La razionalizzazione
delle risorse e la dislocazione territoriale delle Forze di Polizia,
nonché la distribuzione numerica dei relativi contingenti,
costituiscono un aspetto essenziale della complessiva politica del
Governo in materia di ordine e sicurezza pubblica. Ciò, soprattutto,
alla luce della nuova prospettiva della polizia di prossimità e di
comunità, che vede impegnati, nel comune fine del miglioramento
dell'efficienza operativa dell'intero assetto organizzativo, tutti i
soggetti direttamente interessati alla sicurezza integrata, ossia
gli organi centrali e periferici dello Stato innanzitutto, ma anche
gli organismi locali deputati a garantire il benessere e la
tranquillità dei cittadini. Le Forze di polizia, in virtù del loro
ruolo, debbono espletare la loro attività evitando due eccessi: da
una parte la presenza invadente, che potrebbe apparire come
interferenza o condizionamento della vita quotidiana; dall'altra una
presenza timida e inefficiente che, oltre a non garantire le
aspettative di sicurezza e tutela, può incoraggiare l'insorgere di
situazioni di violenza e prevaricazione. E' proprio l'equilibrio fra
queste due posizioni estreme che deve guidare una razionale
distribuzione delle risorse umane, valutando con ponderata
obiettività e equilibrata equidistanza tali opposte, ancorché
entrambe legittime, esigenze provenienti dalla società civile. In
Italia si è sempre avvertita maggiormente la seconda esigenza, ossia
quella di potenziare l'organico esistente, anche se, rispetto ad
altri Paesi europei, il rapporto fra cittadini e forze dell'ordine è
fra i più alti. Forse è un problema non di consistenza numerica, ma
di razionale distribuzione. Ciò che sicuramente deve in ogni caso
essere tenuto presente è che il problema della presenza delle forze
di polizia sul territorio non può essere ricondotto ad un mero gioco
matematico statistico o, peggio, a una valutazione meramente
statistico-numerica di situazioni che, per la loro peculiarità,
delicatezza e complessità, richiedono un'attenzione ben più profonda
e meditata. L'attuale Governo ha utilizzato tutti i mezzi
disponibili per cercare di utilizzare al meglio le Forze di Polizia
esistenti, allontanandoli da compiti "amministrativi" poco consoni
alla loro missione istituzionale, e recuperandoli al pattugliamento
e al controllo e alla repressione della criminalità. Con il
decreto-legge n. 83 del 2002, ad esempio, si è istituito l'UCIS,
l'Ufficio centrale interforze che provvede alla regolamentazione dei
servizi di scorta alle personalità a rischio: in tal modo si è
voluto razionalizzare una precedente gestione improvvisata, poco
sicura e antieconomica degli elementi a disposizione. Con il
recentissimo decreto-legge 151 del 2003, di modifica del codice
della strada, si è previsto che i servizi di scorta ai trasporti
eccezionali possano essere svolti da società all'uopo create,
evitando l'utilizzo, quindi, di personale delle forze di polizia.
Costantemente, poi, vengono monitorate le attività "amministrative"
in cui vengono impiegati appartenenti alle forze dell'ordine,
affinché o vengano utilizzati elementi che, per incidenti occorsi o,
comunque, limitazioni gravi all'integrità fisiche non possano più
svolgere servizi "attivi" o, in aggiunta, possano essere impiegati
elementi puramente amministrativi, presenti nelle Amministrazioni
d'ordine. Anche i servizi "ausiliari" di notificazioni di atti
giudiziari sono sempre meno assegnati a personale delle forze
dell'ordine. Quando, però, tutte queste misure risultano
insufficienti, si deve provvedere drasticamente, non compiendo
"partite di giro" con le risorse già esistenti, ma aumentando
effettivamente gli elementi a diposizione. E' quanto avvenuto con il
decreto-legge 10 settembre 2003, n. 253, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 211 dell'11 settembre 2003, e recante "Disposizioni
urgenti per incrementare la funzionalità dell'Amministrazione della
pubblica sicurezza e della protezione civile", presentato per la
conversione in legge alla Camera dei Deputati con il disegno di
legge n. 4277. Con tale provvedimento d'urgenza, in attuazione
dell'articolo 80, comma 8, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, si
provvede all'assunzione di 1000 agenti della polizia di stato, così
suddivisi: 550 utilizzando la graduatoria degli idonei del concorso
per allievo agente, indettocon bando in data 8 novembre 1996,
pubblicato sulla GazzettaUfficiale n. 298 del 20 dicembre 1996; per
le rimanenti 450 unità, facendo riferimento ai primi 450 del
concorso indetto in data 26 maggio 1999, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 126 del 1° giugno 1999, aumentando i posti del predetto
concorso da 280 a 730. Per i posti non coperti si provvederà con
appositi concorsi. A tale specifica ipotesi se ne aggiunge un'altra,
consistente nella possibilità di riammettere in servizio il
personale trasferito ad altre Amministrazioni pubbliche. Nelle
premesse del decreto-legge viene esplicitato che l'impiego di questo
contingente supplementare dovrà soddisfare, prioritariamente, gli
interventi in materia di immigrazione e asilo, ai fini di un più
capillare controllo dell'attuazione della recente legge n. 189 del
30 luglio 2002, la cosiddetta Fini-Bossi. L'articolo 2 del
decreto-legge, al fine di fronteggiare le molteplici situazioni
emergenziali inatto, consente al Dipartimento per la Protezione
civile di assumere 180 nuove unità, con appositi concorsi, o con "cooptazione"
del personale già utilizzato a tempo determinato o in posizione di
comando o fuori ruolo.
( D.L. 10/09/2003 , n. 253 , G.U. , 11/09/2003 , n. 211 )
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