memoriale :

         L’Assemblea Costituente che dopo i risultati delle elezioni del 2 Giugno sta per dare allo Stato Italiano un nuovo ordinamento democratico che dovrà rappresentare per ogni categoria di cittadini e di lavoratori la possibilità di far sentire le proprie esigenze e portare alla soluzione i propri problemi sembra voler dimenticare una categoria di cittadini non trascurabile , che sono le forze della P.S.

         Quali sono le esigenze , quali sono i problemi delle forze di P.S. che ammontano a molte decine di migliaia che costituiscono una indispensabile ed attiva categoria di lavoratori ? Visto e considerato che , sia parte dei superiori diretti che delle Autorità competenti non si è avuta mai alcuna iniziativa diretta a portare un minimo di beneficio al Corpo degli agenti , gli agenti stessi si propongono di presentare ed agitare le seguenti rivendicazioni :

1)-Dare al corpo un completo aspetto civile togliendolo dalla situazione confusa in cui si trova .

2)-Le forze di P.S. chiedono di costituirsi in sindacato di categoria perché siano riconosciuti loro diritti morali , materiali ed economici .

3)-Promulgare un nuovo regolamento del Corpo aggiornato e veramente democratico che sia mezzo efficace per reprimere ogni malcostume e corruzione . Commissioni democraticamente elette debbono affiancare la azione del Comando tenendo al miglioramento delle condizioni di assistenza , di igiene e della cultura degli agenti .

4)-Gli Agenti di Polizia debbono essere considerati a tutti gli effetti impiegati di concetto ( gruppo C ) categoria Xa , ad essi verrà corrisposta una indennità di servizio adeguata al loro lavoro notturno e diurno al quale sono chiamati a svolgere .

5)-Dare a tutti gli agenti al compimento del 6° anno di servizio la possibilità di accedere ai gradi superiori senza limiti di età e pregiudizi del titolo di studio, tenendo conto che al grado superiore possono aspirare il 50% per anzianità e 50% per titolo acquisito .

6)-L’Agente di Polizia non deve essere mai adibito a mansioni di servilismo non onora ma disonora gli stessi superiori che lo obbligano a tali mansioni screditando tutto il Corpo davanti ai cittadini .

7)-L’Agente di Polizia deve essere arruolato a venti anni di età , e compiuti i 30 anni di servizio e raggiunta l’età di 50 anni , dovrà essere collocato a riposo . Sei mesi prima del collocamento a riposo debbono essere espletate le pratiche per la pensione , al fine di evitare che l’agente si trovi per circa un anno senza alcuna possibilità di vivere come accade nell’attuale ordinamento .

8)-Migliorare il trattamento economico, indennità di presenza , trasferta e di alloggio in modo da adeguarle all’attuale costo della vita . Tenere presente in questi miglioramenti che il servizio è quantomai gravoso , spesso senza limiti d’orario e riposo settimanale .

9)-Adibire al servizio sedentario gli agenti mutilati di guerra , mutilati in servizio e per causa di servizio , semprechè gli agenti mutilati siano collocabili

10)-Abbassare il limite di età dai ventotto ai venticinque per il matrimonio e fornire ad ognuno la possibilità di mantenere dignitosamente la propria famiglia aumentando cioè gli assegni famigliari .

11)-Estendere effettivamente agli agenti il beneficio delle case popolari dell’I.N.C.I.S.

12)-Tener conto per quanto possibile delle richieste di destinazione per stabilire il proprio avvicinamento a casa dopo tre anni di servizio .

13)-Organizzare l’assistenza sanitaria in modo efficiente sia agli agenti che alle loro famiglie , mantenere durante il periodo di degenza e di convalescenza gli assegni tutti e non solo l’indennità di presenza anche quando la malattia non dipenda da cause di servizio.

14)-All’Agente di Polizia civile che durante il servizio commette mancanze disciplinari non si debbono infliggere punizioni umilianti rinchiudendolo in camera di punizione ma va punito con punti di demerito oppure con una percentuale ritenuta sulla paga .

GLI  AGENTI  DEMOCRATICI Roma , lì 27 febbraio 1947

DOCUMENTI ( Storia Italiana )

DA UNA LUNGA MARCIA PER LA RIFORMA DELLA POLIZIA ITALIANA

25 APRILE 1945 – 25 APRILE 1981

 

Primo tentativo di attuazione della riforma della Polizia fatto nell’immediato dopoguerra e fallito a causa dell’isolamento dei poliziotti dal contesto sociale e delle avverse condizioni socio-politiche dell’Italia dal 1947 al 1971. La piattaforma in 14 punti fu elaborata dal 1945 al 1947 ad iniziativa di ITALIANI , ex combattenti del CORPO VOLONTARIO DELLA LIBERTA’ , entrati in servizio di polizia ( per contribuire alla costruzione della REPUBBLICA e della COSTITUZIONE , nonché alla democratizzazione della P.S. ) nel 1945-1946 in circa 9.000 e successivamente in maggioranza dimessisi, licenziati o espulsi ( in numero di circa 8.500 ) , a causa della repressione SCELBA e susseguenti . L’originale documento è conservato presso l’archivio della Camera del Lavoro di Genova . Alfredo RAFFUZZI

 

 

Alfredo Raffuzzi è un personaggio di grande spicco nella storia dei poliziotti democratici. Era un operaio tornitore, a venti anni entrò nelle brigate partigiane che operavano in Emilia, fu citato dalla stampa inglese per i suoi infallibili colpi di mortaio, guadagnò il grado di capitano e, finita la guerra entrò nelle unità di polizia formate dai partigiani. Quando Scelba sciolse queste unità fu arruolato nella ricostituita polizia come semplice agente perché i governi democristiani non riconoscevano i gradi conquistati nella lotta partigiana. Per nove anni, dal 1947 al 1956 fu impiegato nei servizi di ordine pubblico. Era a Modena, il 9 gennaio 1950, quando gli operai che occupavano le officine Orsi per protesta contro i licenziamenti, furono mitragliati dalla forza pubblica. Furono uccisi sei operai. Raffuzzi ricorda che l'eccidio ebbe inizio da un ordine di sparare dato da un carabiniere come se fosse una cosa banale: «Ora vi faccio vedere come se ne vanno». Poi partì la prima raffica della mitragliatrice. Il prefetto di Modena scrisse al ministero dell'Interno che la guardia Raffuzzi non metteva slancio nei servizi di ordine pubblico. «In nove anni di servizio di ordine pubblico- dice Raffuzzi con un candido sorriso da giovane ottantenne- non ho mai dato una manganellata». Dopo il 1956 Raffuzzi mise la sua perizia di tornitore al servizio della polizia scientifica e inventò un apparecchio fotografico che peremetteva di riprendere un viso contemporaneamente di profilo e di fronte. L'invenzione ebbe un successo internazionale. Alla fine degli anni Sessanta Raffuzzi fu l'animatore delle prime assemblee per la sindacalizzazione della polizia e poi fu tra i fondatori del Siulp.

Tratto da nuova polizia e ordinamento dello Stato - Febbraio 1981

E adesso gestire la Riforma

 

di Franco Fedeli

A primavera, salvo imprevisti, vedremo sbocciare il tanto atteso fiore della Riforma della Polizia. Sono occorsi più di dieci anni per giungere a questo difficile traguardo. Diventa perfino difficile ricordare quanti ostacoli sono stati frapposti sul lungo percorso di una legge essenziale per lo Stato. Il testo, cui sono state apportate ulteriori modifiche (rispetto a quello licenziato dalla Camera nel luglio 1980) è stato già discusso dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato e dovrebbe essere approvato in aula; una volta ratificata da Palazzo Madama, la legge di Riforma dovrebbe, rapidamente tornare alla Camera per la convalida delle modifiche apportate. Per questa grande battaglia il Movimento democratico dei poliziotti ha fatto la sua parte pagando un duro prezzo che non può essere ignorato: repressione, umiliazioni, violenze contro centinaia di tutori della legge che chiedevano solo di fare meglio il proprio mestiere ed essere più utili alla collettività. Grazie alla loro perseveranza, al loro spirito democratico, alla fedeltà ai loro ideali, oggi il Paese può sperare in una Polizia più efficiente e capace di produrre sicurezza, un servizio sempre più richiesto nel nostro Paese. L’aver superato l’atavica separatezza fra poliziotti e cittadini, l’aver costretto le forze politiche e sindacali ad affrontare un aspetto così importante per la riforma dello Stato, non è stata una conquista di poco conto. Ai momenti eroici della storia del Movimento (come l’assemblea dell’Hilton del 1974 a Roma, quella di Milano, di Genova, il Palasport, del Supercinema, della Domus Pacis, tanto per ricordarne solo i più significativi), si sono contrapposti periodi difficili durante i quali i poliziotti hanno dovuto resistere, per evitare i colpi di chi tentava, con ogni mezzo, di interrompere il loro cammino. Poche categorie di lavoratori avrebbero avuto la forza di superare i tanti ostacoli frapposti in questo decennio alla rifondazione dell’istituto di Polizia. Né può essere dimenticato l’apporto sostanziale offerto dai molti giuristi costituzionalisti, e magistrati che hanno sostenuto con grande determinazione le lotte dei tutori della legge. Basti cirare, per tutti, l’opera nobile del giudice Mario Barone, morto tre anni addietro, che fu tra i primi animatori del Movimento. La Riforma, finalmente, diventa legge dello Stato. I suoi contenuti non sono certo quelli voluti dai poliziotti che proprio da queste colonne hanno sempre manifestato critiche; i limiti di questa elaborata norma sono, comunque, le conseguenze di taluni compromessi politici che hanno finito per sminuirne l’importanza e la stessa funzione. Quante promesse non sono state mantenute, in questi anni, quanti proclami si sono dissolti nel nulla, quanti capovolgimenti di posizioni si sono registrati. La diminuita compattezza della sinistra italiana e il riflusso moderato nel Paese hanno pesato in maniera determinante sui risultati ottenuti in Parlamento con la riforma della pubblica sicurezza. Ma non serve recriminare, bisogna, invece, trovare nuova lena per continuare la lotta. Proprio nel momento in cui leggeremo il testo sulla Gazzetta Ufficiale, occorrerà avviare una nuova battaglia per una corretta applicazione della legge. "Gestire la riforma", dovrà essere la parola d’ordine di ogni poliziotto che crede fermamente nella sua funzione sociale. Dovremo tenere ben presente che nel Palazzo non sono scomparsi i "falchi neri". Dovremo convincere ogni lavoratore di Polizia che questo non è il momento per incrociare le braccia, per affidare deleghe a pochi. È il momento, invece, della mobilitazione generale. Occorre una forza massiccia della base, il contributo generoso di ognuno per edificare questa nuova Polizia. Non mancheranno lusinghe, offerte sottobanco, auree promesse, tendenti a dividere il personale. Comincerà la "caccia" al poliziotto, spunteranno come funghi i "salvatori della Polizia", "nuovi protettori" sorretti dai soliti "compari". Ci sarà chi cavalcherà tutte le tigri del più bieco corporativismo, per mettere i poliziotti gli uni contro gli altri, per far germinare una pletora di sindacati e sindacatini a capo dei quali si porranno gerarchi e gerarchetti. Saranno in molti a speculare sulle aspirazioni frustrate, sulle attese tradite di chi forse dalla riforma si sente danneggiato. Cadere in questa trappola è pericoloso poiché rischia di vanificare dieci anni di lotte dei poliziotti. La riforma potrà essere gestita solo se si sarà capaci di costituire un organo di rappresentanza efficiente ed unitario: quel sindacato, appunto, in nome del quale si è combattuto, sofferto, pagato. Diffidare quindi degli eroi dell’ultima ora, dei falsi "puri" che si ammantano di una falsa autonomia per nascondere equivoche strumentalizzazioni. C’è una sola collocazione per i poliziotti ed essa è all’interno del grande movimento dei lavoratori, al fianco della stragrande maggioranza dei cittadini democratici. Bisogna costruire perciò un sindacato di poliziotti, dall’interno del quale possano emergere i quadri più qualificati e più capaci eletti e scelti dalla base. Una autentica autonomia del sindacato si realizza solo assicurando ad ogni poliziotto il diritto di partecipare in prima persona alla politica del suo sindacato. Evitiamo di annullare i contenuti ideali del Movimento, di confondere il grande ruolo politico del sindacato con una miriade di piccole, anche se legittime, rivendicazioni. Battiamoci prima per risolvere i problemi di fondo della riforma, per dare più dignità al tutore della legge, per assicurare prestigio al suo ruolo, solo così si conquisterà la fiducia e la collaborazione del cittadino. Non dimentichiamo qual è stata la funzione del Movimento dei poliziotti e quali dovranno essere i compiti del nascente sindacato. Abbandonare ora questa grande battaglia significherebbe disertare, significherebbe tradire proprio quegli ideali che l’hanno ispirata.

 

R E L A Z I O N E

del Segretario Generale SIULP Novara Tommaso Di Gaudio

Per poter comprendere appieno le spinte motivazionali che hanno portato le Guardie di P.S. lungo la dura marcia per il loro affrancamento dalla militarità, quale surrogato della negazione dei diritti dei lavoratori, e dalla bieca gerarchia e dall’essere considerati "cittadini di serie B", bisognerebbe ripercorrere tutte le tappe, dal 1947 al 1981 compiuto dagli Agenti Democratici prima e dal Movimento per la smilitarizzazione e sindacalizzazione della P.S. dopo.

Certamente, nuovo e più vibrato impulso verso la richiesta di istituire una Polizia ad ordinamento civile, sindacalizzata e che permettesse l’ingresso alle donne nei propri ruoli, lo portò il vento di libertà del 1968. Infatti proprio in quel anno cresce anche dentro il Corpo delle Guardie di P.S. la voglia di ribellarsi ai soprusi e all’arroganza della gerarchia, chiedendo maggiori diritti, professionalità e un salario dignitoso, nonché la grande voglia di essere considerati lavoratori fra i lavoratori e sentirsi parte della società anziché corpo separato dello stato. Il megafono di questa protesta diventa un mensile "Ordine Pubblico" che pubblica anche in forma anonima (per tutelare la fonte) le lettere di poliziotti esasperati, che prima dell’arrivo del direttore Franco Fedeli (antifascista arrestato dall’OVRA, ex partigiano, giornalista inviato su diversi fronti di guerra) è un’anonima rivista per le forze di polizia. Il mensile diviene la bandiera e la struttura organizzativa del Movimento. Fino al 1977, quando la testata, con l’attivo consenso dell’editore viene dirottata su posizioni opposte, quindi Franco fedeli crea "Nuova polizia e Riforma dello Stato".

Alla fine del 1969, due appuntati, due brigadieri, due marescialli, un funzionario, insieme a Fedeli, creano un nucleo operativo e definiscono i punti chiave di un programma semplice ma rivoluzionario: smilitarizzazione, rinnovamento, sindacalizzazione, democratizzazione della Polizia. I sette sanno di non essere soli, di avere già nel Corpo centinaia di potenziali alleati, che però non conoscono. Sanno che in base al codice militare rischiano qualche anno di fortezza e l’espulsione. Per le autorità sono dei fuorilegge, dei cospiratori e loro, novelli carbonari, sono costretto a cospirare. Ben presto la rete sotterranea si estende a gran parte del territorio nazionale. Le regole seguite sono le stesse di qualsiasi organizzazione clandestina, solo che i clandestini sono dei poliziotti, tutori della legalità che si propongono di eliminare una legge che essi ritengono ingiusta e dannosa. Il tutto senza poter contare su mezzi e risorse. A fianco del Movimento dei poliziotti democratici nasce, restando sempre presente, quello delle mogli, delle compagne che dividono con i loro uomini pene, angosce e frustrazioni per un comune riscatto. In ogni città i membri dei nuclei cominciano a riunirsi regolarmente, anche se ogni nucleo ignora la composizione e collocazione degli altri, mantenendo compartimento stagni. I contatti con l’intera rete sono tenuti dalla redazione di "Ordine Pubblico", punto di partenza e di arrivo di lettere e messaggi, sia telefonici che a mano. I poliziotti sono stanchi di essere trattati come bestie da una parte e disprezzati, se pur temuti, dall’altra. A ciò non contribuiscono solo il trauma dei continui scontri con la piazza, ma anche l’umiliazione del servizio in qualità di camerieri, giardinieri, accompagnatori di famigliari nelle residenze di prefetti, questori e alti funzionari. L’apparato si dimostra sclerotizzato, violento, autoritario e tranne rare eccezioni inefficiente. Si preferisce che il poliziotto sia ignorante, altrimenti potrebbe porsi delle domande e diventare un interlocutore scomodo; per quanto riguarda l’addestramento non si va oltre qualche colpo di pistola e mitra sparato una volta per tutte al poligono di tiro e ai coreografici passi da parata "del gattino" o " del leopardo".

La situazione è matura e il 21 ottobre 1971 da Torino giunge un segnale importante. Sessanta "celerini" della caserma di via Veglia, in uniforme, sfilano ordinatamente attraversi il centro della città e si fermano davanti alla Prefettura. Una protesta silenziosa, civile che stupisce ed impressiona chi vi assiste e gli alti papaveri. Il tribunale militare condannerà i promotori a cinque mesi e dieci giorni di reclusione senza condizionale per "concorso in sedizione aggravata". Gli altri saranno espulsi dal Corpo, costretti a dimettersi o dispersi in varie parti d’Italia accompagnati dalla direttiva di "rendergli la vita difficile". Il gesto coraggioso dei sessanta di Torino, anche se non facenti parte del Movimento, hanno l’effetto di accendere la scintilla della lotta per la democrazia. Il Movimento aveva l’esigenza di allargare la base dei consensi all’interno e trovare ascolto ed appoggi all’esterno. Cominciano i rapporti informali con le organizzazioni sindacali e con le forze politiche che all’inizio si dimostrarono scettiche che il Movimento avesse un reale seguito nel Corpo. "Ordine Pubblico" e la casa di Franco Fedeli tramite interviste a parlamentari e sindacalisti e riunioni diventato sempre più le basi logistiche per il perseguimento del progetto. Proprio in casa di Fedeli avviene il primo scambio di opinioni fra una delegazione del Movimento e il leader della CGIL Luciano Lama. Quest’ultimo si sente rimproverare di aver dimenticato il giudizio di Giuseppe Di Vittorio "I poliziotti sono figli di poveri contadini" . Lama assicura che da quel momento inizia un periodo nuovo, per passare dal dialogo alla solidarietà, ma invita anche a non dimenticare che per le masse lavoratrici la Polizia è il braccio armato del nemico di classe. I movimentasti questo lo sanno ed è uno dei motivi che li spinge ad unirsi ed agire e garantiscono che il loro programma riflette le esigenze della maggioranza dei lavoratori di P.S.. Proprio in qualità di lavoratori, chiedono a Lama di organizzare un sindacato di Polizia. Questi si concede una piccola, ma essenziale, lezione: un sindacato non si cala dall’alto perché altrimenti è un’altra cosa; un sindacato sono i lavoratori interessati a crearlo "Andate avanti, noi saremo al vostro fianco". La parola d’ordine diventa "premere sull’acceleratore". La rete si allarga, i movimentasti hanno imparato (non erano poi così incolti come volevo credere e far credere le alte dirigenze) il duro compito del rivoluzionario-riformatore che con tenacia e umiltà esegue un compito e non lo abbandona. Pagando di persona, se necessario.

Nell’ottobre del 1973 sulle bande-radio delle auto-pattuglie delle grandi città italiane si ode la frase " meno soldi agli alti gradi e per noi i sindacati" , questa ed altre frasi simili fanno parte di un’iniziativa intenzionata a tastare le reazioni all’interno e all’esterno del Corpo.

CGIL-CISL-UIL e i partiti più democratici cominciano a guardare con più vivo interesse alla riforma dell’apparato di P.S.. Si susseguono convegni e dibattiti, nascono comitati, si discutono e approvano bozze programmatiche e ordini del giorno, la democratizzazione della P.S. si è messa in moto.

A Roma, il 2 luglio 1974, presso il Pantheon si tiene una riunione semipubblica, alla presenza di giornalisti (che su richiesta degli organizzatori ne danno notizia solo dopo tre giorni) e di alcuni politici e sindacalisti. In ottobre la FLM, il sindacato degli metalmeccanici, in un’assemblea comune fa incontrare poliziotti e operai: un momento privo di retorica e di commossa tensione. All’uscita vi erano segugi dell’ufficio politico della questura romana per identificare i "carbonari", ma gli operai uscendo per primi formano un cordone di sbarramento, a faccia dura, permettendo così ai poliziotti di allontanarsi indisturbati. Poi si susseguono le assemblee alla scuola CGIL di Ariccia, all’Hotel Terminus di Napoli, a Falconara (dove interviene quasi al completo il VII° Reparto Mobile), al Circolo De Amicis di Milano, a Bologna, a Genova, a Torino, a Roma dove poliziotti, studenti e lavoratori si incontrano per discutere.

Il 21 dicembre 1974, nel salone dell’Hotel Hilton di Roma, preso in affitto dalla federazione CGIL-CISL-UIL, si apre la storica Assemblea Nazionale, con la partecipazione di oltre duemila quadri del Movimento giunti da tutta l’Italia, sono presenti i massimi vertici sindacali e i politici dei maggiori partiti. Questo avveniva nonostante il 3 novembre 1974 l’allora Ministro dell’Interno con una propria circolare, esortasse Capo della Polizia, Prefetti e Questori ad informare e dissuadere le Guardie di P.S. ad una partecipazione attiva al Movimento, cercando in extremis di far rientrare il processo di rinnovamento utilizzando una dose mista di intimidazione e repressione. Evidentemente i movimentasti non ottemperarono.

Da questo momento in poi iniziò una vera e propria repressione nei confronti dei "carbonari" che fece molte vittime in modo trasversale sia tra le Guardie che tra gli Ufficiali aderenti al Movimento. Molti subirono trasferimenti, pesanti ripercussioni nella progressione di carriera, espulsioni dal Corpo e persino la reclusione nelle carceri militari.

L’8 Febbraio 1975 si riuniscono a Empoli, nella grande sala del palazzo delle Esposizioni, più di mille lavoratori di polizia, giunti da varie parti d’Italia: all’assemblea partecipano rappresentanti dei consigli di fabbrica e sindacalisti, nascono i "punti di Empoli". Un documento programmatico in otto punti (che in qualche modo ricorda quella del 1947) che il Comitato studi per il riordinamento della pubblica sicurezza presenta il 6 marzo successivo alla Camera:-

I PUNTI DI EMPOLI

abrogazione dei decreti 31 luglio 1943, nr. 687 e 24 aprile 1945 sulla militarizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica sicurezza;

istituzione del servizio civile di Polizia con l’unificazione dei ruoli degli ufficiali e funzionari di P.S.;

riconoscimento della libertà sindacale con quelle modalità dettate dalla peculiarità delle funzioni esercitate, tra cui il non ricorso al diritto di sciopero;

radicale riorganizzazione dell’Istituto che si basi su un ampio decentramento, l’istituzione o il potenziamento del commissariato urbano dei quartieri o dei posti di polizia, la presenza capillare del tutore della legge, in modo da stabilire un rapporto nuovo di collaborazione tra cittadino e poliziotto, così da esaltare non soltanto il compito di repressione e di controllo, ma soprattutto di prevenzione;

trasferimento dei compiti burocratici amministrativi non di pertinenza della P.S. agli enti locali e alle amministrazioni periferiche dello Stato;

divieto d’impiego di personale in compiti estranei alle funzioni di polizia;

riforma del reclutamento e delle scuole di P.S.; promozione di tutte quelle iniziative che garantiscono un alto livello di qualificazione e specializzazione professionali;

8adeguamento del trattamento economico e normativo a quello di altri dipendenti dello stato che hanno compiti meno rischiosi.

Nel gennaio 1977, sono distribuite ai poliziotti di tutta Italia le schede di adesione al sindacato (da costituire) affiliato alla Federazione Unitaria. La consultazione dà percentuali di adesioni straordinarie: dall’80 al 100%.

L’11 febbraio 1977, all’hotel Parco dei Principi di Roma, il Convegno Nazionale dei quadri si apre in un’atmosfera di ottimismo. Il ministro Cossiga ha promesso l’avvio del processo di riforma, quindi di concedere ai poliziotti il diritto di discuterne, di potersi riunire in comitati per la costituzione di sindacati ed in un’intervista a Franco Fedeli pochi mesi prima aveva confessato di vedere con favore che i poliziotti costituissero un sindacato unitario.

Per più di un anno non ci sono grandi cambiamenti e tra i partiti e sindacati che appoggiano la smilitarizzazione e la sindacalizzazione vi è un atteggiamento attendista, anche perché in odore di compromesso storico viene chiesto al maggiore partito della sinistra italiana, a fronte di un imminente ingresso nella maggioranza, di edulcorare la spinta riformatrice nella P.S.

Nel 1978, nonostante l’uccisione dell’On. Aldo Moro, si assiste a nuovi impulsi riformatori. Il 27 e 28 maggio di quel anno si riunisce a Roma presso la "Domus Pacis" il Consiglio Nazionale del sindacato di polizia aderente alla federazione unitaria CGIL-CISL-UIL, anche se presso le commissioni parlamentari si pongono dubbi sul riconoscimento dei diritti politici ai poliziotti, al coordinamento tra le centrali di polizia, a un rapporto(sia pure non organizzativo) tra il sindacato di P.S. e la federazione unitaria CGIL-CISL-UIL, l’unico punto base che viene approvato è la smilitarizzazione.

Il 1° luglio 1979, oltre 1500 delegati riuniti a Roma in presenza dei dirigenti CGIL-CISL-UIL, decidono che dal gennaio dell’anno seguente, nonostante tutto, si darà inizio al tesseramento al sindacato unitario: non è una sfida, ma un segnale preciso per indicare che i poliziotti hanno atteso abbastanza. Giorgio Benvenuto a nome delle tre confederazioni dichiara "Non si può tenere sulla corda i poliziotti con una politica logorante di rinvii. E’ una pratica da battere quella di chi afferma: aspettiamo che i tempi maturino. E a chi criticano i poliziotti che si battono per il sindacato e la riforma noi rispondiamo: non possono essere considerati fedeli servitori dello stato quando vengono assassinati, ed essere chiamati sovversivi quando vogliono essere vicini alla federazione unitaria" .

Mentre alla Camera ha inizio l’esame del disegno di legge, viene riaffermata la decisione di dare il via, comunque, al tesseramento al sindacato unitario nel febbraio 1980: Lama, Carniti e Benvenuto ne firmeranno lo statuto, cosicché un’eventuale incriminazione degli agenti di P.S. avrebbe dovuto necessariamente coinvolgere anche i Segretari Generali di CGIL-CISL-UIL.

Il 20 gennaio 1980, nonostante le intimidazioni e minacce provenienti dal Ministro dell’Interno, a Vico Equense, dopo due giorni di dibattito, il Consiglio Generale del Sindacato Unitario di Polizia approva un "progetto di statuto" da sottoporre attraverso assemblee locali a una capillare consultazione. Il primo sindacato dei poliziotti prende il nome di S.I.U.L.P. Sindacato Italiano Unitario Lavoratori della Polizia, "costituito tra gli appartenenti alla Pubblica Sicurezza senza distinzione di grado, di qualifica e di funzione". Il S.I.U.L.P. aderisce alla federazione unitaria Cgil-Cisl-Uil con sede in Roma e rinuncerà volontariamente al diritto di sciopero "nel superiore e generale interesse della collettività nazionale". Comunque, in seguito alle reazioni avverse da parte degli ambienti conservatori il SIULP e la federazione unitaria decidono, per non turbare i lavori parlamentari, di far slittare l’Assemblea Costituente prevista per il 20 aprile 1980. Le resistenze maggiori sono verso l’estensione del diritto all’iscrizione dei partiti politici e dell’adesione o affiliazione ai sindacati storici.

Il 19 luglio 1980, la Camera approva la legge di riforma della polizia con 396 voti favorevoli, un astenuto e 49 contrari, i "no" sono dei radicali, del Pdup e dei missini.

Il progetto di riforma, da Palazzo Madama, dove i senatori hanno apportato alcune modifiche non sostanziali, torna alla Camera e viene varato definitivamente.

La legge 01.04.1981,nr.121 (Nuovo ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza) viene approvata al Parlamento ed il giorno dopo aderiscono al SIULP 3.500 poliziotti.

Il 25 aprile 1981 "la liberazione dei poliziotti", scompare la vecchia Pubblica Sicurezza e nasce la Polizia di Stato, il lungo e utopico percorso iniziato nel 1947 a Genova da 9.000 agenti democratici è diventato realtà, la stragrande maggioranza dei lavoratori della P.S. era in estasi, alcuni che si rendevano conto di non poter più contare su un proprio "esercito privato", meno.

Il 4 e 5 luglio 1981 si vota per eleggere i membri che dovranno rappresentare i lavoratori della Polizia nel Consiglio Nazionale di Polizia: il SIULP ottiene il 75% dei suffragi e 23 seggi, i restanti 7 vanno al sindacato autonomo SAP sostenuto prevalentemente dai funzionari.

Dal 24 al 27 aprile 1982 si svolge all’Hotel Ergife di Roma il 1° Congresso Nazionale del SIULP, con 400 delegati in rappresentanza di quasi 40.000 iscritti. L’atmosfera è comprensibilmente entusiasta e commossa. Intervengono fra gli altri il Presidente del consiglio Sandolini, Il ministro dell’Interno Rognoni, il Capo della Polizia Coronas, il Segretario DC Piccoli e PCI Berlinguer, i Segretari CGIL-CISL-UIL Luciano Lama, Pier Carniti e Giorgio Benvenuto. Viene eletto e convocato il primo consiglio Generale che elegge alla carica di Segretario Generale del SIULP il generale Enzo Felsani che per la sua adesione al Movimento subisce trasferimenti e ritardi nella carriera.

Qui finisce la storia del Movimento per la riforma, la smilitarizzazione e sindacalizzazione della P.S., la Polizia di Stato è una realtà quotidiana che guarda al futuro. E’ la Polizia ad ordinamento civile, con propri sindacati che seppur mantenendo la propria autonomia hanno stretti rapporti con CGIL-CISL-UIL, con le donne che con il concorso del 1986 entrano a pieno titolo in un ambiente che era stato ritenuto prettamente maschile e con la nuova figura professionale degli Ispettori. Quest’ultima figura professionale e d’elite, fortemente richiesta dal movimento, è una figura intermedia con compiti specifici che si colloca fra i vecchi marescialli-sovrintendenti e ufficiali-funzionari, con prerogative esclusive di P.G. avvalendosi della collaborazione delle territoriali e un rapporto diretto e quasi privilegiato con la Magistratura.

Una Polizia innovativa e proiettata nel futuro.

Invece, "l’apparato" che la riforma 121/81 l’ha subita, nei suoi massimi vertici attua all’indomani della sua approvazione una vera e propria strategia di "controriforma" con l’obiettivo strategico di distruggere o comunque ridimensionare fortemente i 4 punti caratterizzanti della riforma (smilitarizzazione, sindacalizzazione, ispettori e donna).

Infatti grazie all’atto Senato 56 del 1984, giustificandolo con l’esigenza di riempire il ruolo degli Ispettori, si da l’opportunità a tutti i marescialli di transitare nella nuova qualifica a colloquio, senza che a nuova qualifica corrispondesse nuova funzione. Questo a dato la possibilità alle altre forze di polizia, con ricorsi amministrativi, di vedersi riconoscere lo stesso diritto, anziché creare una figura professionale analoga all’Ispettore di Polizia. Quest’iniziativa ha di fatto nel tempo snaturato i compiti di quella figura professionale innovativa voluta dal Movimento con l’equazione forse semplicistica "tutti ispettori, nessuno ispettore".

Nei confronti della sindacalizzazione in particolare e della rappresentanza dei lavoratori in generale è stato applicato il sistema del "diviti et impera", passando in questi 25 anni dai due sindacati storici SIULP (d’ispirazione confederale) e SAP (autonomo) ai 26 attuali di cui non potrei assolutamente ricordare tutte le sigle anche perché molti di questi si caratterizzano esclusivamente in aree ristrette del nostro paese.

Per quanto riguarda la donna in Polizia, in questi anni è stato fatto di tutto per limitarne l’ingresso tanto da arrivare a non promuovere concorsi pubblici, l’ultimo risale a 7-8 anni or sono. Infatti le assunzioni venivano fatte quasi esclusivamente trasformato gli agenti ausiliari di leva in agenti effettivi alla fine dei due anni.

Invece per quanto riguarda la smilitarizzazione è giunta nel 2004 la fatidica "ciliegina sulla torta". Con l’abolizione della leva obbligatoria il nostro beneamato parlamento ha ben pensato di colmare questo vuoto con la Legge 23 agosto 2004, n. 226 "Sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva e disciplina dei volontari di truppa in ferma prefissata, nonche' delega al Governo per il conseguente coordinamento con la normativa di settore" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 204 del 31 agosto 2004, ove agli art. 16 e 25 viene stabilito che il reclutamento nelle carriere iniziali delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare, del corpo nazionale dei vigili del fuoco e del corpo militare della croce rossa dovrà avvenire esclusivamente tra i Volontari di Ferma Breve (V.F.B.) che avranno prestato servizio nelle Forze Armate per almeno un quadriennio e aver compiuto almeno due missioni all’estero. Quindi qualsiasi ragazzo o ragazza di questo paese che volesse entrare a far parte della Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato, Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e Corpo Militare della Croce Rossa non può sperare in un concorso pubblico ma, obbligatoriamente deve prestare servizio per un quadriennio nei V.F.B. e affrontare ben due missioni all’estero. .

Questa legge, che prevede questi automatismi fino al 2020, è stata votata trasversalmente da tutto l’arco costituzionale con l’astensione del Partito della Rifondazione Comunista e dei Verdi (astensione non esprime un parere favorevole, ma nemmeno contrario)

A questo punto, con tutto il rispetto che da cittadino italiano posso nutrire nei confronti delle nostre forze armate, ritengo che una legge simile, che fino al 2020 immetterà negli organismi di sicurezza sopraccitati elementi formati militarmente nella concezione del nemico e nella mitizzazione della gerarchia, potrà creare nella Polizia di Stato in particolare processi involutivi rispetto gli aspetti caratterizzanti della riforma 121/81 (smilitarizzazione, sindacalizzazione e donna) per ovvi motivi, tramite una rimilitarizzazione strisciante che non avviene nei simboli ma nelle menti. Inoltre, a causa di della primaria formazione professionale nei V.F.B. che anziché essere improntata nel rapporto con il cittadino-utente in qualità di operatori sociali, per ovvi motivi professionali-organizzativi sono improntati nell’attenzionarsi nei confronti del nemico e nella separatezza, con seri rischi, da non sottovalutare, di peggioramento del rapporto fra poliziotto e cittadino. Infatti, se questa legge non dovesse essere modificata, almeno ritornando nella situazione precedente ove vi era un’aliquota di posti riservati ai vincitori di concorso e il restante ai V.F.B., nei prossimi anni e fino al 2020 i lavoratori della pubblica sicurezza saranno tutti caratterizzati da una formazione culturale primaria di tipo militare, in quanto difficilmente gli organismi che ricevono questo materiale semilavorato potranno resettarlo e plasmarlo alle nuove esigenze senza difficoltà.

Quindi, questa O.S., chiederà in tutte le sedi ritenute opportune la modifica della legge 23 agosto 2004 nr.226, affinchè i lavoratori che hanno sofferto e pagato pesantemente affinché venisse smilitarizzata, sindacalizzata e democratizzata la Pubblica Sicurezza in questo paese, non lo abbiano fatto inutilmente.

Grazie.

Il Segretario Generale SIULP Novara

Tommaso Di Gaudio

Bibliografia: "Eroi senza medaglia" uomini, idee, lotte, speranze, delusioni e vittorie della grande battaglia per la riforma della Polizia di Franco Fedeli (dicembre 1984)